- Su X circola la notizia che un recente studio italiano avrebbe dimostrato che i vaccini anti-Covid aumentano il rischio di sviluppare tumori.
- È un contenuto presentato in maniera fuorviante.
- Lo studio in questione non afferma in nessun passaggio una simile conclusione.
Il 7 settembre 2025 è stato pubblicato su X lo screenshot che mostra uno studio italiano dello scorso luglio intitolato “COVID-19 vaccination, all-cause mortality, and hospitalization for cancer: 30-month cohort study in an Italian province” (in italiano, “Vaccinazione COVID-19, mortalità per tutte le cause e ospedalizzazione per cancro: studio di coorte di 30 mesi in una provincia italiana”). Secondo l’autore del post, la ricerca rivelerebbe che i vaccini contro la Covid-19 «aumentano il rischio di cancri multipli».
È un contenuto presentato in maniera fuorviante che diffonde una notizia falsa.
Lo studio in questione, pubblicato il 1° luglio 2025 sulla rivista scientifica EXCLI Journal, aveva come obiettivo la verifica della correlazione tra la somministrazione del vaccino contro la Covid, il tasso di mortalità per tutte le cause e l’ospedalizzazione per cancro.
La ricerca è stata condotta sulla popolazione della provincia di Pescara, suddivisa fra chi ha ricevuto almeno una dose di vaccino e chi ne ha ricevute almeno tre, in un periodo che va da giugno 2021 a dicembre 2023. Per l’analisi sono stati utilizzati dati ufficiali forniti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), come i ricoveri ospedalieri, i registri di vaccinazione e i dati demografici.
Per quanto riguarda il tasso di mortalità per tutte le cause, i ricercatori scrivono: «i soggetti che hanno ricevuto la vaccinazione SARS-COV 2 hanno mostrato una significativa e sostanziale riduzione del rischio di morte per tutte le cause». Lo studio specifica che questi risultati potrebbero essere influenzati dal cosiddetto “healthy vaccine bias” che si verifica quando gli individui generalmente sani, con una minore mortalità per tutte le cause, hanno maggiori probabilità di essere vaccinati rispetto ad altri, portando così a una sovrastima dell’effetto vaccinale.
Sul secondo aspetto, i ricercatori hanno osservato una leggera maggiore probabilità di ospedalizzazione per cancro tra i vaccinati con almeno una dose rispetto ai non vaccinati (0.85 percento per i primi, 1.10 per cento i secondi). L’associazione viene però definita «incostante» poiché varia significativamente a seconda di alcuni fattori.
Innanzitutto, la maggior probabilità di ospedalizzazione è stata riscontrata principalmente tra i maschi vaccinati con almeno una dose, senza una precedente infezione da Covid e per i soli tumori del colon-retto, della mammella e della vescica. I risultati cambiano poi a seconda dell’intervallo di tempo preso in considerazione, ovvero il periodo fra l’inizio della campagna vaccinale e la prima ospedalizzazione per cancro: mentre esiste una leggera associazione nel periodo di 90 e 180 giorni, questa diviene non più significativa quando l’intervallo di tempo arriva a 12 mesi, diminuendo drasticamente se, invece, si analizza solo la fetta di popolazione che ha ricevuto almeno 3 dosi di vaccino.
Per i ricercatori ciò potrebbe derivare da due fattori: il fatto che i vaccinati sono più propensi dei non vaccinati a rivolgersi ai servizi sanitari, portando così ad avere maggiori probabilità di ricevere diagnosi di cancro, e l’aumento della sfiducia verso il SSN durante gli anni della fase emergenziale della pandemia di Covid-19, che potrebbe aver influenzato la probabilità di essere ricoverati per cancro.
Come si legge inoltre nello stesso studio, la ricerca presenta anche diversi limiti. Non si conosce, ad esempio, lo status di fumatori dei soggetti vaccinati, visto che il SSN raccoglie con lentezza questi dati. Lo stesso problema si trova nei registri tumori, che processano i dati con un ritardo che va dai 3 ai 5 anni, portando questi studi ad affidarsi principalmente sulle schede di dimissioni ospedaliere che, come affermano i ricercatori, da sole non possono rappresentare l’intero fenomeno. I ricercatori richiedono, per queste ragioni, delle ulteriori verifiche che colmino queste lacune prendendo in considerazione gli stili di vita dei soggetti, dei registri tumori aggiornati e che comprendano una coorte ben più ampia.
Quindi, al contrario di quanto sostenuto nel post in analisi, lo studio citato non ha dimostrato che i vaccini anti-Covid aumentano il rischio di sviluppare tumori. Ad oggi non esistono prove di un collegamento fra i due fenomeni.
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