Lunedì 17 agosto 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare l’attendibilità di alcune informazioni contenute in un post pubblicato il 12 agosto su Facebook dalla pagina Ragione Critica. Il post oggetto della nostra verifica accosta i passaggi di due articoli, pubblicati rispettivamente da La Repubblica il 12 agosto 2020 e da La Stampa il 14 luglio 2020 e mira a confrontare le strategie messe in campo da Unione europea e Russia nella gestione dei possibili vaccini contro il nuovo coronavirus Sars-Cov-2.
Nella prima sezione di testo si legge: «Avventata, sconsiderata e basata su pochi dati: così esperti e ricercatori di tutto il mondo, intervistati dalla rivista Nature, valutano la registrazione del vaccino russo anti-Covid, annunciata ieri dal premier Vladimir Putin. Preoccupa soprattutto la sicurezza poiché non c’è stata una sperimentazione su larga scala».
Il riferimento è al vaccino Sputnik V, presentato l’11 agosto 2020 dal presidente della Russia Vladimir Putin come il primo mai realizzato al mondo. Il vaccino in questione è stato approvato dal ministero della Salute russo, ma non è stato ad oggi [17 agosto 2020 ndr] pubblicato alcun dato a supporto della sua efficacia e sicurezza. Secondo il quotidiano indipendente russo Moscow Times, il vaccino non è stato sottoposto alla fase 3 della sperimentazione clinica, quella che coinvolge pazienti su larga scala e che secondo Daniel Salmon, direttore dell’Istituto per la sicurezza dei vaccini alla Johns Hopkins University di Baltimora, è necessario per valutare alcuni effetti collaterali che sfuggono ai test su un campione ristretto.
Questo particolare ha suscitato numerose reazioni all’interno della comunità scientifica, come riporta l’articolo di Repubblica citato nel post segnalatoci. Le stesse polemiche, stando a quanto riportato dall’autore che ha pubblicato il contenuto sulla pagina Ragione Critica, non si sarebbero invece presentate lo scorso 14 luglio quando, come racconta il quotidiano La Stampa, l’Unione europea si stava «adoperando per ottenere un’autorizzazione speciale» in modo tale da poter distribuire il vaccino «senza sperimentazione».
Si tratta di un confronto poco pertinente, che prende spunto da una notizia non confermata e da informazioni imprecise.
Il vaccino citato da La Stampa è quello di AstraZeneca e dell’Università di Oxford attualmente già nella fase 3 della sperimentazione (partita il 22 maggio). Secondo quanto si legge nell’articolo, l’Unione europea avrebbe pensato di chiedere all’Ema (l’Agenzia europea dei medicinali, da cui dovrà passare il via libera definitivo al vaccino europeo) una «autorizzazione speciale», per poter iniziare a somministrare il vaccino di Oxford prima della fine della fase 3.
Le indiscrezioni de La Stampa, non sono mai state confermate dai diretti interessati e soprattutto non si sono al momento verificate. Come si legge in un’intervista rilasciata il 21 luglio 2020 a Bloomberg da Marco Cavaleri, responsabile Ema per la strategia vaccinale, l’organizzazione intende aspettare «dati sufficienti» prima dell’eventuale approvazione. Tale principio è ribadito dal sito web dell’agenzia europea dei medicinali, che lo scorso 9 luglio ha ribadito l’importanza della fase 3 nell’assicurare la «sicurezza e l’efficacia» del vaccino prima dell’eventuale approvazione.
LEGGI ANCHE
Il volontario brasiliano di AstraZeneca non è deceduto a causa della sperimentazione del vaccino contro la Covid-19