
L’inventore del test PCR non ha detto che è inutile «per diagnosticare malattie infettive»
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Il 19 agosto su Facebook è stata condivisa un’immagine composta dalla foto del biochimico statunitense, Kary Mullis, (morto nel 2019) e da una parte di testo. Si legge: «Kary Mullis, Premio Nobel per la chimica nel 1993 inventore del Test PCR: “Questo test non dovrebbe essere usato per diagnosticare malattie infettive».
Questa dichiarazione non trova riscontro in nessuna testata nazionale e internazionale. Si tratta quindi una notizia frutto di fantasia.
Andiamo con ordine.

Nel 1993 il biochimico statunitense Kary Mullis ha vinto il premio Nobel per la chimica «per l’invenzione del metodo della reazione a catena della polimerasi (PCR)». Si tratta di un tecnica in grado di copiare e produrre illimitate sequenze di dna presenti in quantità basse. Durante la pandemia di Covid-19, questa tecnica è stata utilizzata nel procedimento per individuare le persone positive al nuovo coronavirus. Come spiega il virologo Stefano Vella, tramite un tampone «si prende un po’ di muco, dal naso e dalla faringe e si esegue la PCR per identificare la presenza del virus nell’orofaringe».
Mullis non ha però mai pronunciato una simile frase. Il virgolettato attribuito erroneamente al biochimico statunitense morto lo scorso anno, è in realtà una citazione decontestualizzata di un articolo scritto da John Lauritsen nel 1996 su Hiv e Aids. Quindi la Covid-19 non c’entra nulla. Come spiegato dai colleghi di Reuters, quella frase inserita nel suo contesto originale non indica che i test PCR non funzionano. Il reale significato di quella citazione infatti è che la PCR identifica le sostanze a livello qualitativo e non quantitativo, rilevando in questo modo le sequenze genetiche dei virus, ma non i virus stessi.


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