
L’estremista di destra croato che ha stabilito il record di biglietti venduti per un concerto musicale
Si chiama Marko Perković, in arte “Thompson”, e il suo successo è diventato lo specchio di una Croazia stretta nella morsa dell’ultranazionalismo
All’inizio di luglio centinaia di migliaia di persone hanno gremito la capitale della Croazia, Zagabria, per assistere al concerto di Marko Perković, in arte “Thompson”, artista legato a idee di estrema destra e noto per diverse sue canzoni che riportano testi dal carattere estremamente nazionalista. Il 5 luglio 2025, circa 500 mila persone hanno assistito a quello che è diventato un concerto da record, stabilendo il primato mondiale di biglietti venduti per un singolo concerto a pagamento, oltre che essere diventato il più grande evento nazionale della storia.
A causa delle sue posizioni e del presunto legame con l’ideologia e l’iconografia dell’organizzazione fascista e ultranazionalista ustascia – il gruppo fascista che guidò lo Stato Indipendente di Croazia, uno Stato fantoccio della Germania formato durante la Seconda Guerra Mondiale –, i concerti di Perković sono stati nel tempo vietati in diversi Paesi, tra cui Slovenia e Bosnia.
All’evento di luglio, appena salito sul palco, il cantante ha esortato il resto dell’Europa a tornare alle sue «tradizioni» e alle sue «radici cristiane», mentre sopra il palco troneggiava una gigantesca croce cristiana luminosa.

Chi è Marko Perković, in arte Thompson
Marko Perković ha 58 anni, è un cantante folk-rock patriottico, nazionalista e di destra ed è meglio conosciuto con il nome di “Thompson”, che rimanda a un fucile mitragliatore americano vecchio stile, arma con cui è stato spesso immortalato nelle prime fasi della sua carriera, negli anni Novanta.
La sua storia, infatti, inizia durante la guerra d’indipendenza croata, svoltasi tra il 1991 e il 1995, quando il Paese lottò contro le forze serbe per ottenere l’indipendenza dalla Jugoslavia. In quegli anni Perković si arruolò come volontario nelle file dell’esercito croato e cominciò a dedicarsi alla composizione di canzoni nazionaliste.
Ad esempio, in quegli anni, registrò una delle sue canzoni più famose intitolata “Bojna Čavoglave” – che in italiano può essere tradotto come “Il battaglione di Čavoglave”, dal nome di un piccolo villaggio nell’entroterra. Il brano si apre con la frase «Za dom spremni!», letteralmente «Pronti per la patria!», un’espressione ideata e usata dal regime fascista e collaborazionista dello Stato Indipendente di Croazia (NDH). Nel 1941, dopo l’invasione tedesca della Jugoslavia, Ante Pavelić, leader degli ustascia, cioè il movimento fascista croato filonazista, divenne capo dell’NDH, un regime fantoccio controllato dai nazisti e fondato su un partito unico.
La canzone racconta la battaglia del 1991 tra i ribelli serbi e gli abitanti di Čavoglave, il villaggio natale di Perković. Lui stesso vi prese parte, e quel brano, divenuto presto popolare, segnò la sua trasformazione: da Thompson il soldato a Thompson il cantante. La canzone celebra il coraggio delle truppe croate, poco equipaggiate ma schierate in prima linea, e si trasformò rapidamente in un inno nazionalista. Accompagnò i croati durante la lotta per l’indipendenza e continuò a essere cantato anche dopo il riconoscimento ufficiale del Paese come stato sovrano.
Il saluto inserito da Perković nella sua canzone era utilizzato proprio dagli ustascia, che sul modello delle SS naziste diffusero un’ideologia razzista e genocidaria contro oltre un milione di serbi ortodossi presenti nel Paese, costringendone alcuni a convertirsi e sottoponendo gli altri a espulsioni o a campagne di genocidio. Ma la loro politica di sterminio era rivolta anche contro ebrei, romanì, antifascisti e chiunque si opponesse al regime e raggiunse l’apice nel campo di concentramento di Jasenovac, il più grande dei Balcani, dove tra il 1941 e il 1945 furono uccise più di 83 mila persone.
La crudeltà del regime ustascia fu talmente estrema che il comandante nazista di più alto rango in Croazia osservò come fossero «completamente impazziti», assistendo a scene di omicidi di massa, stupri e torture.
Marko Perković ha giustificato l’impiego del saluto che introduce il brano appellandosi a una decisione della magistratura croata secondo cui quel gesto, se legato alla memoria del conflitto degli anni Novanta, non può essere considerato incitamento all’odio. In questo modo ha spostato il centro della discussione, presentandola come una battaglia in difesa della libertà di parola. Dal palco del suo concerto da record ha proclamato: «Questa è libertà», aggiungendo che si tratta della «libertà di esprimere le nostre idee e i nostri pensieri. La libertà per la quale i nostri veterani hanno sacrificato la vita. Chi vive nella nostra patria deve rispettare i veterani croati e i loro simboli».
Oltre ad aver inserito in una delle sue canzoni più famose il saluto degli ustascia, Thompson ha comunque espresso varie volte il suo sostegno a questo movimento, e nel 1996 posò per un servizio fotografico con immagini di Pavelić e fu ritratto mentre faceva il saluto fascista. E negli anni successivi ha continuato a scrivere e cantare brani controversi, che chiariscono le sue posizioni. Ad esempio, nel 2003 ha realizzato un pezzo in onore di Ante Gotovina, comandante dell’esercito croato che all’epoca era sotto processo al Tribunale internazionale per l’ex Jugoslavia con l’accusa di crimini di guerra, dalla quale fu poi assolto.
Negli anni, le canzoni di Thompson hanno spesso incorporato discorsi politici, assumendo così un tono più ideologico che artistico. I suoi testi si muovono lungo una narrativa nazionalista cristiana, che esalta Dio, la famiglia e il popolo croato, rappresentato come una comunità assediata dal resto del mondo. Bojan Mušćet, scrittore, musicista e critico musicale, ha spiegato a Balkan Insight che Thompson «è più un fenomeno che un musicista. È come Taylor Swift: è più importante amarlo oppure odiarlo, che ascoltare la sua musica».
Angelo Jurkas, scrittore, regista e sceneggiatore croato, ha chiarito sempre a Balkan Insight che «Thompson è emerso in un periodo di vuoto identitario. Negli anni ’90, il nuovo Stato croato aveva bisogno di nuovi simboli: canzoni, eroi sportivi, eroi di guerra», sottolineando che il primo successo di Thompson, “Bojna Čavoglave“, è diventato di fatto l’inno di guerra di alcune sezioni dell’esercito croato, consacrandolo immediatamente come la voce autentica dei difensori e del popolo. E, successivamente, un simbolo identitario.
«Per la patria!» ha gridato Thompson in croato all’inizio del suo concerto di luglio scorso, e la folla ha risposto: «Pronti!».

L’estrema destra si sta rafforzando in Croazia
Nonostante lui si definisca un patriota e non un nazionalista, durante il suo concerto di inizio luglio 2025 il pubblico ha risposto al saluto «Za Dom, spremni!» con un certo trasporto e tra i partecipanti c’era chi non ha avuto remore nel mostrarsi mentre faceva il saluto fascista.
Thompson gode di popolarità da decenni, il suo seguito è cresciuto ulteriormente negli ultimi anni: le sue canzoni sono ormai una presenza fissa in eventi e celebrazioni patriottiche in Croazia, come durante le celebrazioni per il secondo posto della nazionale ai Mondiali di calcio maschile del 2018, quando lo stesso Perković si esibì al ritorno a casa della squadra. Hrvoje Klasic, storico dell’Università di Zagabria, ha spiegato al New York Times che parte del suo fascino deriva anche dal cosiddetto “effetto proibito”. Per decenni Thompson è stato una figura estremamente controversa e, come spesso accade – soprattutto tra i giovani, ma non solo – ciò che è vietato suscita un fascino particolare e diventa ancora più intrigante.
Il suo successo va letto nel contesto di una Croazia che negli ultimi anni si è progressivamente spostata a destra e, secondo la testata croata Telegram, è la prima volta nella storia – dall’indipendenza del Paese – che un partito filo-ustascia entra a far parte del governo. Il vice primo ministro e ministro della Difesa, Ivan Anušić, era tra gli spettatori del concerto di Thompson e ha apertamente dichiarato di aver preso parte al saluto iniziale rispondendo con un «Pronto!» all’esortazione «Per la Patria!» del cantante. Anušić ha aggiunto di non vedere nulla di controverso in questo, così come nella canzone “Bojna Čavoglave“, perché è l’inno della guerra per la patria. Il primo ministro Andrej Plenkovic, invece, si è presentato alle prove generali del concerto di Thompson insieme al figlio e facendosi immortalare insieme a lui.
La Croazia sta intensificando la sua lotta contro l’estremismo nazionalista di destra e le manifestazioni pubbliche di estrema destra sono diventate una consuetudine da quando il partito Movimento per la Patria (DP) è salito al governo insieme al partito di centro-destra Unione Democratica Croata (HDZ).
Ad esempio, lo scorso agosto, in occasione del trentesimo anniversario dell’operazione “Storm” – l’offensiva militare coordinata dall’esercito croato nell’agosto 1995 per liberare le zone tradizionalmente abitate dai serbi e che pose fine alla guerra di indipendenza del Paese – le celebrazioni nella città di Knin sono state segnate da forti polemiche. Durante la parata, l’ex comandante delle Forze di Difesa Croate Marko Skejo ha guidato un gruppo di sostenitori nel saluto ustascia «Per la Patria – Pronti», lo stesso con cui Thompson ha aperto il suo concerto.
Il 7 settembre 2025, invece, nella città costiera di Šibenik, alcuni veterani di guerra hanno guidato circa 200 persone in una manifestazione di protesta chiedendo la cessazione dei finanziamenti al festival FALIŠ!, rassegna culturale e politica di ispirazione antifascista e progressista. Durante la protesta sono comparsi simboli delle Forze di Difesa Croate (HOS) – formazione paramilitare di ispirazione nazionalista e neofascista attiva nelle guerre degli anni Novanta – insieme a saluti fascisti e all’ennesimo incitamento al saluto ustascia.

L’indignazione ha oltrepassato i limiti nazionali
Oltre i confini croati il concerto di Thompson non è passato inosservato. Dopo l’esibizione di Perkovic a Zagabria, infatti, un portavoce della Commissione europea ha rilasciato a Radio Free Europe una dichiarazione in cui condanna «ogni espressione di fascismo che ci ricorda i periodi più bui della storia europea». Il portavoce della Commissione ha inoltre ricordato che nell’UE vige una decisione quadro che impone agli Stati membri di perseguire penalmente l’incitamento all’odio e alla violenza, nonché l’apologia o la banalizzazione di crimini come genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. La responsabilità di indagare e intervenire in ogni singolo caso spetta però alle autorità nazionali, chiamate ad applicare la normativa europea attraverso le proprie leggi interne.
Dunja Mijatović, ex Commissaria per i diritti umani presso il Consiglio d’Europa, ha scritto su X che si è trattato di una «vergognosa rivisitazione della simbologia fascista» e «un’eco inquietante e un duro promemoria di un passato oscuro che l’Europa ha giurato di non ripetere mai più».
In Serbia, il presidente populista Aleksandar Vučić ha criticato le esibizioni di Perković come una manifestazione di «sostegno ai valori filonazisti». L’ex leader liberale serbo Boris Tadić ha affermato che si tratta di una «grande vergogna per la Croazia», ma anche per «l’Unione Europea», poiché il concerto «glorifica l’uccisione dei membri di una nazione, in questo caso quella serba». Su X ha aggiunto che è inquietante che nel XXI secolo si organizzino concerti sul suolo europeo che glorificano orde fasciste e l’uccisione dei membri di una nazione, descrivendo come «devastante» vedere quanti giovani abbiano partecipato al concerto.
Il concerto di Marko Perković non è stato solo una vicenda musicale, ma un monito sulle tensioni crescenti in Croazia e in Europa, dove il nazionalismo e l’estremismo di destra continuano a sfidare memoria storica, istituzioni e valori democratici.
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