
Cos’è questa storia dei 500 decessi stimati a Roma e Milano e collegati alla crisi climatica
Si tratta di stime elaborate da un report scientifico e non di numeri reali
In questi giorni su giornali e social media è stata molto dibattuta la notizia secondo cui, come hanno titolato diversi quotidiani, un recente studio avrebbe rivelato che il caldo estremo delle ultime due settimane avrebbe «triplicato i decessi in Europa», con «500 morti a Roma e Milano in meno di 10 giorni». Questi titoli hanno sollevato le reazioni critiche di diversi utenti, che sui social hanno accusato i media di fare allarmismo e di esagerare la portata del fenomeno. In particolare, le accuse principali tirano in ballo i dati sulla mortalità in Italia ad oggi disponibili, che non confermerebbero in alcun modo i risultati della ricerca citata, per questo derubricata a stupidaggine.
Ma come stanno le cose? Cosa dice realmente lo studio riportato dai media italiani e internazionali?
A inizio luglio l’Imperial College in collaborazione con la Scuola di igiene e medicina tropicale di Londra hanno pubblicato un report intitolato “Climate change tripled heat-related deaths in early summer European heatwave” (in italiano “Il cambiamento climatico ha triplicato i decessi legati al caldo dell’ondata di calore estiva europea”). Con un focus sui 10 giorni dell’ondata di caldo verificatasi tra il 23 giugno e il 2 luglio 2025, lo studio si occupava di analizzare i dati meteorologici storici di 12 città europee per stimare quanto intense sarebbero state le temperature se il clima non si fosse riscaldato a causa della crisi climatica. I ricercatori hanno quindi calcolato il numero di decessi correlati al calore che possono essere attribuiti alla recente ondata di calore per ciascuna città, e hanno poi confrontato questo dato con i decessi correlati al calore che ci si sarebbe aspettati se il clima fosse stato più fresco.
In breve, stando ai risultati della ricerca i «cambiamenti climatici causati dall’uomo hanno intensificato la recente ondata di calore in Europa e hanno aumentato il numero di decessi dovuti al caldo di circa 1.500 in 12 città europee». Nel riassunto dello studio si legge che l’analisi «ha stimato il numero di morti utilizzando metodi sottoposti a revisione paritaria (la peer review, ndr)» scoprendo che «il cambiamento climatico ha quasi triplicato il numero di decessi correlati al caldo» e che «ha aumentato le temperature delle ondate di calore fino a 4 °C in tutte le città» prese in esame.
Nel dettaglio, il cambiamento climatico è stato ritenuto alla base «di 317 delle morti stimate per caldo eccessivo a Milano, 286 a Barcellona, 235 a Parigi, 171 a Londra, 164 a Roma, 108 a Madrid, 96 ad Atene, 47 a Budapest, 31 a Zagabria, 21 a Francoforte, 21 a Lisbona e 6 a Sassari». L’88 per cento dei decessi, continua lo studio, «ha riguardato persone di età pari o superiore a 65 anni, il che evidenzia come le persone con patologie pregresse siano maggiormente a rischio di morte prematura durante le ondate di calore».
Come abbiamo appena visto, nello studio si parla di stime, non di numeri ufficiali basati sui dati delle morti effettivamente causate dal calore, ad oggi non ancora disponibili (dettaglio che viene specificato anche all’interno degli articoli dei media italiani e internazionali). Gli stessi ricercatori lo hanno spiegato dettagliatamente nel loro lavoro. Come si legge infatti a pagina quattro del report è stato stimato «il numero di decessi attribuibili al cambiamento climatico antropogenico per un periodo di dieci giorni, dal 23 giugno al 2 luglio», e si sottolinea che «al momento dello studio, il numero effettivo di decessi osservati durante il periodo di studio non era ancora disponibile; pertanto, i nostri valori riportati devono essere interpretati come stime della mortalità attribuibile piuttosto che come risultati osservati».
Bisogna inoltre evidenziare che lo studio distingue le morti per caldo eccessivo e le morti riconducibili al cambiamento climatico, che secondo gli scienziati ha aumentato l’intensità delle ondate di calore di 2-4 °C nelle città considerate (a parte Lisbona, per via dell’influenza dell’Oceano Atlantico). A pagina 6 del report si legge infatti che nelle 12 grandi città europee considerate, «si stima che si siano verificati 2.305 decessi in eccesso a causa delle alte temperature, di cui il 65% di questi (circa 1.500, quelle già citate, ndr) attribuibili al cambiamento climatico indotto dall’uomo». Senza cambiamento climatico, quindi, i decessi stimati per via delle ondate di calore sarebbero circa 800 in tutte e 12 le città. Milano sarebbe la città più colpita, con 499 decessi correlati al caldo, di cui 317 adducibili al cambiamento climatico.
Come spiegano i ricercatori a pagina 19, la metodologia seguita per arrivare a questi valori è riassumibile in tre fasi:
- In una prima fase, gli scienziati hanno recuperato da studi precedenti le stime delle relazioni tra temperatura e mortalità, per tutte le cause e per fascia d’età, nelle 12 città considerate.
- In secondo luogo, è stata calcolata la stima dei decessi in eccesso correlati al calore. Questi, nello specifico, riflettono l’impatto di quelle che i ricercatori chiamano «temperature non ottimali».
- Da ultimo, per ciascuna città i ricercatori hanno stimato i decessi in eccesso (tra quelli correlati al caldo) che potrebbero essere attribuiti al cambiamento climatico.

A questo punto, sorge spontanea la domanda: si tratta di stime esagerate?
Non proprio. Come afferma lo stesso studio a pagina 5, infatti, «le ondate di calore sono estremamente letali e il numero ufficiale di decessi segnalati rimane significativamente sottostimato». In particolare, l’ondata di calore verificatasi in Europa tra fine giugno e inizio luglio 2025 «è giunta relativamente presto nell’estate» e i ricercatori affermano che «il caldo precoce tende ad essere particolarmente letale, poiché le persone non si sono ancora adattate alle temperature più elevate».
Anche secondo l’Organizzazione mondiale della sanità le ondate di calore sono pericolose, e uccidono quasi mezzo milione di persone ogni anno in tutto il mondo, come dimostrano ricerche condotte tra il 2000 e il 2019. Si pensi che nell’estate del 2022, «più di 60.000 persone in tutta Europa sono morte a causa del caldo estremo. Uno studio sul caso di quell’anno ha rilevato che oltre il 50 per cento di questi decessi in eccesso poteva essere attribuito al cambiamento climatico indotto dall’uomo». Ma monitorare con precisione i decessi correlati al calore è difficile, e molti Paesi non dispongono ancora di sistemi di registrazione adeguati: motivo per cui il caldo viene spesso definito un “killer silenzioso“, e ragione per cui si può effettivamente dedurre che il numero documentato di decessi correlati al calore è spesso significativamente inferiore al bilancio reale.
Anche lo studio recentemente pubblicato, e citato da vari media italiani e internazionali, è secondo i ricercatori una sottostima del «numero di decessi in eccesso correlati al calore (ma non di quelli correlati al cambiamento climatico, ndr)». Gli scienziati spiegano infatti che le stime di mortalità di questo report si basano su un’ipotesi di tasso di mortalità annuale costante, basata sugli anni precedenti, per i quali erano disponibili i dati. Il che, precisano i ricercatori a pagina 22, è un limite dello studio scientifico. Infatti, il numero di decessi raggiunge il picco durante un’ondata di calore: quindi, il tasso di mortalità dell’ondata di calore dovrebbe essere più elevato rispetto al tasso di mortalità annuale costante che invece è stato utilizzato per i calcolare le stime in questo studio.
Come affermato da Malcolm Mistry, uno degli autori e professore alla Scuola di igiene e medicina tropicale di Londra, «sebbene (nella recente ondata di calore, ndr) siano stati segnalati alcuni decessi in Spagna, Francia e Italia, si prevede che altre migliaia di persone siano morte a causa delle temperature torride e che le loro morti non saranno registrate come correlate al caldo».
Bisogna tenere in considerazione, comunque, che le stime relative ai decessi previsti a causa della recente ondata di caldo non tengono conto delle condizioni di salute preesistenti, né degli interventi già in atto a livello locale per contrastare le ondate di calore. Infatti, questi piani di azione (ad es. rifugi climatici e aree verdi, ma anche campagne per aumentare la consapevolezza dei cittadini) stanno gradualmente diventando realtà in tutta Europa e potrebbero ridurre la mortalità prevista, anche se ー sottolinea il report ーl’impatto sulla salute delle ondate di calore potrebbe peggiorare nel corso del tempo senza necessariamente portare al decesso.
In conclusione, quindi, «i 500 morti per il caldo a Milano e Roma» tra il 23 giugno e il 2 luglio 2025 non provengono da dati registrati ufficialmente, né la ricerca fa credere qualcosa di simile. E lo stesso vale per il fatto che «in dodici grandi città europee il caldo ha ucciso oltre 2.300 persone» e che i decessi siano «triplicati», come riportato nei titoli di alcuni media italiani e internazionali: si tratta, come evidenziato dai ricercatori, di stime basate sulla ricerca scientifica contenuta in questo report. Non è quindi ancora possibile conoscere i numeri reali, che saranno disponibili solo tra qualche mese, ma sappiamo comunque che quei dati saranno sottostimati a causa della difficoltà nell’identificare i decessi dovuti al caldo.
Alcune testate, italiane e internazionali, hanno scelto di titolare i propri articoli omettendo che si trattasse di stime e ciò ha provocato molta confusione tra i lettori e contribuito ad un’ondata di disinformazione. Nonostante il contenuto del report scientifico risultasse molto più chiaro leggendo gli articoli di questi media, bisogna considerare che secondo una recente ricerca dell’Università della Pennsylvania, la maggior parte degli utenti sui social network si ferma alla lettura dei titoli. E sono proprio questi a volte a portare ad interpretazioni scorrette, erodendo la fiducia nel giornalismo.
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