- Un post su X afferma che «il caldo interglaciale ha reso il mondo verde dove prospera la vita. Il freddo è il nemico, non il caldo».
- Anche se è vero che ci troviamo in un periodo interglaciale, ciò non dimostra che l’attuale riscaldamento globale non rappresenti un problema.
- Le ondate di calore e il caldo estremo hanno impatti negativi anche sulla salute umana, compreso un aumento della mortalità.
Il 28 gennaio 2025 il profilo “Critica Climatica” ha pubblicato un post su X in cui scrive che «Il caldo interglaciale ha reso il mondo verde dove prospera la vita. Il freddo è il nemico, non il caldo».
È un’affermazione fuorviante e infondata.
Innanzitutto, va osservato che anche se è vero che attualmente ci troviamo in una fase interglaciale, iniziata meno di 12mila anni fa con la fine dell’ultimo periodo glaciale, ciò non significa che l’attuale riscaldamento globale non sia un problema, come abbiamo spiegato su Facta in un articolo che riporta uno studio delle temperature della Terra degli ultimi 485 milioni di anni.
L’attuale aumento della temperatura globale, anche per la rapidità con cui sta avvenendo, causa diversi impatti negativi, sia per gli ecosistemi che per molte specie, tra cui gli esseri umani, come la fusione dei ghiacci marini e dei ghiacciai di montagna e l’aumento dell’intensità e della frequenza delle ondate di calore e delle siccità.
Riguardo, in particolare, all’impatto del caldo estremo, va ricordato che sia il caldo che il freddo causano vittime. Ma il riscaldamento globale sta cambiando la bilancia tra gli impatti di questi estremi.
Uno studio da poco pubblicato sulla rivista Nature Medicine ha analizzato come il cambiamento climatico potrebbe influenzare la futura mortalità correlata al calore e al freddo in 854 aree urbane europee, in diversi scenari climatici e di adattamento. Secondo gli autori, da qui alla fine del secolo, senza azioni di adattamento al calore, l’aumento dei decessi correlati al calore supererebbe costantemente qualsiasi diminuzione dei decessi correlati al freddo in tutti gli scenari considerati in Europa. Questo effetto sarebbe concentrato nell’area mediterranea, Italia compresa.
«Questo studio fornisce prove convincenti che il forte aumento dei decessi legati al calore supererà di gran lunga qualsiasi diminuzione dovuta alla riduzione del freddo, con conseguente aumento netto della mortalità in tutta Europa. Questi risultati sfatano le tesi sugli effetti “benefici” del cambiamento climatico», ha dichiarato uno degli autori dello studio.
Studi precedenti avevano già stimato l’impatto del cambiamento climatico sulla mortalità, evidenziando un rapido aumento di questo rischio al peggiorare degli scenari di riscaldamento. Secondo l’ultimo rapporto dell’Intergovermental Panel on Climate Change, «a livello globale, si prevede che la percentuale della popolazione esposta allo stress da calore mortale aumenterà dall’attuale 30 percento al 48-76 entro la fine del secolo, a seconda dei futuri livelli di riscaldamento e della località».
Perciò, al contrario di quanto suggerisce l’autore del post, il caldo estremo è uno degli effetti più preoccupanti del cambiamento climatico. Le ondate di calore che si verificano oggi, comprese quelle marine, mostrano una chiara impronta dell’aumento globale delle temperature. Quella che si è verificata in Europa nel 2003 è stato il primo evento per il quale è stata identificata questa impronta, in uno studio che ha segnato l’inizio di un nuovo campo di ricerca climatica, chiamato scienza dell’attribuzione.
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