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Non è vero che il nuovo sindaco di New York vuole «globalizzare l’intifada»

Non è vero che il nuovo sindaco di New York vuole «globalizzare l’intifada»

6 novembre 2025
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  • Il nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani, è accusato di voler globalizzare l’intifada, le proteste palestinesi contro l’occupazione di Israele.
  • Le accuse sono nate a seguito di una sua intervista di giugno 2025 che era stata poi ripresa mediaticamente e commentata in maniera fuorviante per accusarlo di antisemitismo.
  • Mamdani ha più volte spiegato che quello non è un termine che fa parte del suo linguaggio.

Il 5 novembre 2025 su X è stato condiviso un post secondo cui il neo eletto sindaco di New York Zohran Mamdani sarebbe un «musulmano radicale» che «parla di “globalizzare l’intifada”». 

Il termine “intifada” indica le rivolte popolari palestinesi, a partire del 1987 in poi, contro l’occupazione di Israele dei territori palestinesi, caratterizzate da boicottaggi dei prodotti israeliani e violenze armate. 

Il contenuto diffuso su X diffonde una notizia falsa.

Le accuse di voler “globalizzare l’intifada” rivolte a Zohran Mamdani, eletto sindaco di New York il 4 novembre 2025, si sono diffuse lo scorso giugno a seguito di un intervento dell’allora candidato alle primarie democratiche di New York al podcast di politica “FYPod”. Verso la fine dell’intervista audiovisiva, il conduttore Tim Miller aveva chiesto a Mamdani (dal minuto 40:26 di questo video) cosa pensasse dell’espressione “globalizzare l’intifada”, usato in alcune manifestazioni filo palestinesi, e degli atti antisemiti commessi da alcuni manifestanti di estrema sinistra.

Zohran Mamdani aveva risposto che l’antisemitismo è un problema reale a New York, presente nelle conversazioni quotidiane con gli ebrei della città ma anche quantificabile numericamente. Dopo aver citato un paio di casi di antisemitismo, il neo sindaco aveva affermato che la prossima amministrazione di New York avrebbe dovuto contrastarlo concretamente, e non parlarne soltanto. Mamdani aveva proseguito specificando (minuto 42:32 dell’intervista video) che, riguardo al linguaggio che le persone usano (come la parola “intifada”, ndr) «non mi sento a mio agio nel vietare certe parole, penso che questo sia più un approccio tipico dell’amministrazione Trump».

A questo punto, il podcaster Miller era intervenuto per chiedere se quella frase, ovvero “globalizzare l’intifada”, lo facesse sentire a disagio, così come la frase “from the river to the sea” (“dal fiume al mare”, slogan filo palestinese cantante nelle manifestazioni ma che alcune persone interpretano in chiave antisemita, ndr). Mamdani aveva risposto che per alcune persone quelle due frasi hanno significati molto diversi, ma «quello che percepisco in tanti è un desiderio disperato di equità e pari diritti nella difesa dei diritti umani dei palestinesi». Il sindaco di New York ha aggiunto, nella sua risposta a Miller, che il museo dell’Olocausto negli Stati Uniti ha utilizzato quella parola (“intifada”, ndr) per tradurre in arabo la rivolta del ghetto di Varsavia, dal momento che il termine, in arabo,  significa “lotta”. «Essendo un credente. musulmano cresciuto dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre», commenta Mamdani, «sono consapevole di come le parole possano essere distorte per giustificare qualsiasi cosa».

In nessun momento dell’intervista Zohran Mamdani aveva dichiarato di voler «globalizzare l’intifada», o di esserne favorevole. Era stato Tim Miller a domandare quale fosse la sua posizione riguardo a quell’espressione che viene usata in alcune manifestazioni filo palestinesi. L’intervista al FYPOD era poi stata ripresa mediaticamente e commentata in maniera fuorviante per accusare Mamdani di antisemitismo.

Qualche giorno più tardi, durante il programma Meet the Press in onda su NBC NEWS, la giornalista Kristen Welker aveva sollevato nuovamente la questione dell’espressione “globalizzare l’intifada”, chiedendo esplicitamente (dal minuto 14:00 di questo video) a Mamdani se condannava quella frase. Il candidato democratico socialista aveva risposto che quello «non è parte del linguaggio che usa», perché il linguaggio che usa e che continuerà a usare per governare la città di New York «ricalca il suo intento, che è radicato nel riconoscimento dei diritti umani universali». 

Mamdani aveva sottolineato di essere a conoscenza dei casi di antisemitismo, motivo per cui si era detto intenzionato a finanziare programmi per contrastare i crimini d’odio, ma non credeva che il ruolo di sindaco sia di dettare regole e controllare il linguaggio. Il rischio di condannare termini e frasi, aveva continuato l’esponente democratico, era di incriminare le persone per ciò che dicono, come fa il presidente USA Donald Trump. «Non è un linguaggio che uso, so che ci sono delle preoccupazioni a riguardo, e mostrerò la mia visione della città tramite programmi e azioni», aveva concluso. 

Il mese successivo, a luglio 2025, durante un evento a porte chiuse con circa 150 imprenditori al Rockefeller Center, Zohran Mamdani aveva dichiarato che non userebbe mai la frase “globalizzare l’intifada”, scoraggiando anche le altre persone dal farlo, stando a testimoni sentiti dai media statunitensi. Mamdani infatti è dell’idea che – secondo le fonti presenti – anche se alcune persone lo utilizzano per esprimere solidarietà ai palestinesi, alcuni newyorkesi lo interpretano come un riferimento alla violenza contro Israele.

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