- Su X gira la notizia che in Pakistan il consiglio della Sharia avrebbe deciso che la sorella di uno stupratore doveva essere violentata dal fratello della vittima.
- È una notizia del 2018 riportata in maniera fuorviante.
- A decidere lo “stupro per vendetta”, pratica illegale, non era stato “il consiglio della Sharia”, che non esiste, bensì un consiglio locale di un villaggio.
Il 26 agosto 2025 è stato condiviso su X lo screenshot del titolo, in inglese, di un articolo del Daily Mail: “Uno stupratore viene rilasciato per aver aggredito sessualmente una donna dopo aver acconsentito a lasciare che sua sorella venisse violentata dal fratello della vittima in Pakistan”.
L’autore del post commenta la vicenda scrivendo che in «Pakistan una donna è stata violentata e invece di arrestare lo stupratore, il consiglio della Sharia (la legge sacra della religione islamica basata sul Corano, ndr) ha deciso che la sorella dello stupratore doveva essere violentata dal fratello della vittima [..] pubblicamente davanti a 40 persone». L’autore del post allude quindi al fatto che la decisione sarebbe stata presa da un presunto organo dello Stato del Pakistan.
Si tratta di una notizia vecchia presentata in maniera fuorviante.
L’articolo del Daily Mail risale al 26 marzo 2018, e racconta che a Multan, nella provincia del Punjab, in Pakistan, 12 persone di due famiglie sono state arrestate per aver deciso un caso di “stupro per vendetta”.
Il 20 marzo di quell’anno, si legge, un uomo era stato accusato di aver stuprato una donna, e la sua famiglia ha contattato subito quella della vittima per chiedere perdono. Questa avrebbe accettato il perdono, a condizione che il fratello della vittima commettesse la stessa violenza sessuale sulla sorella dell’uomo accusato; fatto che è avvenuto poi il giorno successivo, il 21 marzo.
Questa decisione però non è stata presa né da un presunto “Consiglio della Sharia”, né seguendo la legge della Sharia – fatto che tra l’altro non riporta il Daily Mail. A tal proposito, precisiamo che in Pakistan esiste il “Consiglio dell’Ideologia Islamica”, ma il suo compito è di fornire consulenza al potere legislativo in merito alla compatibilità o meno di una determinata legge con l’Islam (il Corano e la Sunna).
Le 12 persone che hanno deciso lo “stupro per vendetta” erano invece membri di un consiglio del villaggio, anziani e familiari, arrestati successivamente dalla polizia. In Pakistan lo “stupro per vendetta”, chiamato wani o vani, è infatti illegale, ma viene ancora praticato in alcune zone rurali del Paese dove vige una tradizione di “giustizia fai da te” tramandata dalle riunioni degli anziani locali, note come jirga o panchayat, che molti abitanti dei villaggi considerano preferibili al sistema legale formale del Paese.
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