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No, le dimissioni di Papa Benedetto XVI non erano illegittime

No, le dimissioni di Papa Benedetto XVI non erano illegittime

7 marzo 2025
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  • Secondo una teoria del presentatore Red Ronnie, la dimissione di Papa Benedetto XVI sarebbe stata illegittima perché la lettera di rinuncia conterrebbe 80 errori gravi in latino e l’emerito Pontefice non avrebbe mai smesso di vestirsi di bianco. 
  • Si tratta di notizie false basate su speculazioni infondate. 
  • Secondo il diritto ecclesiastico è necessario invece che «la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata», due aspetti che sono stati rispettati nel caso delle dimissioni di Papa Benedetto XVI.

Il 5 marzo 2025 è stato pubblicato un video su X in cui si vede il presentatore Red Ronnie, pseudonimo di Gabriele Ansaloni, dire che al momento «non abbiamo neanche un Papa» in quanto la dimissione di Papa Benedetto XVI nel 2013 non sarebbe stata legittima. Infatti, secondo Red Ronnie, «per ritirarsi il Papa deve scrivere una lettera in latino dove non c’è neanche un errore di ortografia e deve smettere di vestirsi di bianco». 

Per Ronnie, il Papa emerito, deceduto il 31 dicembre 2022, «ha fatto volutamente 80 errori di ortografia gravi» e ha continuato «a vestirsi di bianco». Non solo, ma il presentatore sottolinea che dietro la rinuncia del Pontefice c’era la «mafia di San Gallo», facendo riferimento alla teoria infondata secondo cui un gruppo di prelati si sarebbero riuniti per complottare sulle sorti della Chiesa.        

Si tratta di una notizia falsa. 

Le dichiarazioni riportate dal video condiviso su X sono state pronunciate dal presentatore Red Ronnie in un’intervista pubblicata il 4 marzo 2025 sull’account YouTube di Gurulandia, un podcast ideato dall’imprenditore digitale Marco Cappelli. 

Joseph Ratzinger, l’emerito Papa Benedetto XVI, rinunciò al ministero di Pontefice il 12 febbraio 2013 con una lettera in latino in cui spiegava di lasciare la carica perché «le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino». 

Subito dopo la pubblicazione della lettera, poi tradotta in italiano e in altre lingue europee, lo studioso e filologo Luciano Canfora aveva trovato due «imperfezioni» grammaticali nel testo del Pontefice. Negli stessi giorni, era stato trovato anche un refuso: nel testo originale in latino, infatti, veniva indicata come data del ritiro «die 28 februarii MMXIII, hora 29» (in italiano, “giorno 28 febbraio 2013, ora 29”), quando l’ora giusta era 20. Il Vaticano aveva poi corretto il refuso, come si può vedere dalla versione pubblica della lettera. 

Quindi non è vero che Benedetto XVI ha commesso volutamente «80 errori di ortografia gravi». Inoltre, non esiste alcun riscontro ufficiale che stabilisce che la lettera di dimissioni di un Papa non debba contenere alcun errore per essere valida. 

Peraltro, l’anno successivo, l’emerito Pontefice aveva smentito le speculazioni riguardanti la sua scelta, affermando: «Non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino». Inoltre, aveva anche sottolineato che l’«unica condizione della validità è la piena libertà della decisione. Speculazioni circa la invalidità della rinuncia sono semplicemente assurde».

Nella stessa occasione, Ratzinger aveva anche precisato che il mantenimento dell’abito bianco – che aveva dato vita a svariate teorie complottistiche in proposito – e del nome Benedetto erano una decisione semplicemente pratica. «Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l’abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa», aveva raccontato Ratzinger. 

Secondo il diritto ecclesiastico è necessario solamente che «la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata», due aspetti che sono stati rispettati nel caso delle dimissioni di Papa Benedetto XVI. 

 

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