Logo

In Albania la ministra è un’intelligenza artificiale che ora aspetta 83 “figli”

Si chiama Diella e dovrebbe combattere la corruzione negli appalti pubblici, ma sembra sempre più una trovata di marketing per accreditarsi nell’Unione europea

29 ottobre 2025
Condividi

La ministra del governo albanese “Diella” è incinta. Fin qui nulla di insolito, se non fosse che la politica in questione non è una persona reale, ma un’intelligenza artificiale (IA): un avatar digitale generato al computer presentato come “Ministra di Stato per l’Intelligenza Artificiale”. Il suo ruolo è combattere la corruzione negli appalti pubblici e rendere il Paese più trasparente. Il primo ministro albanese Edi Rama, che ne ha annunciato la “gravidanza” durante il forum economico Berlin Global Dialogue a fine ottobre 2025, ha spiegato che Diella sarebbe «in dolce attesa di 83 figli», cioè 83 assistenti digitali. Ogni “figlio”, nelle parole del premier, verrà assegnato a un deputato della maggioranza per aiutarlo a seguire ciò che accade in Parlamento e preparargli risposte e argomenti durante i dibattiti politici.

L’arrivo di Diella nel governo albanese

Diella è stata inizialmente introdotta nel 2025 sulla piattaforma pubblica e-Albania come assistente virtuale: risponde ai cittadini, li guida nella richiesta di certificati e documenti e li aiuta a orientarsi nella burocrazia digitale. Secondo il governo albanese, in pochi mesi avrebbe gestito oltre un milione di interazioni e richieste amministrative. A settembre 2025 Rama l’ha poi promossa a ministra, attribuendole il ruolo di controllo sull’intero sistema di appalti pubblici. Un settore che in Albania (e non solo) è storicamente esposto alla corruzione: chi decide un appalto può favorire un amico o un’azienda vicina al partito invece di scegliere l’offerta migliore. Questi favoritismi, tra l’altro, sono uno dei principali ostacoli dichiarati da Bruxelles nel percorso di Tirana verso l’ingresso nell’Unione europea. 

Mettendo al vertice del dicastero una IA, nei piani del governo locale, il problema verrebbe meno. Secondo Rama, l’obiettivo è togliere margine di discrezionalità ai ministri umani e affidare le decisioni alla neutralità dell’algoritmo, così da avere gare libere dalla corruzione entro il 2026.

A livello tecnico, Diella è un sistema di intelligenza artificiale, cioè un software addestrato su grandi quantità di dati per generare testo in linguaggio naturale e prendere decisioni o suggerimenti in autonomia, simulando un’assistente umana. Il suo volto pubblico è un avatar femminile in abiti tradizionali albanesi, costruito a partire dall’immagine di un’attrice del Paese, Anila Bisha, con il suo consenso. Il sistema è stato sviluppato dall’Agenzia nazionale per la società dell’informazione (AKSHI), l’agenzia digitale dello Stato albanese, con l’appoggio tecnologico di Microsoft e delle infrastrutture Azure, cioè i servizi cloud e di calcolo dell’azienda statunitense. 

Con la promozione a ministra, Diella non è più solo un help desk automatizzato ma ha in carico l’intero ciclo degli appalti pubblici: valuta le offerte delle aziende, assegna i contratti e controlla tutto in modo tracciabile e verificabile a posteriori. In prospettiva, l’autorità Diella non sarà limitata agli appalti. L’annuncio degli 83 figli indica infatti che l’esecutivo vuole portare questo modello dentro il Parlamento. Rama ha detto che gli assistenti digitali terranno nota di tutto ciò che accade in aula, produrranno briefing rapidi e suggeriranno «a chi rispondere e come farlo» nei confronti dell’opposizione. Di fatto, sono pensati come staff politico automatizzato.

Le critiche al progetto

L’opposizione albanese, in particolare il Partito Democratico, descrive Diella come un’operazione di propaganda. Secondo gli avversari di Rama, non è una ministra, ma una trovata di marketing digitale che serve per mostrare all’estero un volto “innovativo” del Paese e concentrare ancora più potere nelle mani della maggioranza di governo. I deputati di opposizione hanno contestato anche la legittimità costituzionale della nomina: la Costituzione albanese parla di ministri in carne e ossa, responsabili di fronte al Parlamento e al Presidente della Repubblica. Una IA, per definizione, non può essere interrogata in aula, non può essere messa sotto indagine parlamentare, non può essere sottoposta a un voto di sfiducia personale. Su questo punto il presidente dell’Albania Bajram Begaj non ha dato un via libera pieno e immediato, alimentando il dibattito sul fatto che “Ministro di Stato per l’Intelligenza Artificiale” sia una formula politica, più che giuridica. Anche diversi osservatori locali hanno definito il debutto di Diella in Parlamento «una sceneggiata», sostenendo che la vera funzione dell’operazione è rafforzare l’immagine personale di Rama come leader modernizzatore in vista dei negoziati per l’ingresso nell’Unione europea e, allo stesso tempo, marginalizzare il ruolo dell’opposizione nei processi decisionali più delicati, come la gestione degli appalti pubblici.

C’è poi una questione di controllo democratico. Se Diella assegna un appalto da milioni di euro, chi è responsabile se quell’appalto risulta truccato? Il codice del software? Il dirigente dell’agenzia digitale che lo gestisce? Il primo ministro che l’ha nominata? L’opposizione sostiene che la retorica della neutralità dell’algoritmo rischia di togliere responsabilità ai politici in carne e ossa, trasformando decisioni politiche in semplici output di una IA e rendendo di fatto più difficile contestarle o impugnarle. 

Un altro punto critico riguarda la trasparenza. Il governo albanese parla di totale tracciabilità digitale per ridurre le mazzette negli appalti, ma non ha ancora spiegato nel dettaglio quali dati verranno resi pubblici, con quale frequenza e in che formato. Senza accesso alle regole interne dell’algoritmo, cioè ai criteri con cui Diella valuta le offerte, è difficile capire se gli appalti saranno davvero oggettivi o solo centralizzati dentro una scatola nera controllata dal governo.

Il progetto degli 83 figli apre altre domande. Rama ha detto che ciascun assistente digitale seguirà «il proprio deputato» e gli dirà che cosa sta succedendo in aula anche «se sei andato a prendere un caffè e ti sei perso il dibattito», suggerendo come rispondere agli avversari politici. Da un lato questo viene descritto dal governo come un passo verso un Parlamento più informato, in cui ogni eletto ha un supporto tecnico costante. Dall’altro lato introduce un precedente: un gruppo dirigente può dotarsi di una rete di assistenti algoritmici che monitorano ogni intervento, ogni emendamento e ogni accusa dell’opposizione, producendo controargomentazioni immediate e coordinate. Il rischio è una deriva di controllo politico dello spazio parlamentare e un uso della IA come apparato di sorveglianza interna, più che come servizio pubblico.

Diella è un messaggio all’Unione europea

C’è poi il contesto internazionale. L’Albania è candidata a entrare nell’Unione europea e ha una lunga storia di scandali legati alla corruzione, in particolare nel settore delle opere pubbliche e degli appalti infrastrutturali. Il governo Rama sostiene che nominare un ministro IA, e farlo diventare il garante della pulizia negli appalti, è un messaggio all’Europa. Un po’ come dire: «Stiamo modernizzando lo Stato, stiamo togliendo la corruzione dagli appalti, stiamo digitalizzando la burocrazia». Diella è dunque anche diplomazia, un biglietto da visita da esibire nei tavoli europei per presentare l’Albania come laboratorio di governance algoritmica. Rama ha detto che l’obiettivo è arrivare a un sistema di gare pubbliche trasparenti e senza corruzione entro il 2026, cioè prima della scadenza politica che lui stesso indica come cruciale nel percorso di avvicinamento all’UE.

Questa impostazione presenta due conseguenze possibili. La prima è che, se funzionasse davvero, l’Albania potrebbe diventare il primo Paese europeo a spostare una parte cruciale della spesa pubblica – gli appalti statali – sotto la gestione di un sistema automatizzato dichiarato trasparente per legge. Sarebbe un precedente che altri governi potrebbero imitare, soprattutto quelli che devono dimostrare rapidamente progressi contro la corruzione per ottenere fondi internazionali o per negoziare con Bruxelles. La seconda conseguenza riguarda il rischio opposto: se la scatola nera resta nelle mani dell’esecutivo e il Parlamento smette di essere il luogo del confronto politico diretto, sostituito da IA che forniscono risposte preconfezionate ai deputati della maggioranza, l’Albania potrebbe inaugurare un modello in cui l’intelligenza artificiale diventa un ulteriore strumento di verticalizzazione del potere e non un correttivo democratico. Senza veri controlli indipendenti, Diella resterà nelle mani di chi controlla l’algoritmo, rendendo il meccanismo di assegnazione degli appalti ancor più torbido.

Potrebbero interessarti
Segnala su Whatsapp