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Missili falsi e video manipolati come armi nella nuova guerra indo-pakistana

Il conflitto tra India e Pakistan ha scatenato un’ondata di disinformazione online che ha totalizzato milioni di visualizzazioni

16 maggio 2025
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Il 22 aprile, nel primo pomeriggio, a pochi chilometri da Pahalgam, celebre località turistica ai piedi dell’Himalaya, nel Kashmir amministrato dall’India, una folla di visitatori è stata bersaglio di un attacco armato. Ventisei i morti, tutti civili. Il gruppo militante che si è assunto la responsabilità è il “Fronte della Resistenza“, una formazione affiliata al Lashkar-e-Taiba, storica milizia jihadista sostenuta in passato  da Islamabad.

Le autorità indiane hanno reagito con prontezza. Identificati tre sospetti, due cittadini pakistani e uno nepalese, hanno puntualizzato come la precisione operativa dell’attacco faccia ipotizzare il coinvolgimento di settori dell’esercito pakistano. Anche la coincidenza temporale appare significativa, dato che l’operazione è avvenuta durante la visita ufficiale del vicepresidente americano JD Vance a New Delhi, impegnato in un ciclo di colloqui ad alto livello. 

La macchina diplomatica si è immediatamente mossa a ritmi serrati. New Delhi ha bloccato l’emissione di visti per i cittadini pakistani e ha dichiarato persona non grata il ministro della Difesa di Islamabad, con il Pakistan che ha replicato adottando misure speculari. Le sanzioni hanno coinvolto anche il settore economico, attraverso l’immediato stop alle importazioni di petrolio pakistano, la sospensione del servizio postale bilaterale, il divieto di accesso alle navi pakistane nei porti indiani e la chiusura dello spazio aereo. Nelle ore successive, l’India ha anche annunciato la sospensione unilaterale del Trattato delle Acque dell’Indo, l’accordo del 1960 che regolava la gestione condivisa delle risorse idriche del fiume.

La successive reazioni non sono rimaste circoscritte all’ambito diplomatico. Nella notte tra il 6 e il 7 maggio, le forze armate indiane hanno eseguito una serie di attacchi mirati su nove installazioni designate come “infrastrutture terroristiche”. Le zone colpite comprendevano Muzaffarabad e Kotli nel Kashmir amministrato dal Pakistan, nonché Bahawalpur nella regione pakistana del Punjab. Islamabad, che ha costantemente respinto ogni accusa riguardo agli eventi del 22 aprile, ha definito l’operazione indiana un’aggressione ingiustificata, promettendo una pronta risposta. L’8 maggio, a poche ore dall’offensiva indiana, le forze armate pakistane hanno annunciato di aver eliminato tra i 40 e i 50 soldati indiani lungo la Linea di Controllo, distruggendo nel contempo diverse installazioni militari. Nello stesso frangente, New Delhi ha riferito della morte di 16 civili, fra questi tre donne e cinque bambini, causata dal fuoco di artiglieria proveniente dal territorio pakistano.

La popolazione intanto è fuggita in massa su entrambi i fronti. Migliaia di civili sono stati evacuati dai villaggi indiani lungo la zona di confine. Nel Kashmir pakistano, almeno duemila residenti hanno abbandonato le proprie abitazioni. Il presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Philemon Yang, ha rilasciato una dichiarazione esprimendo profonda preoccupazione per l’intensificarsi delle ostilità tra India e Pakistan. Le due potenze nucleari, pesantemente armate e da tempo in conflitto, si sono affrontate apertamente per settimane, abbandonando ogni parvenza di interesse comune per la pace. Gli appelli alla diplomazia non sono rimasti inascoltati, e nel pomeriggio di sabato 10 maggio è arrivato l’annuncio di un accordo per il cessate il fuoco, raggiunto anche grazie al sostegno degli Stati Uniti.

Si sperava che la tregua potesse porre fine a settimane di bombardamenti con missili, droni e vittime civili, ma già poche ore dopo i due vicini si sono accusati a vicenda di aver violato l’intesa. Nonostante queste violazioni, l’accordo per il momento sembra resistere, confermato sia da funzionari di Islamabad che di Nuova Delhi. 

Le cause storiche della rivalità indo-pakistana

India e Pakistan sono nemici da settant’anni, una rivalità che risale al 1947 quando l’India britannica venne divisa in due Stati su base religiosa con l’indipendenza e la fine del periodo coloniale. I musulmani formarono il Pakistan mentre gli hindu diedero vita all’India moderna. Durante il periodo coloniale, il Kashmir era un principato semi-indipendente amministrato da un maharajah hindu sotto l’influenza britannica, a dispetto di una popolazione a maggioranza musulmana. La complessità della divisione territoriale su base religiosa si rivelò quasi impossibile, considerando la diffusa presenza islamica in tutta la regione, una comunità che ancora oggi in India conta oltre 200 milioni di fedeli, di cui 13 milioni nella regione del Kashmir e Jammu .

Simili antecedenti storici rappresentano le principali problematiche all’origine delle tensioni tra le due nazioni, tensioni che nel corso dei decenni hanno condotto a ripetuti conflitti e attentati terroristici sempre circoscritti.

Social media indiani e pakistani invasi dalla disinformazione

Come spesso accade nei conflitti militari, si pensi all’Ucraina o a Gaza, la disinformazione e la propaganda di guerra iniziano a diffondersi rapidamente, in particolare sui social network. La differenza, però, sta nella portata di questa manipolazione informativa rispetto agli eventi passati che hanno contraddistinto lo scontro tra India e Pakistan che ha scatenato un’ondata di disinformazione online che ha totalizzato milioni di visualizzazioni.

Ad esempio, uno dei video più virali, che ritraeva missili solcare il cielo notturno, è stato trasmesso da diverse emittenti televisive indiane e numerosi giornalisti influenti sia indiani che pakistani. Questi professionisti hanno contribuito alla sua ampia diffusione affermando che si trattasse di un attacco indiano a Bahawalpur. 

Il canale hindi Aaj Tak ha mandato in onda le immagini dei lanci missilistici durante un servizio giornalistico condotto dalla sua inviata senior Anjana Om Kashyap. Nel corso del reportage, la testata ha riferito di sette attacchi concentrati unicamente nell’area di Bahawalpur. Lo stesso canale ha successivamente pubblicato su X il medesimo filmato accompagnato dalla scritta «Ecco come è stata distrutta la base terroristica di Jaish», un’organizzazione islamista sunnita con base in Pakistan, contribuendo alla diffusione delle immagini.

Sabir Shakir, giornalista del canale pakistano ARY, ha condiviso il video degli attacchi missilistici notturni accompagnandolo con il testo “Attacco indiano a Bahawalpur”. Il filmato era identico a quello pubblicato dall’emittente Aaj Tak e veniva presentato come come un’operazione militare indiana.

Le verifiche di Alt News – sito di fact-checking indiano – hanno tuttavia rivelato che il filmato virale mostrava in realtà un attacco aereo israeliano su Gaza risalente all’ottobre 2023. 

Poco dopo la fine dell’operazione Sindor, su X hanno cominciato a circolare anche post che affermavano che il Pakistan avesse replicato bombardando la base aerea di Srinagar, distruggendo il quartier generale di una brigata indiana e diversi aerei militari. Diversi account filo-pakistani hanno diffuso un video a sostegno di queste tesi, ma il Press Information Bureau (PIB) indiano ha definito tali notizie false.

Numerosi soggetti si stanno dedicando alla verifica dei fatti in questa crisi, tra cui agenzie di stampa, enti governativi e organizzazioni indipendenti. In uno di questi casi, un esperto di analisi forense digitale con un ampio seguito su X, conosciuto come Evergreen Intel, ha evidenziato come le presunte immagini di attacchi pakistani contro basi aeree indiane del 6 maggio provenissero in realtà dal videogioco Battlefield 3.

La disinformazione ha colpito ancora con la riapparizione di un video datato, spacciato come prova di attacchi pakistani a un deposito militare indiano. In realtà, quelle immagini documentavano un incidente completamente diverso, ovvero, un incendio scoppiato vicino a una base militare pakistana a Sialkot nel marzo 2022. Lo stesso ufficio stampa dell’esercito pakistano aveva chiarito all’epoca la natura accidentale dell’evento, attribuendolo a un cortocircuito e lodando il tempestivo intervento dei soccorritori.

Un post su X con oltre 450mila visualizzazioni ha sostenuto che i caccia Rafale di fabbricazione francese, utilizzati dall’aeronautica militare indiana, sarebbero abbattuti durante l’attacco aereo in Pakistan nei pressi di Bahawalpur. Il video allegato come prova mostrava effettivamente un aereo di progettazione francese.

Secondo diverse analisi, tuttavia, il relitto mostrato in questo post era quello di un aereo in missione di addestramento precipitato tre settimane fa nel Punjab, nel Pakistan sudorientale.

Questi casi citati rappresentano soltanto una minima parte dei numerosi episodi di informazione alterata e strumentalizzata da entrambi i fronti. Nel pieno del più grave deterioramento della situazione tra le due potenze atomiche degli ultimi vent’anni, la disinformazione ha continuato a diffondersi incontrollata sui social network, inasprendo ulteriormente tensioni già al limite del conflitto aperto.

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