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L’influencer srilankese che ha costruito un impero social monetizzando l’odio xenofobo in Gran Bretagna

Lo ha fatto con una rete di false pagine britanniche patriottiche e la condivisione di contenuti contro l’immigrazione

4 dicembre 2025
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Lo scorso marzo nel Regno Unito si era diffusa in maniera virale sui social media la notizia che il sindaco laburista di Londra, Sadiq Khan (di fede musulmana), avesse annunciato la costruzione di 40 mila case popolari destinate esclusivamente ai musulmani. Arrivarono commenti indignati e carichi di odio, con alcuni che chiedevano l’impiccagione del sindaco o evocavano una guerra civile. Come verificarono all’epoca i fact-checker britannici di Reuters e Full Fact la storia era tuttavia infondata e nasceva da un’intervista del 2024 completamente travisata in cui Khan, durante la campagna elettorale per essere nuovamente eletto come sindaco, aveva parlato del problema dell’edilizia abitativa a Londra.

Diversi mesi dopo, nel settembre 2025, venne diffuso online un video tratto da una telecamera di sorveglianza che ritraeva il premier britannico Keir Starmer, leader del Partito Laburista, e Lord Alli, deputato laburista e imprenditore nonché finanziatore del partito, mentre si baciavano di notte lungo il vialetto di un’abitazione. Secondo chi lo aveva condiviso si sarebbe trattato del primo di altri video pronti a uscire ancora «più compromettenti». Il filmato, però, che è stato diffuso in più Paesi (compresa l’Italia) generando milioni di visualizzazioni, era un falso creato con l’intelligenza artificiale

Queste due notizie false hanno un elemento in comune, come ha rivelato un’inchiesta congiunta del Bureau of Investigative Journalism (TBIJ), organizzazione giornalistica londinese senza scopo di lucro, dell’Institute for Strategic Dialogue (ISD), ente di ricerca specializzato nello studio della disinformazione, e del quotidiano britannico The Times

Entrambe sono state condivise e alimentate da presunte pagine Facebook britanniche che apparentemente si presentavano come focalizzate sulla politica del Regno Unito (a partire dai nomi patriottici, ad esempio una di queste si chiamava “Heart of British”) ma che in realtà facevano parte di un network creato e gestito in Sri Lanka da un influencer srilankese  pensato per sfruttare temi scottanti del dibattito pubblico britannico, viralizzare i contenuti condivisi, anche con notizie false, e generare soldi.

La composizione, l’attività e le tecniche della Rete

L’indagine ha rivelato che questa rete era composta da 89 pagine e 39 gruppi Facebook, creati principalmente tra aprile e settembre 2025, per attrarre pubblico del Regno Unito, utilizzando slogan e immagini patriottiche. Nei post in inglese erano presenti frequenti errori grammaticali e di sintassi, ma questo fatto non sembra aver destato alcun tipo di sospetto negli utenti. La rete infatti è riuscita a costruire «un considerevole seguito nel corso dell’ultimo anno, con un totale di oltre 1,6 milioni di follower e membri», riporta l’ISD.   

Secondo un’analisi di Foreign Policy, il dibattito del Paese sull’immigrazione è il più estremo al mondo. È anche infarcito di percezioni infondate che ne inquinano lo svolgimento: ad esempio, l’opinione pubblica britannica crede che l’immigrazione sia in aumento, quando in realtà, secondo i dati ufficiali diffusi a fine novembre è diminuita di quasi l’80 per cento rispetto al picco del 2023, quando quasi un milione di persone raggiunsero la Gran Bretagna.

Proprio per questo motivo la quasi totalità di queste pagine e gruppi (oltre il 90 per cento) ha pubblicato contenuti inerenti l’immigrazione nel Regno Unito. Nella stragrande maggioranza dei casi, continua l’ISD, questi erano pensati per inquadrare il tema in modo assolutamente negativo. Ad esempio il post più virale della Rete, che ha raggiunto 8,3 milioni visualizzazioni e 23 mila condivisioni, era sulla grande manifestazione anti-migranti “Unite the Kingdom” del 13 settembre 2025, organizzata dall’attivista di estrema destra Tommy Robinson. Il post in questione conteneva diverse immagini della protesta e la scritta “La Gran Bretagna si è svegliata”. 

L’analisi ha evidenziato come i contenuti contro l’immigrazione rasentavano spesso l’odio contro le persone migranti, in particolare di fede musulmana, e utilizzavano termini come “invasori” e “sostituzione”, termine che richiamava a tesi estremiste infondate e virali sui social media, come la teoria suprematista e antisemita de “La grande sostituzione”, secondo cui una ristretta cerchia di ebrei avrebbe deciso di sostituire le popolazioni autoctone dei Paesi occidentali – descritte come bianche e cristiane – con migranti di diverse etnie e religioni. 

Tuttavia, alcune pagine condividevano occasionalmente immagini e altri contenuti a sostegno dell’immigrazione, dimostrando quindi l’obiettivo della Rete di voler sfruttare l’emotività del pubblico britannico sulla tematica per scopi commerciali. 

Altra caratteristica comune dei contenuti condivisi da questa Rete era poi un forte sentimento anti-laburista. L’ISD riporta che tra i cinque post più popolari ce n’è uno di sostegno ad Ant Middleton, ex soldato britannico sostenitore di Reform UK, partito populista di destra quest’anno in testa ai sondaggi politici e guidato da Nigel Farage, che ha partecipato alla manifestazione “Unite the Kingdom”. Il settimo post più popolare della Rete per numero di “mi piace” (ne ha ottenuti 85mila) era contro il premier laburista Starmer e chiedeva se fosse il «peggior primo ministro del Regno Unito nella storia britannica». 

Per attirare ancora di più l’attenzione degli utenti britannici e ottenere maggiore engagement, la rete di pagine e gruppi creata nello Sri Lanka ha utilizzato anche video e immagini generati con l’intelligenza artificiale. Uno strumento sempre più centrale nella promozione di disinformazione e narrative polarizzanti su svariate tematiche. 

L’ISD spiega che in alcuni casi i simboli o le caricature IA non erano pensati per essere realistici: «Ad esempio, la rete ha pubblicato un’immagine di Babbo Natale con la bandiera del Regno Unito e una didascalia che affermava che il governo laburista stesse cercando di “mettere fuori legge il Natale”, o un’immagine della Britannia – la personificazione allegorica utilizzata per rappresentare lo spirito della Gran Bretagna – che regge uno striscione con la scritta “solo i traditori aiutano gli invasori”. Molti altri post invece contenevano immagini che si presentavano come reali. Queste false foto ritraevano marce e proteste con persone che reggevano striscioni o cartelli con slogan contro le persone migranti (ad esempio “Riprendiamoci la Gran Bretagna” o “fermare le importazioni, iniziare a deportare”).

Alcuni esempi di immagini create con l'intelligenza artificiale e condivisi dalla Rete, via ISD

ISD scrive che tra le immagini più popolari della rete create con l’intelligenza artificiale ce n’era una che mostrava il presunto futuro della Gran Bretagna, con uomini dalla pelle scura che guardavano con sguardo lascivo una donna bianca con occhi azzurri su un autobus. Un’altra che ha ricevuto 123mila “mi piace” ritraeva invece soldati in piedi sulle scogliere di Dover – città costiera del Regno Unito punto di approdo delle persone migranti che arrivano in maniera non regolare nel Paese – con una didascalia che chiedeva agli utenti se avrebbero voluto che i militari «mettessero in sicurezza i confini» ha ricevuto 123.000 “Mi piace”. 

Questi post non autentici sulla politica britannica e le tecniche utilizzate hanno funzionato, secondo quanto riporta l’inchiesta giornalista. Le pagine e i gruppi Facebook della rete hanno infatti ottenuto alti livelli di engagement e visibilità nel dibattito politico nel Regno Unito, tanto che diversi contenuti sono stati condivisi e rilanciati anche da personaggi pubblici, tra cui due politici del Reform UK. Un risultato notevole che ha portato a chi gestisce queste pagine in Sri Lanka a guadagnare migliaia di dollari.

Monetizzare l’odio e la disinformazione

L’influencer srilankese Geeth Sooriyapura si autodefinisce il «re delle pubblicità su Facebook» e sul suo profilo Instagram fa sfoggio di uno stile di vita improntato al lusso, tra orologi costosi, cene in hotel a 5 stelle e una casa con piscina, scrive il Bureau of Investigative Journalism (TBIJ). È lui il centro di questo network di pagine e gruppi social. L’influencer afferma che grazie alla gestione di pagine Facebook – alcune delle quali, come abbiamo visto, pubblicano post razzisti, islamofobi e anti-migranti rivolti al pubblico britannico – ha guadagnato 300 mila dollari. Sooriyapura ha anche un’”accademia” online dove insegna agli iscritti paganti come generare profitto dalla gestione di pagine e gruppi nel social di Meta.

La pagina YouTube dell'"accademia" di Geeth Sooriyapura, via The Times

Riguardo alla rete di pagine Facebook analizzata, sentito da TBIJ, Sooriyapura ha affermato che tra i suoi insegnamenti c’è quello di prendere di mira gli utenti anziani «perché sono loro a non amare gli immigrati». «Noi insegniamo semplicemente alle persone come monetizzare su Facebook e come raggiungere un pubblico mirato, in modo che poi gli studenti possano raggiungere un pubblico in base ai propri interessi», ha continuato l’influencer, negando di incoraggiare a diffondere violenza. In un video visionato dai giornalisti dell’inchiesta, in cui Sooriyapura parla ai suoi studenti, viene consigliato di concentrarsi sul Regno Unito perché lì il pubblico è molto interessato ad argomenti politici, in particolare all’immigrazione: «Non amano molto la gente del nostro Paese che vive lì, non solo gli srilankesi, ma ancora di più gli indiani».

TBIJ riporta che per l’influencer si tratta di un mercato facile in cui non è necessario creare video complessi, ma che invece basta spesso una semplice foto abbinata a una musica emotiva per attirare l’attenzione degli utenti e aumentare la portata della propria pagina. Per decidere su che contenuti puntare viene utilizzata anche l’intelligenza artificiale. L’inchiesta rivela che in un altro video uno dei suoi studenti aveva spiegato come utilizzare ChatGPT per fare ricerche sulla politica del Regno Unito e identificare i «punti di innesco». Nei suoi corsi Sooriyapura consiglia di creare pagine e gruppi su contenuti di nicchia come lifestyle, gatti e fauna selvatica, religione, fiori o politica. Riguardo quest’ultima categoria, l’influencer afferma che offre ai creatori di contenuti un’alta probabilità di diventare virali.

L’indagine congiunta racconta che Sooriyapura «sostiene di guadagnare soldi tramite il programma “in-stream ads” di Meta, che consente agli inserzionisti di inserire annunci pubblicitari prima, durante o dopo i video e tra i reel di breve durata». Nei suoi video, inoltre, consiglia «di consentire agli utenti di Facebook di pagare per abbonarsi alle pagine più popolari e di sfruttare i bonus di performance di Meta, ovvero pagamenti diretti ai creatori di contenuti virali», si legge ancora.

Sentita da TBIJ, Meta ha dichiarato di aver rimosso le pagine della Rete segnalate dai giornalisti che violavano le sue politiche sui comportamenti non autentici e ha contestato la redditività delle pagine dichiarata da Sooriyapura. L’inchiesta ha tuttavia scoperto che la rete gestita dall’influencer è riuscita ad aggirare le politiche di Meta in materia di pubblicità politica e questioni sociali. «Tra gli annunci pubblicitari identificati nella libreria di Meta che non erano stati moderati comparivano quelli che chiedevano il divieto del burqa nel Regno Unito, un’immagine generata dall’intelligenza artificiale del sindaco di Londra Sadiq Khan e di Starmer in uniforme da carcerato con la didascalia “il miglior risultato possibile per la Gran Bretagna”, un’immagine generata dall’intelligenza artificiale di Winston Churchill che punta un fucile contro Starmer, annunci che facevano riferimento a Reform UK e un annuncio che esortava gli utenti a “smettere di votare per i bugiardi al potere», scrivono i giornalisti. 

Commentando i risultati dell’inchiesta congiunta, Siddharth Venkataramakrishnan, responsabile editoriale e analista presso l’Institute for Strategic Dialogue, ha dichiarato che «la disinformazione commerciale è stata meno esaminata rispetto ai contenuti a sfondo politico, ma la mancanza di un’ideologia non la rende meno dannosa».

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