
La Gen Z esorcizza la paura della guerra con il dark humour
L’ironia degli zoomers nelle situazioni di crisi viene sfruttata da una politica sempre più attenta ai trend sui social media
Con l’escalation militare in Medio Oriente, progredita con il bombardamento dell’Iran da parte degli Stati Uniti lo scorso 21 giugno 2025, su TikTok hanno iniziato a spopolare meme dissacranti che ironizzavano sulla situazione. «È la mia prima guerra mondiale, qual è l’outfit?», si legge in inglese in sovraimpressione a un video di attacchi missilistici accompagnati dalla canzone pop “Starships” di Nicki Minaj in sottofondo.
@asmrwithkylie Starships were meant to fly 🙂🌠#israel #iran #war #outfit #fyp ♬ Starships – Nicki Minaj
Su TikTok e Instagram, in pochi giorni, si sono diffusi migliaia di contenuti simili in inglese e svariate altre lingue. Addirittura, il creator digitale giapponese Shiro Al ha creato il trailer di apertura della “Terza Guerra Mondiale” in formato anime, con i leader globali come personaggi di un cartone animato.
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Un fenomeno online che si può spiegare solo con l’umorismo della Generazione Z, ossia delle persone nate tra il 1996 e il 2010, e che ー secondo uno studio dell’Università Manonmaniam Sundaranar, in India ー si distingue per il suo ricorso all’ironia, all’assurdità e all’autocritica, propendendo per il dark humour. Il dark humour degli zoomers in situazioni di crisi, però, non è un fenomeno sociale nuovo. Già a gennaio 2020, quando la tensione geopolitica internazionale era salita alle stelle dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani da parte degli Stati Uniti, i meme della Gen Z sulla “Terza Guerra Mondiale” erano diventati estremamente popolari sui social media. Su Twitter, ad esempio, era nato un account satirico dal nome “UrFavIsDrafted” (in italiano, “Il tuo [personaggio, ndr] preferito è stato arruolato”), che scherzava sull’arruolamento in guerra di celebrità e altri personaggi famosi.
Sempre nel 2020, l’avvento della pandemia globale della Covid-19 aveva portato alla nascita di meme ironici che scherzavano sul virus, con il 72 per cento degli zoomers intervistati da Vice Media che affermavano che questo era il loro modo di far fronte alla situazione a livello psicologico. Ma non ci si ferma qui: il dark humour di questa generazione riguarda qualsiasi aspetto drammatico della società contemporanea o della memoria storica, e sui social non mancano i meme sull’11 settembre, né quelli sulle tragicamente note stragi nelle scuole statunitensi.
Perché la Gen Z ride delle tragedie
Una caratteristica «distintiva dell’umorismo della Generazione Z», continuano i ricercatori indiani, è «il suo abbraccio del nichilismo e dell’assurdità esistenziale». «Cresciuta in un contesto di instabilità economica, polarizzazione sociale, preoccupazioni per il cambiamento climatico e pandemia globale, la Generazione Z ricorre spesso all’umorismo come mezzo per elaborare e alleviare lo stress».
«Più umorismo, meno trauma», ha riassunto in maniera esemplificativa un utente sui social. Considerati poco seri e credibili per il loro modo informale di comunicare al lavoro, gli Zoomers sembrano essere cinicamente consapevoli del mondo che li circonda e rispetto alla quale si sentono “impotenti”. Un ostacolo problematico che scelgono di affrontare con l’ironia.
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È un paradosso: la stessa generazione dell’attivismo social e dei Fridays For Futures, movimento internazionale di protesta per la giustizia climatica, ha un atteggiamento profondamente «disilluso rispetto a un sistema politico che non risponde alle loro esigenze», rivela uno studio dell’Università di Berkley in California. Risposte non adeguate su questioni che li influenzano direttamente, come il cambiamento climatico, ha reso gli Zoomers particolarmente insofferenti: come spiegato in un approfondimento su A Fuoco, proprio le nuove generazioni che provano più rabbia e ansia per gli effetti della crisi climatica.
Questa rabbia dilagante, accompagnata dalla disillusione, è quindi il motivo che rende l’umorismo di questa generazione così difficile da comprendere per le generazioni precedenti, cresciute in un clima in cui la politica si basava tendenzialmente su una narrativa di progresso e ottimismo verso il futuro.
Non solo, ma un altro aspetto da considerare è l’arrivo di internet: a differenza dei Millennial (le persone nate tra il 1981 e il 1996), gli Zoomers sono stati subito immersi in un panorama di contenuti digitali, social media, e comunicazione basata sui meme. Il loro modo di esprimersi attraverso la cultura online, sviluppatasi in maniera partecipativa per rompere l’isolamento percepito nella vita reale, ha contribuito a cambiare radicalmente il modo in cui l’umorismo viene creato e consumato.
Entendiendo a las nuevas generaciones pic.twitter.com/NKUW5owCzO
— Eduardo Salles (@sallesino) May 13, 2018
La desensibilizzazione e l’apatia
È proprio il «ritmo frenetico della cultura online», però, che «può portare a una desensibilizzazione, in cui l’impatto dell’umorismo si diluisce nel tempo o in cui questioni serie vengono banalizzate», affermano i ricercatori dell’Università Manonmaniam Sundaranar.
Negli ultimi anni, ad esempio, i momenti più virali della politica si sono spostati dalle idee politiche dei candidati alle loro gaffe (volute o meno): il risultato è stato quello di creare un ambiente in cui le implicazioni della politica sono oscurate dall’intrattenimento. Si pensi al meme e remix italiano “Io sono Giorgia”, diventato virale nel 2019, che anche secondo gli stessi autori, due dj improvvisati dell’hinterland milanese, ha contribuito a rendere pop la figura dell’attuale presidente del Consiglio.
Un esempio ben più recente e internazionale, invece, risale alla campagna elettorale per le presidenziali statunitensi del 2024, ed è quello del meme e remix “They are eating the dogs” (in italiano “Loro mangiano i cani”). Il contenuto nasce da un’affermazione di Donald Trump fatta a proposito della popolazione haitiana di Springfield, Ohio, accusata – in maniera infondata e razzista 一 di mangiare animali domestici locali. Riguardo questo meme, in un’intervista a Advertising Week sull’umorismo della Generazione Z, il content creator statunitense Kahlil Greene aveva affermato: «Per noi, l’unico sfogo era ridere dell’assurdità di ciò che c’è di così orribile nel mondo». La dichiarazione di Trump, però, aveva avuto un impatto ben poco umoristico sulla vita reale, in quanto aveva contribuito a creare un’ondata di odio razziale reale contro la comunità haitiana di Springfield.
L’aspetto critico della tendenza a ridere delle assurdità e delle tragedie, quindi, è che indebolisce la comprensione delle questioni critiche, come anche nel caso dei meme condivisi con l’inizio del conflitto tra Iran e Israele. La creator palestinese Salma Shawa, attualmente residente negli Stati Uniti, ha dichiarato al quotidiano Metro che «questo tipo di contenuti è tipicamente prodotto da creator che sono molto lontani dalla realtà della guerra». «Di solito si tratta di persone privilegiate, che hanno tempo per pensare a battute stupide mentre a Gaza ci sono persone che vengono uccise dai cecchini mentre cercano di procurarsi del cibo», ha detto. Questo trend «viene giustificato come un modo per far fronte alla situazione. Far fronte a cosa?».
La memificazione della propaganda
Non manca, ovviamente, lo sfruttamento politico di questa ironia cinica che tanto piace agli Zoomers come meccanismo di difesa psicologica. Sempre nell’ambito della guerra in Medio Oriente, infatti, l’account TikTok dell’esercito israeliano (IDF) ha condiviso in passato proprio contenuti appetibili per questo tipo di umorismo.
Il 30 dicembre 2024, ad esempio, l’IDF ha pubblicato un meme propagandistico in chiave anti-Iran in cui il protagonista era “Chill Guy”, opera d’arte digitale e meme che rappresenta un’attitudine “tranquilla e senza stress” alle difficoltà della vita. Ad agosto 2024, invece, era diventato virale il post di due delfini attraverso il quale l’esercito israeliano passava un messaggio propagandistico contro il gruppo estremista palestinese Hamas riguardo all’uso di scudi umani nella guerra in corso.
L’utilizzo dell’ironia e dei meme a livello politico è diventato una strategia anche dell’estrema destra europea e statunitense. Svariati personaggi politici, infatti, si affidano sempre più ai trend dei social media per parlare all’elettorato; è quanto successo durante la campagna elettorale per le presidenziali di maggio 2025 in Polonia, quando il partito di estrema destra Diritto e Giustizia (PiS) ha incorporato il trend di Zorro come eroe anti-sistema dopo che un manifestante era salito sui tetti della città di Tarnów vestito come l’eroe mascherato. Nel 2021, invece, un’inchiesta del Washington Post aveva svelato che i gruppi online di estrema destra che avevano attaccato il Campidoglio statunitense usavano strumenti della cultura pop per raccogliere nuovi sostenitori, tra cui meme provocatori che pian piano diventano apertamente razzisti.
I meme estremisti sono così diventati “accettabili” sui social, mascherati da uno strato di innocenza e di «stavo solo scherzando». Ma piano piano, facendosi una risata, vengono passati messaggi propagandistici e 一 perché no 一 raccolti consensi; anche, se non soprattutto, tra i giovani che si informano principalmente proprio sui social media.
Credits immagine di copertina: account Instagram @_catsplaining_
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