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La mascolinità tossica è un problema, anche per gli uomini

La mascolinità tossica è un modello comportamentale maschile per cui gli uomini devono essere forti e non emotivi

27 dicembre 2023
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Di Irene Sartori Di Borgoricco

Questa è “TABOO”, la rubrica di FACTA che tratta la disinformazione sulla sessualità e sull’educazione emotiva. In queste pillole di informazione cercheremo di trattare alcuni argomenti “intimi”, rispondendo a domande un po’ difficili e facendo chiarezza su temi che riguardano tutti e tutte.  

L’argomento di oggi è la mascolinità tossica. Si tratta di un termine coniato verso la fine del 20esimo secolo che indica un particolare modello di uomo con determinate caratteristiche e atteggiamenti: uno status sociale rispettabile, un carattere deciso, una forza ben visibile, e soprattutto l’assenza di emotività. Studi dimostrano però che tutte queste aspettative, socialmente riconosciute e accettate, promuovono misoginia, omofobia, violenza maschile, e mettono in pericolo anche la salute mentale, e fisica, degli stessi uomini.

Il ruolo dei movimenti maschili e i men’s studies
L’identificazione della mascolinità tossica, e più in generale dei comportamenti sociali degli uomini, si deve ai movimenti maschili, ovvero collettivi di uomini nati negli Stati Uniti intorno al 1960 con l’obiettivo, almeno sulla carta, di ripensare e sfidare i ruoli maschili all’interno della tradizionale società patriarcale, con un taglio antisessista, antirazzista e pro-Lgbt+. In questo contesto hanno avuto importanza anche i men’s studies (in italiano, “studi sugli uomini”), ricerche interdisciplinari sulle esperienze maschili che si basano  su sondaggi ed esperimenti in sociologia, psicologia, antropologia ed economia e che si concentrano su come le influenze sociali, storiche e culturali esercitate sul genere maschile nella società patriarcale contemporanea possano influenzare determinati comportamenti. Lo scopo di questi studi non è puramente accademico, ma mira a fornire un’opportunità per gli uomini di mettere in discussione i ruoli sociali tradizionali, contestare gli stereotipi legati al maschile e scoprire la molteplicità delle identità di genere.

I men’s studies hanno più che altro una tradizione anglosassone e, come suggerito dal Post, l’assenza di una tradizione italiana è considerata dalle persone che se ne occupano sia «un segno storico di scarsa consapevolezza e inclinazione a riflettere sui modelli di maschilità dominanti e sulle sopraffazioni e violenze che possono generare», sia «un fattore che ha contribuito e contribuisce ancora a rafforzare l’egemonia di quei modelli». Negli ultimi anni, però, questo genere di riflessioni sembra stia crescendo, probabilmente grazie anche alla maggiore sensibilità che si sta formando nei confronti delle questioni di genere e ad associazioni e collettivi come Maschile plurale, Cerchio degli uomini, Osservatorio Maschile e Mica Macho,

Le conseguenze della mascolinità tossica
Le ricerche dei men’s studies nascono dal presupposto per cui le esperienze maschili, come quelle femminili, siano modellate da forze culturali e politiche. Espressioni come «non fare la femminuccia» oppure «Sii uomo», ad esempio, incentivano comportamenti che contribuiscono a costruire un sistema di aspettative sociali nei confronti della popolazione maschile, e che a sua volta influenza il modo in cui gli uomini devono muoversi, parlare, vestirsi, e quali preferenze e gusti sessuali devono avere per essere riconosciuti come “uomini” all’interno di un gruppo, spiega ancora Il Post.

Tutte queste aspettative creano un modello maschile dannoso e tossico per gli uomini stessi e per il resto della società. Come dimostrato in uno studio del 2015 pubblicato sulla rivista Archives of Suicide Research,  che copre la suicidologia, su un campione di 2.431 uomini di 18 e 19 anni, chi si identificava attraverso convinzioni rigidi aveva maggiori probabilità di sviluppare pensieri relativi al suicidio e mostrare segni di depressione.

La mascolinità tossica è anche strettamente legata a comportamenti offensivi, nocivi, e misogini che sfociano in femminicidi e altri casi di violenza maschile sulle donne e sulle “minoranze”.

L’idea di poter stravolgere questa concezione del “maschio tradizionale” è molto azzardata, ma è anche l’unica soluzione disponibile per porre fine a tutto ciò che comporta.

Seppur la strada sia in salita, è importante educare la società anche nei piccoli gesti, che sia la scelta di utilizzare un determinato vocabolario o la presa di posizione in determinati contesti.

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