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Queste due false mappe non dimostrano che il cambiamento climatico non esiste

Queste due false mappe non dimostrano che il cambiamento climatico non esiste

4 luglio 2025
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  • Su X stanno girando due cartine meteorologiche dell’Italia, una del 1995, e l’altra del 2025 con le stesse temperature (quasi tutte al di sopra dei 30 gradi); quella del 1995 ha i toni del verde, quella del 2025 ha i toni del rosso.
  • È un contenuto del filone disinformativo che accusa i media di fare allarmismo sul cambiamento climatico manipolando i colori delle cartine meteorologiche delle previsioni meteo.
  • Nell’estate del 1995 non c’erano quelle temperature, e mettere a confronto temperature in singole giornate e in periodi storici diversi è fuorviante.

Il 1° luglio 2025 sono state pubblicate su X due cartine meteorologiche dell’Italia, una presentata come risalente all’estate 1995 e una all’estate 2025 (che è appena iniziata, ndr). Le temperature che compaiono sulle due cartine sono identiche e quasi tutte al di sopra dei 30 gradi. Quelle della prima cartina sono rappresentate però con tonalità verdi, mentre le altre hanno tonalità rosso-arancioni. 

L’autrice del post commenta: «Non conta la verità ma solo il modo in cui vogliono che venga percepita…», alludendo al fatto che i media farebbero un ampio uso del colore rosso per indicare temperature che non sono poi così alte, e che si sono già verificate in passato.

Si tratta di un contenuto fuorviante che rientra all’interno del filone disinformativo che accusa i media di fare allarmismo sul cambiamento climatico manipolando i colori delle cartine meteorologiche delle previsioni meteo. 

Innanzitutto precisiamo che ci sono alcuni dettagli che suggeriscono come le due cartine siano state create ad hoc per diffondere disinformazione e negare l’esistenza del cambiamento climatico. Per prima cosa, le mappe, seppur si riferiscano a un periodo di 30 anni di distanza l’una dall’altra, hanno le stesse grafiche e mostrano le stesse esatte temperature. Inoltre, non è esplicitato il giorno preciso in cui si sarebbero registrate quelle temperature – si parla di una generica “estate” – e chi le abbia pubblicate.

A questo proposito, i dati riportati non corrispondono alle temperature realmente verificate e registrate. Per controllare i dati del 1995 facciamo riferimento ai dati (temperatura massima) del Sistema nazionale per l’elaborazione e la diffusione di dati climatici (SCIA) dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). A Milano erano stati raggiunti in diversi giorni di giugno, luglio e agosto temperature sopra i 30°C (temperatura massima), ma i 36° C erano stati toccati un solo giorno a luglio. Anche Bologna aveva raggiunto i 36° C verso la fine di luglio, ma mai a giugno e agosto. Torino, invece, non ha mai registrato i 35° C nei mesi estivi, così come ad Aosta non si sono verificati 33° C (sono stati superati i 30° C solo una volta a luglio). 

La temperatura media dei capoluoghi di Regione, spiega un’analisi di Istat basandosi su serie storiche dei dati giornalieri, mostra una tendenza alla crescita nel periodo 1971-2021, con i valori più alti registrati nell’ultimo decennio di riferimento.

Inoltre, come più volte chiarito su Facta, mettere a confronto temperature e previsioni meteorologiche in singole giornate e in periodi storici diversi è fuorviante e non permette di avere un’immagine precisa dei cambiamenti climatici. Le temperature che sperimentiamo localmente e in brevi periodi – spiega l’Earth observatory della Nasa – possono fluttuare in modo significativo,  ma i cambiamenti indotti dal riscaldamento globale possono essere valutati in modo rilevante solo in termini di tendenze a lungo termine. «Sebbene vi siano piccole variazioni da un anno all’altro», spiega ancora l’osservatorio, «le registrazioni della temperatura globale mostrano un rapido riscaldamento negli ultimi decenni». Per questo motivo le temperature riportate nelle due mappe (anche qualora fossero state veritiere) non dimostrano che le temperature siano rimaste invariate negli anni.

Infine, è bene precisare che i centri di ricerca e le emittenti televisive hanno scelto di cambiare l’utilizzo dei colori nel corso degli anni per motivi ben precisi (ad esempio per rendere le mappe più intuitive al pubblico, e non solo agli specialisti del settore), ma ciò non dipende dalla volontà di creare una situazione di panico e allarmismo a livello climatico.

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