
Alla fine Musk e Trump se le sono date di santa ragione
Nello scontro frontale tra il presidente USA e il suo ex braccio destro non è mancato il richiamo a teorie cospirative per screditare l’avversario
Passati 6 mesi dall’inizio dell’amministrazione Trump, il rapporto personale e politico tra il presidente degli Stati Uniti e il suo (ex) braccio destro, Elon Musk, sembra ormai essersi del tutto compromesso.
Giovedì 5 giugno hanno iniziato ad accusarsi pesantemente davanti all’opinione pubblica mondiale a colpi di post pubblicati in sequenza sui rispettivi social media di proprietà. Trump su Truth Social e Musk su X. E in questi scambi non è mancato il richiamo a teorie del complotto per screditare l’avversario.
Da tempo si parlava di tensioni interne all’amministrazione Trump per il modo con cui l’uomo più ricco del mondo ha portato avanti il suo ruolo da capo del “dipartimento per l’efficienza governativa” (DOGE) con il compito di tagliare burocrazia e spese inutili, ritenuto da diversi alleati del presidente imprevedibile e ingestibile che ha creato diversi problemi all’azione governativa. Ruolo che poi, a fine maggio, lo stesso Musk ha annunciato di lasciare, non prima di aver dichiarato in un’intervista alla CBS di essere «deluso» dal costo dalla legge di bilancio votata pochi giorni prima in prima lettura alla Camera dai Repubblicani perché aumenterebbe il debito nazionale degli Stati Uniti.
Proprio questo disegno di legge è stata la scintilla che ha scatenato l’incendio. Su X il 3 giugno l’uomo più ricco del mondo ha dichiarato: «Questo enorme, scandaloso e clientelare disegno di legge di bilancio è un ripugnante abominio. Vergogna a chi l’ha votato».
I’m sorry, but I just can’t stand it anymore.
This massive, outrageous, pork-filled Congressional spending bill is a disgusting abomination.
Shame on those who voted for it: you know you did wrong. You know it.
— Elon Musk (@elonmusk) June 3, 2025
La reazione pubblica di Trump è arrivata due giorni dopo, durante l’incontro allo studio ovale con il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Il presidente statunitense ha detto alla stampa, parlando al passato, che aveva un ottimo rapporto con il CEO di Tesla, aggiungendo poi che Musk è «turbato» dal fatto che il disegno di legge di bilancio punta a ridurre i sussidi pubblici per i veicoli elettrici. Trump ha poi aggiunto che avrebbe vinto le elezioni del 2024 anche senza i milioni di dollari spesi da Musk per sostenerlo.
Il presidente statunitense inoltre ha sostenuto che Musk conosceva «ogni aspetto del disegno di legge», aggiungendo che il miliardario non aveva avuto problemi con la misura fino a quando non ha lasciato il suo incarico governativo come capo del Doge a fine maggio.
La replica di Musk è arrivata su X. Il proprietario della piattaforma social ha ribattuto che Trump stava mentendo: «Questa proposta di legge non mi è mai stata mostrata nemmeno una volta». Musk ha poi detto che il presidente era un ingrato perché «senza di me, Trump avrebbe perso le elezioni» e ha lanciato dal suo profilo seguito da oltre 220 milioni di follower un sondaggio per chiedere se fosse l’ora di lanciare un nuovo partito politico.
False, this bill was never shown to me even once and was passed in the dead of night so fast that almost no one in Congress could even read it! https://t.co/V4ztekqd4g
— Elon Musk (@elonmusk) June 5, 2025
Trump a sua volta ha ribattuto su Truth Social affermando che Musk era «semplicemente impazzito» e che in realtà era stato lui a cacciarlo dalla sua amministrazione: «Gli ho chiesto di andarsene, gli ho tolto il mandato EV che obbligava tutti ad acquistare auto elettriche che nessun altro voleva (e che sapeva da mesi che avrei fatto!)».
Il presidente ha poi aggiunto che «il modo più semplice per risparmiare sul nostro bilancio, miliardi e miliardi di dollari, è porre fine ai sussidi e ai contratti governativi» con le aziende di Musk.
Su X, Musk ha prima definito nuovamente Trump un bugiardo e poi ha pubblicato un post in cui ha dichiarato che era arrivata l’ora di sganciare «la bomba più grande» affermando, senza fornire prove, che «Donald Trump è nei file di Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici. Buona giornata, DJT!».
Time to drop the really big bomb:@realDonaldTrump is in the Epstein files. That is the real reason they have not been made public.
Have a nice day, DJT!
— Elon Musk (@elonmusk) June 5, 2025
Musk si riferisce ai documenti investigativi ancora riservati sul caso di Jeffrey Epstein, il ricco finanziere suicidatosi in carcere nel 2019 mentre era accusato di numerosi abusi sessuali, sfruttamento della prostituzione e tratta di esseri umani. Secondo quanto appreso da Axios, i democratici della Camera stanno chiedendo al dipartimento di Giustizia e all’FBI se quanto detto da Musk è vero.
Da tempo questo caso è al centro di svariate teorie del complotto, sostenute in particolar modo dall’estrema destra statunitense, su presunte coperture politiche che Epstein avrebbe avuto in vita. Come spiega tuttavia il New York Times, «essere menzionati in questi file tuttavia non significa necessariamente qualcosa di losco, perché i fascicoli dei casi penali sono spesso pieni di identità delle vittime, nomi di testimoni e altre persone innocenti entrate in contatto con i sospettati». Il quotidiano statunitense racconta che Trump ed Epstein si erano incrociati nel corso degli anni: «Nel 2002 in un’intervista Trump affermò di conoscere Epstein da 15 anni, definendolo un “ragazzo fantastico” con cui era “molto divertente stare”. Nel 2019, dopo l’arresto di Epstein, il presidente prese le distanze. “Lo conoscevo come lo conoscevano tutti a Palm Beach”, disse. “Non credo di aver parlato con lui per 15 anni. Non ero un suo fan”». Non ci sono ad oggi comunque prove o documenti pubblici di un coinvolgimento di Trump nei reati di cui era accusato il finanziere morto in carcere.
Musk ha poi continuato a lanciare attacchi a Trump su X, affermando che la sua azienda aerospaziale, SpaceX, avrebbe iniziato a dismettere la sua navicella spaziale “Dragon” con cui la NASA punta a trasportare astronauti, cibo e altri rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale. Musk ha poi fatto marcia indietro sulla questione. Il miliardario ha poi appoggiato il post di un altro utente su X che suggeriva di mettere in stato d’accusa Trump e affermato che la politica tariffaria del presidente avrebbe fatto sprofondare il Paese in recessione.
Dopo ore di accuse reciproche, i toni tuttavia si sono abbassati. A Politico Trump è sembrato voler minimizzare quanto successo: «Oh, va tutto bene. Sta andando molto bene, non ho mai fatto meglio». Secondo quanto riportato dai suoi collaboratori sempre a Politico, per oggi sarebbe stata in programma una telefonata con Musk. A sua volta Musk, rispondendo su X a Bill Ackman, un importante sostenitore di Trump, che ha suggerito ai due di fare pace, ha scritto: «Non hai torto».
Successivamente tuttavia la Casa Bianca ha dichiarato alla BBC che il presidente non ha intenzione di parlare con Musk nella giornata di venerdì 6 giugno. Lo scontro non sembra dunque chiudersi al momento. Come ha scritto l’Associated Press, la domanda da porsi ora «è se Trump e Musk troveranno un modo per prendere le distanze da una battaglia che sta lacerando uno dei rapporti più importanti della politica americana moderna. In caso contrario, è difficile prevedere quanto lontano potrebbero estendersi le conseguenze di uno scontro tra l’uomo più potente del mondo e il più ricco».
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