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Fascismo pop: viaggio nella nuova estetica dell’estrema destra online

Tra meme, canzoni e intelligenza artificiale, la propaganda neofascista si adatta al linguaggio dei social media, conquistando un pubblico giovane e normalizzando l’estremismo

9 ottobre 2025
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La versione inglese di questo articolo è disponibile a questo link.

Pochi mesi fa, ad aprile 2025, è ricorso l’80° anniversario dell’esecuzione di Benito Mussolini e della sua amante Clara Petacci, dopo che un gruppo di partigiani li aveva catturati mentre fuggivano verso la Svizzera. Il 20 novembre prossimo, invece, cadrà il 50° anniversario della morte del dittatore spagnolo Francisco Franco.

Se l’arco storico di quelle drammatiche esperienze può dirsi a tutti gli effetti concluso, la stessa cosa non vale per la nostalgia che ancora oggi accompagna il ricordo delle dittature. In Spagna, ad esempio, l’inno della Falange – il partito fondato nel 1933 dal figlio del dittatore Franco, José Antonio Primo de Rivera –, Cara al Sol (Volto al sole), continua ad accompagnare centinaia di video di diversi stili: dalla versione classica al reggaeton, da brani strumentali a una versione cantata con una voce che sembra essere stata generata dall’intelligenza artificiale (IA). In Italia, Romano Benito Floriani Mussolini, calciatore e pronipote del dittatore Benito Mussolini, viene celebrato online con slogan come “Vincere e vinceremo”, il grido di battaglia fascista che Mussolini pronunciò nel suo discorso per annunciare l’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale.

Un discorso in linea con la propaganda fascista e nazista ancora molto presente sui social media, che si adatta allo stile e alle forme delle nuove piattaforme. Questo tipo di contenuti viene veicolato attraverso un linguaggio digitale fatto di meme dai colori vivaci, canzoni che cavalcano i trend musicali del momento, immagini e video realizzati con l’intelligenza artificiale. Contenuti che diventano un’arma cruciale nelle campagne di disinformazione e manipolazione grazie alla loro capacità di diventare virali con facilità, fluidificando la propagazione e il consolidamento di queste narrazioni tra i giovani e continuando a diffondersi molti anni dopo la fine dei regimi fascisti.

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Questo articolo è il primo di un’indagine internazionale condotta da Maldita.es (Spagna) e Facta (Italia). Il progetto esplora brevemente come la propaganda fascista e la disinformazione si siano adattate al linguaggio dei social media e le strategie che utilizzano per eludere le restrizioni delle piattaforme e garantire che i contenuti raggiungano un pubblico più giovane e più ampio.

Questa indagine è stata resa possibile grazie al sostegno del Journalismfund Europe.

La colonna sonora della propaganda fascista

Nel settembre 2024, l’organizzazione neonazista Veneto Fronte Skinheads ha organizzato a Verona un evento nazi-rock in memoria di Ian Stuart Donaldson, fondatore della rete neonazista inglese Blood and Honour. Tra le band invitate vi era la veronese Gesta Bellica, che ha un repertorio di canzoni dedicate, ad esempio, a Erich Priebke, l’ufficiale delle SS responsabile della strage delle Fosse Ardeatine, e alla difesa del bunker di Hitler nella battaglia di Berlino: «Mille compagni, venuti da tutta Europa / sono qui con me, sacrificando le loro vite», recita il testo.

Anche CasaPound, il movimento neofascista, ha la propria band di riferimento. Il fondatore del movimento, Gianluca Iannone, ha formato la band ZetaZeroAlfa alla fine degli anni ’90; i loro testi trattano temi tipici del neofascismo, legati all’esaltazione della storia del Ventennio. Come scriveva La Stampa all’epoca, i concerti sono stati per anni il principale strumento di questi gruppi neonazisti per radicalizzare i giovanissimi, oltre a diventare occasioni per rafforzare i legami internazionali.

Il 5 ottobre 2024, in Spagna, nei dintorni di Toledo, è stato organizzato invece un mega-concerto con la partecipazione di diversi gruppi musicali internazionali appartenenti al movimento RAC (Rock Against Communism), un movimento legato all’ideologia neonazista nato nel Regno Unito alla fine degli anni ’70.

La musica RAC è presente sulle principali piattaforme di streaming online (Spotify, Apple Music, Amazon Music ecc.), ma anche sui social media: band come gli spagnoli Pugilato utilizzano «questi media digitali per diffondere il proprio messaggio» basato su «ideologie radicali vicine al discorso d’odio», secondo il già citato studio dell’Università Complutense di Madrid. I colleghi spagnoli di Maldita.es hanno individuato centinaia di contenuti in spagnolo che utilizzano l’audio di una canzone del 2001 intitolata División Azul, del gruppo spagnolo Toletum, anch’esso appartenente al movimento RAC.

Ad esempio, su TikTok esiste una clip audio con una canzone dei Toletum utilizzata in oltre 1.700 video ancora disponibili sulla piattaforma. Su Spotify, il gruppo conta più di 26 mila ascolti mensili.

Contenuti che utilizzano la canzone “División Azul” di Toletum. Fonte: TikTok.

Ma il filone musicale del fascismo pop non si esaurisce con la musica RAC: c’è spazio anche per una tendenza musicale meno attuale ma non per questo meno diffusa. Si distinguono infatti contenuti che utilizzano canzoni direttamente legate al movimento franchista in Spagna. Un esempio è rappresentato dalle diverse versioni che circolano sui social media di Cara al sol, l’inno della Falange spagnola composto il 3 dicembre 1935 e divenuto “inno nazionale” del regime di Francisco Franco nel 1937.

Sia le versioni più tradizionali del brano (come questo audio TikTok della Banda dell’Accademia Militare Ausiliaria, già utilizzato in oltre 4.600 video) sia altre interpretazioni con stili musicali più contemporanei e video manipolati di artisti celebri che sembrano cantare questa canzone — tra cui la cantante spagnola Aitana, l’artista canario Quevedo e il DJ David Guetta — sono diventati virali. Esiste persino un video manipolato del calciatore franco-spagnolo Le Normand che “suona” Cara al Sol al pianoforte.

Contenuti che utilizzano “Cara al Sol” per sembrare eseguiti da artisti diversi. Fonte: TikTok e YouTube.

In italia, canzoni pop famose come Someone Like You di Adele, la celebre La zia di Forlì, o brani di tendenza sui social come Mine di Bazzi, accompagnano foto e video di Mussolini – ad esempio, mentre tiene discorsi in Piazza Venezia a Roma – per mostrare “la grandezza e la bellezza del Duce”. Accoppiati con testi come “Never mind, I’ll find someone like you” (“Non importa, troverò qualcuno come te”) o “You so fuckin’ precious when you smile” (“Sei così dannatamente adorabile quando sorridi”), questi contenuti finiscono per veicolare un’immagine alterata, innocua, persino desiderabile del Duce.

Su TikTok e YouTube si possono trovare video generati con l’intelligenza artificiale in cui un avatar di Mussolini balla allegramente su un palco, nei corridoi di una scuola o su un campo da basket, spesso su brani orecchiabili e originali che lodano il Duce. Il testo di una di queste canzoni, per esempio, recita «M’ come Mussolini / tutti mi amano / mamme e bambini». La canzone, scritta da un utente di Internet, è stata usata da altri profili per accompagnare immagini, meme o video di propaganda fascista, o clip in cui i cosiddetti “gym bro” – ragazzi ossessionati dall’allenamento e dalla palestra — si mostrano mentre svolgono attività fisiche; dopotutto, la mascolinità e la virilità sono feticci sempre attuali per il fascismo.

Video generato con l'IA di Benito Mussolini che balla sulle note di “M come Mussolini” e “Tributo Gormita”, due canzoni pop fasciste create da un utente di Internet.

Anche la “Trump dance” è entrata a far parte del repertorio del “fascismo pop” in Italia. Su YouTube sono stati caricati video di Donald Trump che balla al ritmo di Der Mussolini, una canzone del gruppo elettronico tedesco D.A.F. che dice «Alzati / batti le mani / muovi i fianchi / balla il Mussolini / balla l’Adolf Hitler / muovi il culo / balla il Gesù Cristo / balla il comunismo». A causa del testo, il gruppo è stato talvolta scambiato per una formazione neonazista, ma leggendo le interviste rilasciate dai membri della band risulta chiaro che l’intento della canzone era prendere in giro i dittatori con surreali giochi di frasi, concetti e suoni.

Come la propaganda fascista si è presa i social media

Franco trasformato in una rana verde nota come Pepe the Frog (un personaggio dei fumetti diventato un simbolo dell’estrema destra) o con indosso occhiali rosa. Video di Mussolini che balla e di Hitler che imita l’iconica esultanza di Cristiano Ronaldo. Le immagini hanno un potere evocativo maggiore di qualsiasi testo, e chi le utilizza è consapevole dell’impatto che possono avere.

Dopotutto, «Internet ha cambiato tutto per tutti, anche per l’estrema destra. E non solo l’estrema destra ha utilizzato internet per veicolare il proprio messaggio, ma da metà degli anni zero è nata l’estrema destra di internet, che ha ristrutturato quella che c’era fuori», ha spiegato a Facta Valerio Renzi, giornalista ed esperto di politica e culture di destra.

La destra ha così evoluto le proprie strategie aggiungendo nuovi elementi al loro discorso, tra cui i meme: immagini o video che contengono un blocco di testo facilmente condivisibile sui social network. L’articolo “Memes in a Digital World: Reconciling with a Conceptual Troublemaker”, pubblicato sulla piattaforma di ricerca accademica dell’Università di Oxford, li definisce come «unità di cultura popolare diffuse, imitate e trasformate dagli utenti» che cercano di condividere quell’esperienza culturale con altri utenti.

Screenshot di meme che ritraggono Franco nei panni di Pepe the Frog e Hitler che imita la posa celebrativa di Cristiano Ronaldo. Fonte: X.

Con questo tipo di contenuto, che rende la comunicazione più visiva e apparentemente meno radicale, i gruppi che lo promuovono cercano di diventare più mainstream. In effetti, un articolo di ricerca pubblicato nel 2019 afferma che la diffusione dell’ideologia di estrema destra su Internet è strettamente legata ai meme, che sono in grado di ottenere un’ampia diffusione e una portata eccezionale. Nel lungo periodo, possono portare a un’abitudine ai contenuti estremisti, seguita dalla normalizzazione delle affermazioni radicali e dallo spostamento delle norme e delle convenzioni verso posizioni estreme.

Uno dei problemi dei meme in questo contesto è che favoriscono la banalizzazione della storia. Tutti questi contenuti, spesso generati con strumenti di intelligenza artificiale, servono a spogliare i loro protagonisti «dei crimini e delle atrocità che hanno commesso» e diventano un’arma per «normalizzare idee estremiste», spiega la professoressa ordinaria dell’Università Carlos III, Matilde Eiroa.

I meme sono diventati un’arma cruciale nelle campagne di disinformazione e manipolazione per la loro capacità di diventare virali con facilità, anche tra persone molto istruite, secondo uno studio della National Defense University Press. In effetti, le prove accademiche hanno dimostrato che il pubblico tende a non riconoscere immediatamente l’origine e lo scopo di questi contenuti di estrema destra. Per Kye Allen, dottore in Relazioni Internazionali, ricercatore all’Università di Oxford e autore di numerosi articoli su estremismo e social media, i meme possono raggiungere gruppi di giovani e «convincerli di una narrazione revisionista della storia», come, ad esempio, quella secondo cui durante la dittatura di Benito Mussolini in Italia i treni erano puntuali.

Meme con Mussolini (a sinistra) e negazione del numero delle vittime dell'Olocausto (a destra). Fonte: Instagram e Telegram.

Come spiega a Facta Leonardo Bianchi, giornalista ed esperto di politica e teorie del complotto, «l’ironia è uno strumento cruciale nella propaganda dell’attuale estrema destra perché consente una negazione plausibile: si dicono (o scrivono) cose razziste, antisemite o estremiste, ma allo stesso tempo si nega di averlo fatto nascondendosi dietro lo schermo della battuta».

«L’ambiguità dell’ironia tipica dell’internet culture», aggiunge Valerio Renzi, «ha contribuito in maniera determinante a sdoganare quello che prima non si poteva dire. Così mentre si rafforza nel linguaggio della cultura di massa quello che la destra chiama “politicamente corretto”, quello che esce dalla porta rientra dalla finestra grazie a internet».

Dal Sabato Fascista al Franco Friday o Führer Friday: ricordare il fascismo un giorno alla settimana

Nel giugno 1935, il regime di Benito Mussolini istituì i Sabati Fascisti. Si trattava di un appuntamento settimanale, imposto per decreto reale, durante il quale il regime costringeva la popolazione a partecipare ad attività di massa di carattere educativo, politico, professionale, culturale e sportivo. Come spiegato in uno studio dell’Università degli Studi di Messina, questa «divenne una giornata dedicata ad attività educative di massa standardizzate» che erano allineate «agli obiettivi politici del regime fascista». Era «uno dei tanti modi in cui il fascismo italiano si insinuava nella vita» della società dell’epoca, secondo un’altra analisi del 2018. Il Sabato Fascista cessò formalmente di esistere nel luglio 1943, quando cadde il regime. Tuttavia, alcuni utenti hanno continuato a far rivivere questa tradizione fascista sui social media.

Non è l’unico giorno in cui i dittatori vengono glorificati sui social media. Il venerdì è dedicato alla commemorazione di Hitler e Franco. Ogni settimana vengono pubblicati contenuti umoristici o estetici che glorificano o banalizzano entrambe le figure. Il termine Führer Fridays è usato per riferirsi al dittatore tedesco, in riferimento alla carica che Hitler assunse nel 1934 dopo aver abolito la presidenza del Reich (con questo titolo, era al di sopra di ogni restrizione legale dello Stato tedesco e poteva così attuare le politiche che riteneva necessarie per la «sopravvivenza della razza tedesca»).

Contenuti che promuovono il “Sabato fascista” e il “Venerdì del Führer”. Fonte: X.

Allo stesso tempo, in Spagna esiste anche il Franco Friday, un’espressione di origine sconosciuta (le prime pubblicazioni che Maldita.es ha trovato su X risalgono al 2021). Jack Posobiec, attivista conservatore che ha già diffuso teorie del complotto come Pizzagate (un fantomatico giro di pedofilia nel seminterrato di una pizzeria di Washington DC che avrebbe coinvolto Hillary Clinton e parte del suo staff elettorale), promuove attivamente anche i Franco Fridays su X. La prima menzione di questo termine sul suo account ufficiale risale al 29 dicembre 2023. Da allora, ha pubblicato decine di post riferiti agli Franco Fridays, tutti con migliaia di visualizzazioni. Ha persino condiviso una canzone generata con l’intelligenza artificiale chiamata Uncle Frank, nella quale si sentono frasi come «la Spagna era nei guai tanto tempo fa, ma poi arrivò un uomo chiamato Zio Frank. Era coraggioso ed era audace» oppure «Zio Frank diede una lezione ai rossi».

Contenuti che promuovono il “Franco Friday”. Fonte: X e YouTube.

«Gli utenti che si avvicinano a queste icone le vedono come figure onnipotenti che hanno cambiato radicalmente le società in cui vivevano, trasgredendo le norme esistenti», spiega la professoressa Matilde Eiroa, autrice del libro Franco, da eroe a figura comica della cultura contemporanea. Secondo l’esperta, si tratta di «idoli a cui i giovani possono aggrapparsi per mostrare la loro ribellione contro la società». Questa idealizzazione, afferma, non è spontanea: è una combinazione di fattori che ha a che fare con la «diffusione delle ideologie estremiste, che trae beneficio dalle piattaforme digitali», e con la «polarizzazione sociale» che percepiscono negli ambienti politici, familiari e educativi.

Esiste anche una tendenza a divinizzare queste figure e a trasformarle in santi. «C’è molta santificazione di queste figure storiche», spiega Kye Allen. Soprattutto, aggiunge l’esperto, «di coloro che furono giustiziati», e che vengono presentati «come una sorta di martiri del terzoposizionismo e del neofascismo». È il caso, ad esempio, di Benito Mussolini, fucilato il 28 aprile 1945 insieme a Clara Petacci, e poi esposto e sottoposto a ogni tipo di oltraggio in piazza Loreto, a Milano; o di Primo de Rivera, fucilato il 20 novembre 1936 dopo essere stato accusato di cospirazione contro la Seconda Repubblica e di ribellione militare.

Contenuti che presentano Mussolini e Primo de Rivera come martiri. Fonte: X.

Calciatori e cartoni animati: la propaganda fascista si insinua nella vita quotidiana

Il calcio è un altro contesto in cui i dittatori vengono glorificati, approfittando del calciomercato e del costante flusso di eventi sportivi. All’interno della comunità “Twitter Calcio” su X, le dinamiche di interazione prendono forma come un microcosmo comunicativo in cui il linguaggio calcistico tradizionale viene rielaborato secondo la logica della piattaforma di Elon Musk: ironia e iperbole funzionano come strumenti identitari, mentre meme e inside jokes consolidano un senso di appartenenza alla comunità.

L’estrema polarizzazione spesso sostituisce il dibattito, alimentando un tribalismo digitale simile a quello delle curve degli stadi. In questo contesto altamente codificato, prosperano discorsi maschilisti e razzisti (una combinazione che porta inevitabilmente alla glorificazione di fascismo e razzismo), nonché paragoni tra atleti considerati particolarmente duri in campo e gerarchi nazisti.

I nomi e le immagini di alcuni giocatori vengono utilizzati per parlare esplicitamente di dittatori. Il caso più eclatante in Spagna, secondo i contenuti analizzati da Maldita.es, è quello di Franco Mastantuono, un calciatore argentino di 18 anni che ha firmato un contratto con il Real Madrid nel mercato estivo 2025. Fino a quando il trasferimento non è stato ufficializzato, i social media hanno speculato sul futuro del centrocampista, con decine di post che facevano riferimento a Francisco Franco o alla dittatura franchista, sfruttando la coincidenza del nome dell’argentino con il cognome del dittatore.

Alcuni immaginavano la folla allo stadio Santiago Bernabéu (dove gioca il club madrileno) che scandiva il nome di Franco, altri discutevano su quale nome sarebbe apparso sulla sua maglia o se avrebbe indossato il numero 39 (l’anno della fine della guerra civile spagnola), e altri ancora scherzavano sulla sua posizione in campo: ala destra.

Contenuti che sfruttano la firma di Mastantuono per fare riferimenti a Francisco Franco. Fonte: TikTok e X.

Questa stessa tendenza è comparsa anche relativamente ad Angelo Stiller, calciatore tedesco protagonista di contenuti sui social per la sua presunta somiglianza con Hitler. Un altro esempio è quello di Romano Benito Floriani Mussolini, calciatore italiano e pronipote del dittatore Benito Mussolini. Sebbene abbia esplicitamente scelto di utilizzare il cognome materno, alla Cremonese – la squadra in cui gioca in prestito in questa stagione – il calciatore porterà sulla maglia il solo nome di battesimo, ovvero Romano. Nel dicembre 2024, sui social media è circolato un video in cui i tifosi della Juve Stabia – la sua squadra del tempo – celebravano un gol facendo il saluto fascista. Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2025, in coincidenza con l’inizio della nuova stagione di Serie A e il debutto di Romano Floriani Mussolini, su X si è registrato un picco di meme sul suo conto, che miravano a presentare il giocatore come l’erede ideale della tradizione familiare e veicolando slogan e citazioni fasciste come “A noi” e “Vincere e vinceremo”.

Un altro dei bersagli preferiti della comunità “Twitter Calcio” è il giocatore dell’Inter Francesco Acerbi, spesso ritratto (con l’aiuto dell’intelligenza artificiale) in uniforme delle SS e in compagnia di Mussolini o Hitler. Questi contenuti giocano su una presunta somiglianza fisica tra il calciatore e il dittatore nazista, dovuta principalmente ai baffi pronunciati, ma anche a un episodio extracalcistico: nel 2024, il difensore dell’Inter fu accusato (e successivamente assolto dal giudice sportivo, poiché le immagini della partita non permettevano di provarlo) di aver rivolto insulti razzisti all’avversario Juan Jesus durante una partita contro il Napoli nel marzo 2024.

A sinistra: un post su X riguardante il calciatore Romano Benito Floriani Mussolini utilizzato come pretesto per lanciare il grido fascista «A noi». A destra: due immagini generate dall'intelligenza artificiale del calciatore Francesco Acerbi in compagnia di Hitler e Mussolini.

La cultura pop come strumento di propaganda

Paperino era fascista? È questa la domanda che si sono posti alcuni utenti dopo aver visto un video del personaggio animato di casa Disney che fa il saluto fascista davanti a un’immagine di Adolf Hitler, o mentre dorme in una stanza piena di svastiche. Queste immagini possono sembrare manipolate, ma in realtà sono autentiche. Si tratta di un cortometraggio di propaganda intitolato Der Führer’s Face (1942), prodotto dalla compagnia di animazione americana su richiesta dell’esercito degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale.

Lo scopo di questo film, che vinse un Oscar come miglior cortometraggio d’animazione nel 1943, era «ridicolizzare e condannare i mali del nazismo», secondo il sito web del Walt Disney Family Museum. Tuttavia, frammenti di questo corto circolano sui social media per glorificare Hitler e l’ideologia fascista. Per esempio, un tweet (poi cancellato) con quasi 5 milioni di visualizzazioni in cui un utente affermava che questi sono «i cartoni che mostrerò ai miei figli».

Contenuto che include una breve clip dal film “Il volto del Führer”. Fonte: X.

Esistono altri esempi di cartoni animati che erano stati originariamente creati come propaganda contro il movimento nazista o fascista, ma i cui frame vengono ora condivisi sui social media con messaggi di sostegno a questi movimenti. È accaduto anche con The Ducktators (1942), una produzione della Warner Bros pubblicata come parte di una serie di cortometraggi di propaganda trasmessi durante la Seconda guerra mondiale, con protagonista un’anatra con i baffi (una caricatura di Adolf Hitler), un’altra anatra calva con accento italiano (che rappresenta Benito Mussolini) e un’anatra con gli occhiali e voce stridula (una parodia di Hideki Tōjō, ufficiale militare giapponese che fu primo ministro durante la guerra). I tre impongono una dittatura nella fattoria, dove simulano marce militari, fanno saluti fascisti e arringano le folle. Alcuni fermo immagini di questa produzione circolano su piattaforme come X, Facebook e TikTok.

Contenuti con estratti da “The Ducktators” (a sinistra) e “Historia de Canarias” (a destra). Fonte: Facebook e X.

Piattaforme multiple e reti coordinate 

Questi contenuti sono distribuiti su più piattaforme, sebbene adattati alle caratteristiche specifiche di ciascuna di esse. Mentre TikTok è pieno di video con musica di sottofondo come Cara al Sol o discorsi di Primo de Rivera accompagnati da immagini o videoclip, su X vengono più spesso pubblicati contenuti sotto forma di meme o riferimenti al Sabato Fascista, ai Franco Fridays o al calcio, per esempio.

Su Telegram e X, principalmente, Maldita.es ha identificato oltre settanta tra gruppi e canali rivolti a un pubblico di lingua spagnola che condividono regolarmente questo tipo di contenuti. Secondo l’esperto Kye Allen, «su TikTok, Instagram e simili, la coordinazione è molto più frammentata». Spesso, spiega, «si tratta di singoli individui con i propri piccoli account che promuovono contenuti di questo tipo». Tuttavia, aggiunge, «esiste un certo grado di coordinamento. C’è sempre una sorta di apprendimento e imitazione che si verifica tra certi individui e gruppi». Secondo l’esperto, ciò si manifesta in vari modi, ad esempio a livello estetico, copiando stilemi simili: «Un genere popolare oggi è il cosiddetto savior genre (genere del salvatore)».

Su X, Facta ha identificato nel 2021 un gruppo noto come mattonisti, una comunità eterogenea composta da alcune centinaia di account in lingua italiana, uniti da un uso massiccio della post-ironia (un registro che mescola intenti seri e ironici, rendendo indistinguibile la differenza tra i due) e dalla condivisione di meme provocatori e di bassa qualità (quello che viene chiamato shitposting). Una miscela all’apparenza innocua, ma dietro la quale emergono cause care all’estrema destra, come l’antiabortismo, la transfobia e, più in generale, l’esaltazione dell’autoritarismo in tutte le sue forme.

Dietro questa estetica apparentemente caotica si cela un’organizzazione precisa: il canale dei mattonisti coordinava via Telegram, dove ci si riuniva per decidere quali hashtag spingere tra i trend su X, sfruttando l’attualità per amplificare contenuti reazionari e normalizzare simboli fascisti e nazisti. A volte i loro slogan vengono ripresi da politici e media nazionali, creando l’illusione di un dibattito spontaneo e di base. 

Il marchio di fabbrica dei mattonisti è l’uso di Wojak, un personaggio di meme disegnato in modo grossolano, usato come maschera per rappresentare emozioni negative come tristezza e malinconia. Nel contesto dei mattonisti, Wojak viene spesso trasformato in Mussolini o Hitler, trasformando figure storiche in icone pop dal forte impatto visivo.

Account mattonisti che pubblicano contenuti/meme fascisti su X e si organizzano per decidere quali hashtag promuovere sulla piattaforma.

Un altro meme ampiamente usato tra i mattonisti è Pepe the Frog, già menzionato in precedenza, che ha da tempo subito l’appropriazione dell’estrema destra americana e che su X viene rappresentato con un copricapo fascista (qui, qui e qui), con i tratti di Adolf Hitler, in uniforme delle SS o come soldato giapponese alleato dei nazisti. L’appropriazione dei mattonisti non riguarda solo i meme, ma anche personaggi della cultura pop come Heidi, BoJack Horseman, Topolino o foto di gatti.

La loro strategia principale consiste nel tentativo di suscitare simpatia per Mussolini e Hitler attraverso contenuti che li presentano come persone comuni, con passioni e interessi. Si moltiplicano così le foto di Hitler che dorme, le immagini delle sue opere d’arte o riferimenti al suo amore per gli animali, e rappresentazioni di Mussolini inserite in contesti sacri. Il tutto culmina nella glorificazione del dittatore nazista come figura politica che avrebbe “previsto la minaccia ebraica”. In tal senso, un testo antisemita spesso condiviso negli ambienti dei mattonisti recita: «Ti hanno detto che ero un mostro così non avresti saputo che combattevo contro i veri mostri che oggi ti governano e dominano il mondo».

Dopotutto, commenta Valerio Renzi, «se possiamo ghiblizzare i nostri amici e familiari, possiamo farlo anche con Rudolf Hess (politico nazista disegnato da Hitler stesso come suo successore, ndr), sottraendo la sua icona dal male assoluto a un linguaggio familiare e rassicurante». 

I contenuti finora elencati sono stati condivisi quasi esclusivamente su X, che, come detto, non applica una moderazione particolarmente rigorosa nei confronti di contenuti neofascisti, neonazisti o antisemiti. Una strategia del genere è difficile da rilevare attraverso la moderazione, poiché nella maggior parte dei casi si tratta di immagini senza testo che funzionano come dog whistle (messaggi in codice che rafforzano un senso di appartenenza a una comunità estremista). Nelle poche occasioni in cui la comunità dei mattonisti utilizza post testuali, impiega una forma di dissimulazione che consiste nel sostituire parole chiave con altre difficili da rilevare: Adolf Hitler diventa così “il pittore austriaco”, Benito Mussolini “mascellone”, e l’Olocausto “lollocaustro”.

Per quanto riguarda altre piattaforme, come TikTok, uno studio del 2024 pubblicato dall’Institute for Strategic Dialogue (ISD) ha identificato una rete composta da oltre 200 account «che apertamente sostenevano il nazismo e utilizzavano l’app di video per promuovere la loro ideologia e propaganda».

Sebbene non vi sia sempre un coordinamento diretto, Kye Allen insiste sul fatto che «esistono reti flessibili in cui vediamo diversi account promuovere contenuti simili. Ma si seguono a vicenda, si mettono like l’un l’altro e ricondividono i contenuti degli altri», conclude il ricercatore.

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