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I siti di disinformazione scientifica sono fissati con gli integratori alimentari

Integratori ed estratti vegetali stanno occupando uno spazio sempre più visibile nei canali di “controinformazione” anche come prodotti promossi e direttamente venduti

12 giugno 2025
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Negli anni della pandemia di SARS-CoV-2, molti canali di cosiddetta “controinformazione” e complottismo hanno visto crescere la loro influenza online, alimentando sfiducia verso la scienza ufficiale, le istituzioni sanitarie e i media tradizionali. Tra le principali narrazioni diffuse da questi canali, ad esempio, vi era l’idea che esistessero cure efficaci per la Covid-19, come l’idrossiclorochina o l’ivermectina, che sarebbero state volutamente ignorate o ostacolate dalle autorità sanitarie per favorire la vendita dei vaccini. La narrazione sulle cure nascoste si inserisce in un immaginario complottista più ampio, dove spesso è presente una forte componente di ostracismo verso i prodotti e l’operato delle case farmaceutiche – chiamate in maniera spregiativa “Big Pharma”, per sottolinearne la natura venale e lucrativa.

Su questa stessa linea narrativa – che identifica la medicina ufficiale come ostile, corrotta o parziale – ha preso forma anche una crescente attenzione verso pratiche di cura presentate come più “naturali”, “libere” o “autentiche”. Integratori, estratti vegetali e protocolli di benessere hanno iniziato a occupare uno spazio sempre più visibile all’interno dei canali di “controinformazione”, non solo come temi ricorrenti, ma anche come prodotti promossi, recensiti o direttamente venduti. 

Il mercato degli integratori alimentari in Italia è tra i più redditizi e sviluppati in Europa. Solo negli ultimi dodici mesi (maggio 2024 – aprile 2025), le farmacie italiane hanno venduto oltre 203 milioni di confezioni di integratori alimentari, per un fatturato complessivo vicino ai 4 miliardi di euro. Quindi, la scelta dei canali di controinformazione di inserirsi all’interno di questo mercato è in parte dettata dalla crescita costante del settore, rimasta stabile anche negli anni della pandemia. 

In questo contesto, la promozione e la vendita di integratori da parte di alcuni tra questi canali non appare solo come una scelta commerciale, ma come parte integrante di una narrazione coerente, in cui il benessere “naturale” diventa anche un atto di dissenso simbolico verso l’establishment medico e istituzionale. La pandemia ha accelerato questa dinamica, offrendo un terreno particolarmente fertile alla convergenza tra sfiducia nelle istituzioni sanitarie e ricerca di alternative che si propongono, al tempo stesso, come soluzioni terapeutiche e come espressioni di un’identità culturale in opposizione al “sistema”. In Italia si possono trovare diversi esempi di questa tendenza. Uno dei più conosciuti è sicuramente quello di Byoblu, il sito web fondato da Claudio Messora che da qualche anno ha anche un proprio canale TV. 

Byoblu è stato citato da NewsGuard, progetto di monitoraggio dei media che si occupa di analizzare le dinamiche della disinformazione a livello internazionale, come una delle principali fonti di disinformazione sulla pandemia nel 2020. I contenuti di Byoblu sono molto critici verso le case farmaceutiche, che vengono spesso presentate come entità mosse da interessi economici e responsabili di manipolazioni, censure o inganni nei confronti dell’opinione pubblica. In molti video e articoli pubblicati sulla piattaforma, il termine “Big Pharma” viene utilizzato con una connotazione negativa, spia di un sistema che anteporrebbe il profitto alla salute dei cittadini. Queste critiche si sono intensificate durante e dopo la pandemia, in particolare rispetto alla gestione dei vaccini anti-Covid, alla presunta censura di cure alternative, e alla vicinanza tra enti regolatori, media e industrie farmaceutiche. Spesso, queste posizioni vengono sostenute tramite interviste a medici, ricercatori o opinionisti in contrasto con le linee guida ufficiali delle istituzioni sanitarie.

Nel novembre 2021, a pandemia ancora in corso, Byoblu ha annunciato il lancio sul mercato di una propria linea di integratori chiamata “Special Byo” (che oggi ha anche un proprio sito web).

Linea di integratori “Special Byo”.

Nel video promozionale dedicato ai prodotti, Claudio Messora afferma che con il lancio di questa linea di integratori «ristabiliamo un principio: non soltanto di Pfizer e Moderna è fatta la medicina, ma è fatta anche di rimedi naturali, fitoterapici, integratori» (al minuto 01:34 di questo video). La mossa di marketing è chiara: posizionare questi prodotti come alternativi/diversi da quelli di Pfizer e Moderna, cioè le case farmaceutiche che hanno prodotto i vaccini anti-Covid (Messora non li menziona mai direttamente, ma è chiaro, dato il contesto, che il suo riferimento implicito fosse proprio ai due vaccini a mRNA). 

Uno dei primi prodotti della linea Special Byo è un integratore a base di vitamina C (acido ascorbico), vitamina D e zinco. Negli anni della pandemia, infatti, circolavano numerose teorie infondate sui presunti effetti curativi di questi tre elementi nel trattamento della Covid-19. Byoblu aveva rilanciato queste teorie a inizio 2021 in diversi articoli, tra cui un’intervista ad Adriano Panzironi, un imprenditore noto per le sue posizioni molto controverse nel campo della salute e della nutrizione, e di recente condannato per esercizio abusivo della professione medica. In quell’intervista, Panzironi esortava il ministero della Salute italiano a fornire gratuitamente integratori di vitamina C e D per “potenziare” il sistema immunitario dei cittadini contro il Coronavirus. Tuttavia, all’epoca era già noto che la vitamina C la vitamina D (e neppure lo zinco) fossero davvero utili nel prevenire o nel curare un’infezione di coronavirus già in corso. 

 

Consapevole di questo, nel video promozionale Claudio Messora non afferma mai esplicitamente che gli integratori della linea Special Byo siano efficaci contro la Covid-19, né suggerisce che possano sostituire farmaci o terapie. Infatti nello shop online di Byoblu che vende questi integratori non si fa alcuna menzione della vaccinazione anti-covid. Tuttavia, è difficile ignorare la coincidenza tra la promozione di teorie favorevoli a determinati principi attivi e la successiva commercializzazione di prodotti che li contengono, proprio nel periodo in cui l’attenzione pubblica su questi temi era massima.

Una pratica diffusa

Il connubio tra complottismo e vendita di integratori non è però un’esclusiva di Byoblu. Diversi altri siti segnalati da NewsGuard come diffusori di disinformazione in Italia hanno adottato una strategia a volte coincidente e a volte simile a quella del blog di Messora. Un caso analogo a quello di Byoblu è quello della collaborazione tra l’endocrinologo Giovanni Vanni Frajese, sospeso dall’Ordine dei Medici nel 2022 per inadempienza dell’obbligo vaccinale, e il naturopata Marco Raurati, che insieme hanno collaborato per produrre e mettere in commercio una propria linea di integratori, sponsorizzata da Red Ronnie sul suo canale YouTube.

A sinistra, Giovanni Frajese. A destra, Marco Raurati che tiene in mano alcuni integratori frutto della loro collaborazione. In basso a destra c'è la spunta del canale di Red Ronnie, da cui proviene l'immagine.

Nel 2022 Frajese si candidò alle elezioni politiche con la lista di Italexit, il partito euroscettico di Gianluigi Paragone, dopo essere stato un critico feroce dei vaccini anti-Covid, su cui aveva diffuso più volte teorie smentite dalla comunità scientifica. Nel 2024 è riuscito anche a farsi nominare consulente della commissione d’inchiesta parlamentare sulla gestione dell’emergenza Covid-19 in qualità di esperto.

Nel video-presentazione degli integratori – girato con Red Ronnie – Frajese spiegava (dal minuto (07:07) che gli integratori servirebbero a «sfiammare e detossificare l’organismo» e il loro scopo sarebbe stato quello di alleviare le sofferenze delle persone danneggiate dalla vaccinazione anti-Covid; e tuttavia, proprio come nel caso di Byoblu, nello shop online di Raurati che vende questi integratori non c’è alcuna menzione di questa finalità.

Diverso è invece il caso di siti come ImolaOggi.it – sito di cui ci siamo a più riprese occupati per la diffusione di disinformazione xenofoba – che nel giugno 2021 sponsorizzava le scatole di integratori di vitamina C del farmacologo Stefano Montanari, una figura molto influente in ambienti no-vax che aveva sostenuto, tra le altre cose, la falsa teoria secondo cui i vaccini venissero prodotti da feti umani abortiti a pagamento. A differenza di Byoblu e della collaborazione Frajese-Raurati, qui non c’è una collaborazione finalizzata alla produzione e alla vendita di un prodotto all’interno di un proprio shop online, ma solo la promozione di un prodotto già esistente. L’intento non è quindi quello di finanziarsi attraverso la vendita, come fa ad esempio Byoblu, ma piuttosto quello di integrare bacini di utenti diversi ma con idee simili: i ‘fan’ di Stefano Montanari possono trovare interessanti gli articoli di ImolaOggi.it, perché sponsorizza i prodotti di una persona di cui si fidano (e perché i contenuti del sito sono ideologicamente sovrapponibili a quelli promossi da Stefano Montanari); mentre i lettori di ImolaOggi.it possono iniziare a informarsi sui prodotti del farmacologo, perché sponsorizzati da un canale di informazione di cui si fidano. L’obiettivo è quindi quello di estendere la rete di consumatori/lettori, mettendo in comunicazione delle utenze che con molta probabilità condividono le stesse idee su pandemia, vaccini e case farmaceutiche.

L’associazione tra siti di “controinformazione” e integratori è diffusa anche all’estero. Alex Jones, il noto complottista americano di estrema destra, da anni utilizza i suoi canali social per promuovere la vendita di integratori sportivi con un proprio marchio. La maggior parte delle volte si tratta di prodotti con un prezzo gonfiato rispetto alle reali quantità di principio attivo presente nel flacone; e i test di laboratorio hanno rilevato che si tratta di sostanze semplicemente inefficaci. Il target degli integratori di Alex Jones – e di altri influencer/podcaster di area politica affine, come Joe Rogan – è soprattutto (ma non solo) quello dei “gym bro”: una sottocultura giovanile prevalentemente maschile che ruota attorno alla palestra, all’allenamento fisico intensivo e a uno stile di vita centrato sulla costruzione muscolare, spesso accompagnato da un’estetica della virilità a tratti estrema o parossistica. I gym bro condividono tra loro routine di allenamento, consigli su integratori, diete iperproteiche, e spesso uno slang specifico legato al mondo del fitness. Alex Jones si rivolge a questa sottocultura vendendo integratori – dai nomi bizzarri, come “Super Male Vitality” – che promettono di aumentare i livelli di testosterone nel corpo.

Integratore “Super Male Vitalit" venduto da Alex Jones.

All’interno della cultura gym bro il testosterone assume spesso i tratti di un vero e proprio feticcio identitario, celebrato non solo per il suo ruolo biologico, ma come simbolo assoluto di forza, virilità e superiorità maschile. L’ossessione per i livelli ormonali diventa una chiave attraverso cui leggere la realtà e, più in profondità, affermare un modello di mascolinità ipercompetitiva, dominante e performante. Avere “alto testosterone” equivale, in questo immaginario, a essere più uomini degli altri: più forti, più desiderabili, più legittimati a guidare, comandare, imporsi. Questa narrazione si nutre di pratiche ossessive e spesso pseudoscientifiche: alimentazioni iperproteiche, esposizioni al sole dei genitali, supplementi “booster” (come quelli di Jones) privi di reale efficacia, e in casi più estremi l’uso disinvolto di ormoni sintetici e anabolizzanti, ben oltre i limiti della salute.

Tutti questi casi – da quelli italiani ai podcaster statunitensi – mostrano come il mercato degli integratori si sia trasformato in uno snodo strategico per molti canali che si considerano un baluardo della “controinformazione”, che non si limitano a diffondere narrazioni disinformative, ma si propongono anche come fornitori di soluzioni “fuori dal sistema”. La convergenza tra sfiducia istituzionale, rifiuto della medicina ufficiale e promozione di prodotti “naturali” o “alternativi” crea un ecosistema in cui informazione e commercio si alimentano a vicenda, rafforzando l’identità di chi vi partecipa. In questo senso, gli integratori non sono soltanto merci, ma simboli di appartenenza, strumenti attraverso cui affermare un dissenso ideologico e culturale.

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