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Le interferenze russe che minacciano le elezioni in Moldavia

Il Cremlino ha escogitato vari metodi per diffondere propaganda pro-russa e fake news contro il governo filoeuropeo moldavo

26 settembre 2025
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Il prossimo 28 settembre i cittadini moldavi saranno chiamati a eleggere il nuovo parlamento, in un clima tesissimo tra speranze di integrazione europea e un possibile avvicinamento all’orbita russa. La combinazione di polarizzazione politica, fragilità istituzionale e frammentazione del sistema mediatico rende il Paese particolarmente vulnerabile a pressioni esterne e tentativi di manipolazione, come documentato dal FIMI Defenders for Election Integrity, un consorzio nato per monitorare e contrastare le minacce di manipolazione delle informazioni e ingerenze da parte di soggetti stranieri nelle campagne elettorali.

Il voto sotto pressione straniera 

Da quando ha fatto richiesta di adesione all’Unione europea nel 2022, la Moldavia è diventata bersaglio di una pressione russa sempre più intensa. Le interferenze, già presenti in passato, hanno assunto un livello di sofisticazione tecnologica e strategica senza precedenti, ricorrendo a cyberattacchi, all’impersonificazione di fonti giornalistiche e all’uso dell’intelligenza artificiale per fabbricare e diffondere contenuti artefatti. A questo si aggiungono accuse di vere e proprie forme di ingerenza diretta come il sostegno occulto a partiti politici e il ricorso a sistemi di finanziamento illeciti che alimentano reti clientelari – dalla compravendita di voti all’arruolamento di manifestanti pagati per partecipare a proteste fintamente spontanee.

Un elettorato diviso tra Bruxelles e Mosca

Si delinea un quadro di instabilità che qualsiasi maggioranza avrà difficoltà a governare. Il recente passato fornisce un’anteprima di ciò che potrebbe accadere. Nelle presidenziali del 2024 la leader pro-UE Maia Sandu ha superato di misura il candidato filorusso Alexandr Stoianoglo, mentre il referendum consultivo sull’adesione all’UE si è concluso con un margine minimo, segnalando un elettorato spaccato a metà.

Oggi il Partito di Azione e Solidarietà (PAS) della premier rischia di trovarsi isolato: l’offerta politica europeista è limitata, invece i partiti allineati con il Cremlino spaziano dall’estrema sinistra alle piattaforme populiste legate ad oligarchi come Ilan Shor. La Russia agisce da catalizzatore di queste forze, rilanciando il concetto storico di panslavismo come contraltare identitario a un Occidente tacciato di corruzione, atteggiamenti colonialisti e tradimento dei valori tradizionali.  

La macchina della disinformazione

La fragilità dell’ecosistema informativo moldavo, unita alla carenza di regolamentazione, lo rende permeabile non solo alle ingerenze dei media di Stato russi che aggirano facilmente le sanzioni, ma anche a contenuti propagandistici provenienti da Romania, Bielorussia e Georgia. Le interferenze si diffondono tanto attraverso la televisione quanto sui social network, dove algoritmi e contenuti sponsorizzati sfruttano anonimato e possibilità di microtargeting, ovvero la funzione offerta dalle piattaforme per individuare precisamente la propria audience di riferimento sfruttando le informazioni condivise sui social.

La disinformazione si diffonde in un mosaico di narrazioni che hanno l’obiettivo comune di presentare la Russia come custode naturale della neutralità moldava. Al contrario, l’adesione all’UE e l’espansione della NATO costituirebbero il preludio a una guerra indesiderata e un palese richiamo al conflitto in Ucraina. In una spirale di cospirazioni, il voto dei moldavi all’estero (storicamente europeisti) viene sistematicamente delegittimato come frutto di frodi e prova di una democrazia fallita. Allo stesso modo, le tensioni territoriali riguardo la regione autonoma della Gagauzia e lo status irrisolto della Transnistria vengono strumentalizzate da Mosca per alimentare instabilità e giustificare un eventuale intervento. 

Un’inchiesta pubblicata dalla BBC ha evidenziato l’esistenza di una rete finanziata dal Cremlino che reclutava cittadini offrendo compensi per diffondere propaganda pro-russa e fake news contro il governo filoeuropeo. Gli attivisti, racconta la BBC, venivano addestrati su Telegram e pagati per produrre contenuti su TikTok e Facebook, usando anche ChatGPT, con messaggi politici di carattere diffamatorio – tra cui accuse infondate di traffico di minori e manipolazione elettorale.

La rete scovata dalla testata britannica organizzava anche finti sondaggi e interviste segrete a sostenitori dell’opposizione filorussa, con lo scopo di creare presunte prove di brogli elettorali in caso di vittoria del PAS. Secondo la BBC, la rete comprende almeno 90 account TikTok, con milioni di visualizzazioni e interazioni, a fronte di una popolazione di appena 2,4 milioni di abitanti.

La compravendita del consenso

In un contesto segnato da crescente disaffezione verso i processi democratici, la compravendita di voti e il finanziamento illecito restano pratiche radicate di interferenza straniera nelle elezioni moldave. L’impiego di canali finanziari opachi – dalle banche russe sotto sanzioni alle app digitali per micro-pagamenti, fino all’uso di criptovalute – rende estremamente difficile tracciare i flussi di denaro. La Russia ha comunque, fin qui, sempre negato ogni accusa in tal senso.

Un altro fenomeno diffuso riguarda le proteste a pagamento, organizzate per simulare un malcontento popolare e creare un clima di crisi permanente delle istituzioni. L’oligarca Shor, per esempio, avrebbe promesso fino a 3,500 euro ai partecipanti delle sue manifestazioni, mentre diverse testimonianze parlano del trasporto di cittadini in Russia per venire addestrati su tattiche di protesta e destabilizzazione. 

La democrazia moldava alla prova 

Negli ultimi anni, le istituzioni moldave hanno avviato riforme significative per garantire l’integrità elettorale, recependo anche alcuni principi del Digital Services Act – la legge sui servizi digitali che si applica dentro i confini dell’Unione europea – ma i progressi si scontrano con gravi lacune nell’implementazione e con un coordinamento ancora insufficiente tra le autorità. Intanto i giornalisti che provano a denunciare le campagne di interferenza subiscono minacce e intimidazioni.

Si profilano dunque delle elezioni ad alto rischio, dove qualsiasi risultato potrà essere messo in discussione. Se per una parte dell’elettorato l’integrazione europea offrirebbe un orizzonte di stabilità e sviluppo, per altri rappresenta invece un’ingerenza esterna che mina la neutralità moldava, ed è proprio su questa ambiguità che la Russia fa leva. Il 28 settembre non è in gioco solo il futuro di un Paese al confine con l’UE, ma la tenuta stessa della democrazia in una regione dove la guerra ibrida è diventata la norma.

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