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Jordan Bardella, il volto nuovo dell’estrema destra francese col vizio della disinformazione

Nei suoi discorsi il presidente del Rassemblement National sfoggia una bella retorica, ma costellata di fake news

3 giugno 2025
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Una presidenziale alle porte (nel 2027) e un gruppo, il Rassemblement National, che potrebbe presentare come candidato il giovane Jordan Bardella, ora presidente del partito. La candidatura non è ancora confermata: lo sarà solo se la leader Marine Le Pen, figlia del fondatore del RN (allora Front National) Jean Marie Le Pen, sarà dichiarata ufficialmente ineleggibile dalla giustizia. 

Ma chi è Jordan Bardella e quali idee propone? Ventinove anni, di origini italiane (come suggerisce il cognome), Bardella è il delfino di Marine Le Pen, la grande rivelazione della politica francese di questi ultimi anni e il futuro volto dell’estrema destra d’oltralpe. Bardella sin da giovanissimo si è fatto spazio nel partito rappresentando una nuova frangia dell’estrema destra (che oggi si sta diffondendo in tutta Europa): lontani sono i deputati alla Jean Marie Le Pen, rissosi, estremisti e violenti. L’attuale presidente RN è posato, dai toni pacati, con il viso pulito e sorridente e sempre in giacca e cravatta. Ai giovani elettori piace molto: su Tiktok, dove si mostra naturale e simpatico, supera i 2 milioni di followers.

Nonostante la giacca stirata e la cravatta, però, la linea che presenta Bardella è esattamente quella rappresentata dal Rassemblement National e, precedentemente, dal Front National. All’inizio del 2025, il quotidiano francese L’Humanité titolava “Come Jordan Bardella vuole fare suo il modello Trump”. Secondo l’Humanité, il presidente del RN sfoggia una bella retorica, ma costellata di fake news. Quando qualcuno dimostra poi la falsità delle sue dichiarazioni, Bardella risponde che nella vita possono coesistere pareri diversi, riducendo quindi dati e fatti al grado di opinione, come insegna la dialettica trumpiana. 

Le maggiori fake news del delfino di Le Pen riguardano proprio i temi cardine del partito, quali l’immigrazione, la sicurezza e, recentemente, l’ecologia. Lo scorso maggio Bardella chiedeva al presidente francese Macron di organizzare un referendum sull’immigrazione che era, secondo lui, diventata un vero e proprio «fenomeno di sommersione, che modifica la nostra cultura, i nostri modi di vivere, la nostra identità». Il mito della submersion migratoire è caro all’estrema destra francese, che ne parla da anni. Lo stesso Bardella aveva già denunciato il presunto fenomeno nel 2024 ai microfoni di CNews: «dobbiamo renderci conto che l’ondata di immigrati che sta interessando la Francia e l’intera Europa è forse la più grande sfida che le nostre società devono affrontare», aveva detto. «L’immigrazione minaccia non solo i nostri conti pubblici, ma anche la nostra sicurezza e la nostra identità»

Secondo i dati Insee – l’istituto nazionale francese di statistica e studi economici –, al primo gennaio 2024 il numero di persone immigrate presenti in Francia era di 7,3 milioni, circa il 10,7 per cento della popolazione totale. Il tasso di arrivi nel 2023 è in leggera diminuzione rispetto al 2022: 347 mila contro 375. Nel considerare questo dato bisogna però tener conto dell’alto numero di rifugiati ucraini che sono arrivati in Francia nel 2022 con lo scoppio della guerra. I dati dell’immigrazione in Francia sono inferiori a quelli di altri Paesi, sia europei (in Germania, per esempio, nel 2023 si contavano 13,9 millioni di persone migranti nel Paese, cioè più del 16% della popolazione), sia fuori UE (negli USA lo stesso anno si contavano 47,8 milioni di immigrati, cioè 14,3 per cento della popolazione). 

La tesi della sommersione combacia con una scarsa conoscenza del fenomeno migratorio: il 68 per cento dei cittadini europei ha infatti la tendenza a sovrastimare il numero di migranti presenti nel proprio Paese. Questo porta spesso a sviluppare teorie secondo cui le persone straniere sarebbero le maggiori responsabili dell’insicurezza nei Paesi europei. È una delle fake news divulgate da alcuni gruppi di estrema destra, come il collettivo “femminista” Nemesis, ed è anche una delle tesi più utilizzate da Jordan Bardella, che nel 2024 ha affermato che «il 77 per cento degli stupri e delle aggressioni sessuali a Parigi sono commessi da stranieri. Queste sono le cifre del ministero». 

Le cifre a cui si riferisce Bardella provengono invece da un articolo pubblicato su Europe 1, basato sulle statistiche della Questura di Parigi sugli stupri commessi nelle strade della capitale. Come spiega France Info, su 97 casi di stupro commessi nel 2023 nelle strade di Parigi, solo 30 sono stati risolti. Delle 36 persone arrestate, 28 erano di nazionalità straniera – pari in effetti al 77 per cento – ma si tratta in tutta evidenza di un dato assolutamente parziale.

Gli stupri di strada sono spesso commessi da persone senza fissa dimora o senza documenti, categorie in cui gli stranieri sono sovrarappresentati. Tuttavia, gli stupri di strada rappresentano solo una piccola minoranza di tutti quelli commessi a Parigi, come nel resto della Francia. I dati sugli stupri commessi in strada quindi, purché necessari per comprendere il fenomeno, non sono esaustivi né del fenomeno delle violenze commesse sulle donne, né della nazionalità delle persone coinvolte in questi casi.

Le fake news promosse dal presidente del Rassemblement National vanno oltre i temi dell’immigrazione e della sicurezza e toccano anche temi che, fino a pochi anni fa, erano sconosciuti all’estrema destra, come l’ecologia. Le posizioni di Bardella sono perfettamente in linea con quelle del partito che, dopo anni di negazione dell’esistenza della crisi ecologica, sta ora sviluppando una sua personale narrazione green, che coniuga nazionalismo e ambiente. 

Una parte delle tesi ecologiche del RN rientrano in quello che si definisce eco-bordering, letteralmente la protezione delle frontiere tramite l’ecologia. Secondo questa tesi, le persone migranti sono le principali responsabili delle emissioni inquinanti di un Paese, poiché ne farebbero aumentare la popolazione. Seguendo l’eco-bordering, popolare tra i partiti di estrema destra europei e statunitensi, per salvare il pianeta sarebbe dunque necessario chiudere le frontiere e concentrarsi su stili di vita e di commercio locali. Già nel 2019, Bardella si era fatto portavoce di questa corrente di pensiero, sostenendo che «le frontiere sono le migliori alleate dell’ecologia».  

La dichiarazione è facilmente smentita da tutti gli studi e le ricerche, come quella di Oxfam, che dimostra che l’1 per cento più ricco della popolazione inquina quanto due terzi dell’umanità. Nel rapporto si legge che «nel 2019, l’1% dei super-ricchi è stato responsabile del 16% delle emissioni globali di carbonio, pari alle emissioni del 66% più povero dell’umanità (5 miliardi di persone)» e aggiunge che le emissioni dell’1 per cento dei super-ricchi «nel 2019 sono sufficienti a causare 1,3 milioni di morti per calore». Questa tendenza non è nuova, ma confermata da decenni di studi: dagli anni ‘90 del novecento l’1 per cento dei super-ricchi ha bruciato il doppio del budget di carbonio rispetto alla metà più povera dell’umanità. 

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