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Habemus antipapam? Le teorie del complotto sulla Chiesa post-Benedetto XVI

Per i seguaci del Benevacantismo, papa Ratzinger non avrebbe davvero rinunciato al papato e di conseguenza i suoi successori sarebbero impostori

4 luglio 2025
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«Le profezie si incontrano e insieme rivelano che stiamo vivendo il tempo della grande apostasia della fede, con la costituzione della falsa chiesa di satana, guidata da un falso papa, scelto e promosso dalla massoneria ecclesiastica. Il trono è occupato, e l’abominio si diffonde. Tutto è evidente». Con queste parole Alessandro Minutella, ex presbitero della Chiesa cattolica scomunicato nel 2018, parla della successione papale da Benedetto XVI in poi sul suo canale Telegram, Radio Domina Nostra, che conta più di 5mila iscrizioni.

A capo della rete Piccolo Resto cattolico ed estremamente prolifico sui social – in particolare YouTube e Telegram –, Minutella, si è fatto proclamare lo scorso 29 giugno “Gran prelato” a Monza, davanti a un palazzetto ricco di persone in festa. Già promotore del Sodalizio Sacerdotale Mariano, un gruppo di presbiteri e religiosi che disconoscono la successione papale da dopo Ratzinger, si ritiene ed è considerato da chi lo sostiene come un inviato di Dio per riunificare la Chiesa e combattere le potenze del male nel mondo.

Non è l’unico esponente italiano di un movimento che nega la legittimità dei papi successivi a Benedetto XVI, sostenendo senza alcuna prova che Francesco prima e ora Leone XIV siano impostori o addirittura cloni. Questa teoria fonde elementi ultratradizionalisti con tratti complottistici. Contestando il diritto della Chiesa a regolare canonicamente la successione papale ma richiedendo il ritorno a una gerarchia ecclesiastica forte, si crea una frattura, un cortocircuito tra ortodossia e autorità vaticana.

“Benevacantismo” è il termine tecnico per definire questo movimento. Deriva dall’unione di Benedetto (XVI) e sedevacantismo (una corrente che riconosce Pio XII come l’ultimo papa legittimo) e sta a indicare una credenza complottista secondo cui papa Ratzinger non avrebbe davvero rinunciato nel 2013 al papato e di conseguenza i suoi successori sarebbero impostori o antipapi. 

Come funziona il Benevacantismo

Questa teoria parte dall’interpretazione di alcune consuetudini vaticane come presunti segnali lanciati da Ratzinger stesso per informare della situazione. Tra questi il fatto che Benedetto XVI continuasse a usare l’abito talare bianco o fosse chiamato con il titolo di papa emerito. Un’argomentazione molto usata riguarda inoltre il discorso con cui Ratzinger ha dato le dimissioni.

Il testo in questione recita: «Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri» [Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro]. Il ruolo lasciato al successore è descritto con il termine latino ministerium e non munus come poco sopra. Secondo chi cerca dei segni nelle parole di Ratzinger, questo cambio linguistico sta a intendere che fosse disposto a rinunciare all’esercizio effettivo dei poteri del papato (ministerium) ma non al papato stesso (munus).

Questo renderebbe non legittima l’abdicazione e quindi farebbe di Benedetto XVI un papa rimasto in carica fino alla sua morte e dei successori degli impostori. Tutto ciò ha trovato rinforzo nelle dichiarazioni del 2016 di Georg Gänswein, segretario personale di Ratzinger, che ha parlato di un ministero attivo (quello di Francesco) e uno contemplativo (quello di Benedetto). Da qui la convinzione che il secondo volesse portare avanti in qualche modo il munus pontificio.

Naturalmente questa questione lessicale è frutto di un’interpretazione non fondata né sulla linguistica latina né sul diritto canonico. Come un intervento teologico su LifeSite ha spiegato, «la differenza principale tra le parole sembra essere semplicemente che “munus” denota più “l’onere che l’ufficio impone a chi lo porta”, mentre “ministerium” denota più “il riferimento ad altre persone che l’ufficio stabilisce”. Ma ciò non impedisce loro di fare riferimento allo stesso ufficio o allo stesso Stato». È ben più probabile che la scelta del termine ministerium derivi da una ricerca stilistica per evitare ripetizioni o dal suo significato relazionale.

Il ruolo dei social

Le successioni papali attirano sempre molta attenzione e il conclave che ha eletto Leone XIV l’ha dimostrato. Eppure la scelta di Francesco come pontefice nel 2013 è stata la prima dall’avvento dei social e questo ha comportato una diffusione maggiore di dicerie e disinformazione. Le teorie del complotto non sono rimaste in una piccola nicchia, ma si sono espanse. Nell’ottobre 2014 hanno raggiunto addirittura il New York Times, dove il giornalista Ross Douthat ha scritto che l’apertura progressista di Bergoglio «lascerebbe molti vescovi e teologi della Chiesa in una posizione insostenibile e seminerebbe confusione tra i fedeli ortodossi, incoraggiando dubbi e defezioni, apocalitticismo e paranoie (ricordiamo che c’è un altro papa ancora in vita!) e, infine, persino un vero e proprio scisma». Nel panorama italiano, invece, durante il raduno di Pontida del 2016 il leader leghista Matteo Salvini ha indossato una maglietta realizzata dai Giovani padani con lo slogan «Il mio Papa è Benedetto».

Proprio a causa dell’eco del dibattito, Ratzinger stesso è stato interrogato sulle teorie cospirative circa le sue dimissioni. In una lettera inviata al vaticanista Andrea Tornielli e di cui sono stati pubblicati dei passi nel febbraio 2014 aveva scritto: «Non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino» e le «speculazioni [sono] semplicemente assurde». Anche anni dopo ha confermato la sua posizione, dichiarando di avere la coscienza pulita e che il papa fosse uno solo: Francesco.

Anche a Bergoglio nelle interviste del tempo è stato esplicitamente chiesto quale fosse il rapporto con il predecessore. Francesco ha commentato: «La nostra relazione è molto buona, davvero buona e siamo d’accordo su ciò che c’è da fare». Nonostante ciò le speculazioni sono proseguite in questi anni. Al coro degli scettici si è unito Giorgio Maria Faré – dimesso poi dall’ordine dei Carmelitani scalzi di cui faceva parte nel 2024 – che con un’omelia di 90 minuti, pubblicata in seguito su YouTube, ha riassunto le principali argomentazioni contro la legittimità di Bergoglio. 

Natale Santonocito, ex prete della diocesi di Palestrina, è stato scomunicato nel gennaio 2025 dopo aver pubblicato nel dicembre 2024 un video YouTube in cui dichiarava che «al mondo intero devo e voglio gridare questa verità che per molti può essere sconvolgente ma che in realtà spiega tante cose strane che stiamo vivendo da troppo tempo: da 11 anni abbiamo un antipapa. Il cosiddetto Francesco non è papa, non lo è mai stato». Un altro sostenitore del Benevacantismo, Celestino della Croce (Pietro Follador), –  sospeso nel 2023 –  aggiunge inoltre: «Oltretutto anche lui sa di non essere il Papa. Ovviamente noi scomunichiamo lui. Gli diciamo: tu non sei in comunione con la Chiesa Cattolica».

Perché sono nate queste teorie cospirative

Ma cosa ha spinto a formulare questa cospirazione nei confronti della scelta di Ratzinger? Molto probabilmente le posizioni considerate progressiste di papa Francesco, in particolare in materia di morale. Tanto che tra le ipotesi complottiste sull’abdicazione di Benedetto XVI c’era anche la pressione di una fantomatica “lobby LGBT” che avrebbe ricattato Ratzinger per fargli lasciare il soglio pontificio.

Eppure è principalmente nel clero e tramite il clero che questa ipotesi di cospirazione si diffonde. In Italia almeno cinque presbiteri sono stati scomunicati o sospesi perché sostenitori e divulgatori del Benevacantismo. Tra questi l’ex nunzio apostolico negli USA Carlo Maria Viganò. Il fenomeno è diffuso anche all’estero e nelle congregazioni religiose.

È il caso delle dieci suore clarisse di Belorado, in Spagna, che addirittura rifiutano le trasformazioni della Chiesa dal Concilio Vaticano II in poi (1962-65) e i papi eletti dopo Pio XII (morto nel 1958). O ancora ne è un esempio il costaricano Pablo de Jesús Tamayo Rodríguez, scomunicato all’età di 81 anni. Una volta resa pubblica la decisione dell’arcivescovo di San José, il presbitero ha replicato: «Accetto pienamente la piena autorità del Romano Pontefice, costituito da Nostro Signore come Capo visibile della Chiesa stessa, a condizione che sia stato legittimamente eletto […] Ma in tutta sincerità devo chiarire la mia posizione riguardo alla persona di Jorge Mario Bergoglio, che rispetto, ma che non posso accettare come Sommo Pontefice». Anche lui su YouTube aveva negato la legittimità della successione papale da dopo la morte di Pio XII.

Francisco José Vegara Cerezo, l’ex presbitero di Alicante in Spagna, aveva addirittura scritto un Manifesto per rivendicare la dottrina cattolica in cui affermava: «Io, Francisco José Vegara Cerezo, accuso il cosiddetto “papa Francesco” di essere un eretico, come cercherò di dimostrare più avanti con i suoi stessi documenti magisteriali» per proseguire poi con una ventina di pagine sul presbitero impostore.

Naturalmente questa corrente di pensiero presenta un radicamento notevole anche tra le persone laiche, soprattutto grazie ai social media. Il canale YouTube del già citato Minutella ha quasi 60mila iscrizioni, mentre la pagina Facebook Dimissioni di Papa Bergoglio ha quasi 30mila follower. La dimostrazione che è più facile pensare che il pontefice non sia legittimo piuttosto che accettare che la Chiesa possa vivere un cambiamento.

E Leone XIV?

Ancor prima della sua nomina, in un’intervista con il conduttore televisivo Piers Morgan, l’ex stratega di Donald Trump Steve Bannon aveva dichiarato che l’elezione di quello che poi avrebbe preso il nome Leone XIV sarebbe stata l’esito dei fantomatici poteri forti del Deep State e Deep Church, un insieme di funzionari, alti prelati, servizi segreti, militari e attori che secondo i cospirazionisti sarebbero accomunati dall’obiettivo di preservare lo status quo e ostacolare riforme considerate scomode per l’”establishment”.

Il giornalista Andrea Cionci – già autore del Codice Ratzinger, volume che sostiene la tesi infondata della non legittimità di Francesco – ha recentemente richiesto alla Santa Sede l’accesso ai documenti ufficiali relativi all’elezione di Leone XIV, per verificare che l’elezione dell’attuale pontefice sia avvenuta esclusivamente con il voto di cardinali nominati da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, considerati da Cionci come gli unici legittimati a eleggere un papa valido. Secondo questa teoria, infatti, essendo Francesco un papa illegittimo anche i cardinali da lui scelti sarebbero privi di validità.

Tuttavia, le norme canoniche stabiliscono che i dettagli delle votazioni del conclave debbano rimanere strettamente riservati. L’articolo 55 della costituzione apostolica Universi Dominici Gregis prevede infatti la scomunica automatica (latae sententiae) per chiunque violi il segreto elettorale. Si tratta quindi di un tentativo di portare avanti una teoria cospiratoria quando il suo principale obiettivo polemico – Francesco – non è più presente.

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