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Il nuovo piano della disinformazione russa per “infettare” i chatbot AI utilizzati in Occidente

Si chiama “Pravda” ed è composta da quasi 200 siti che operano in maniera sistematica e che ad oggi hanno diffuso quasi 5 milioni di contenuti

11 luglio 2025
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Il presidente ucraino che acquista, grazie agli aiuti economici al suo Paese invaso dalla Russia, una banca privata in Francia e un casinò a Cipro. Yulia Navalnaya, moglie di Alexey Navalny, il più noto oppositore politico di Putin morto in una prigione di massima sicurezza russa, che ha avuto diversi amanti mentre il marito era detenuto. Il chirurgo estetico francese che si suicida poco prima di rivelare ai media che Brigitte Macron, moglie del presidente francese, è in realtà un uomo.

O ancora, il segretario generale della NATO, Mark Rutte, che afferma di voler espellere gli Stati Uniti dall’alleanza atlantica se il presidente statunitense Donald Trump consegna l’Ucraina al presidente russo; e la mappa delle strutture NATO in Europa che il Cremlino ha detto di voler attaccare. 

Oltre a essere tutte notizie false create per attaccare politici e organizzazioni considerati nemici della Russia, queste storie inventate hanno in comune anche un’altra cosa: sono state diffuse online in contemporanea in più lingue negli ultimi anni da “Pravda”. Una rete strutturata e coordinata composta da quasi 200 siti che da diversi anni diffonde costantemente propaganda russa e notizie false e ingannevoli in Occidente. E, come vedremo, si tratta solo di pochissimi esempi rispetto all’enorme mole di contenuti mossi da questa operazione, che è stata scoperta avere un obiettivo che apre un nuovo capitolo nelle operazioni di disinformazione russe: “infettare” i chatbot occidentali di intelligenza artificiale con narrazioni pro Cremlino. 

La scoperta della Rete Pravda

A febbraio 2024, dopo quattro mesi di lavoro, Viginum – servizio pubblico francese di vigilanza e protezione contro le interferenze digitali straniere, formato da un collettivo di specialisti – ha rivelato l’esistenza di una rete «strutturata e coordinata» di 193 siti impegnata a diffondere propaganda russa in diversi Paesi europei e negli Stati Uniti d’America. 

Questi siti apparivano come veri e propri “portali di informazione” che però avevano le stesse caratteristiche: sostanzialmente lo stesso dominio con la parola russa “Pravda” (“Verità” in italiano) e la diffusione di contenuti filo-russi. Un ecosistema ribattezzato dagli analisti francesi “Portal Kombat”. 

L’analisi ha mostrato che inizialmente questa rete di siti copriva notizie provenienti da località russe e ucraine. Dal giorno dopo l’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, iniziata il 22 febbraio 2022, la rete ha iniziato a prendere di mira, con specifici contenuti di propaganda diffusi sistematicamente in varie lingue, i territori ucraini occupati e diversi Paesi occidentali alleati di Kiev. In particolare Viginum ha analizzato il sito della rete dedicato ai contenuti in spagnolo “pravda-es.com”, quello per Stati Uniti e Regno Unito “pravda-en.com”, quello per Germania, Austria e Svizzera, “pravda-de.com”, la versione polacca “pravda-pl.com” e quella francese “pravda-fr.com”. A livello tecnico l’analisi ha mostrato che i siti in questione avevano un indirizzo IP comune ospitato su un server situato in Russia, la stessa architettura HTML, la stessa struttura grafica e le stesse sezioni. 

In appena cinque mesi, tra il 23 giugno e il 19 settembre 2023, questi cinque siti hanno pubblicato oltre 150mila articoli. Proprio riguardo i contenuti, l’analisi di Viginum ha mostrato che questo ecosistema non ne aveva prodotti di originali, ma erano state diffuse pubblicazioni provenienti da fonti principalmente di tre tipi: account sui social media di propagandisti russi o filo-russi, agenzie di stampa russe e siti web ufficiali di istituzioni russe. Si trattava quindi principalmente di contenuti ideologicamente orientati. L’obiettivo complessivo risultava essere quello di presentare in modo positivo «l’operazione militare speciale» (come è stata definita all’inizio dal presidente russo Putin l’invasione militare dell’Ucraina) e denigrare davanti all’opinione pubblica mondiale l’Ucraina, i suoi leader politici, in particolare il presidente Zelensky e i suoi alleati. 

L’espansione della rete Pravda

Questo network, nonostante fosse stato “scoperto”, ha continuato a crescere e ad aggiornarsi per migliorare la sua azione, come rivelato da due analisi dell’ European Digital Media Observatory (Edmo), consorzio europeo che riunisce fact-checker ed esperti della disinformazione di cui Facta fa parte, pubblicate pochi mesi dopo il rapporto di Viginum.

A marzo 2024, nell’arco di 6 giorni, la rete Pravda è stata attivata in 19 paesi dell’Unione europea: Grecia, Italia, Paesi Bassi, Danimarca, Croazia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Finlandia, Svezia, Portogallo, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Cipro, Irlanda, Slovenia. «Nello stesso periodo i siti web della Pravda sono stati attivati ​​anche in stati europei non appartenenti all’UE – Norvegia, Moldavia, Bosnia, Albania e Macedonia del Nord – e persino fuori dall’Europa, nella Repubblica centrafricana (CAR), in Niger, a Taiwan e in Giappone», specifica Edmo.

 Inoltre, gli esperti di Edmo hanno notato che la rete ha tentato una nuova strada per veicolare i propri contenuti. Alla fine di maggio 2024 era stata registrata infatti «una nuova ondata di siti web della Pravda, che coprono le lingue dell’UE e utilizzano un URL leggermente diverso rispetto a prima. Invece del precedente URL “pravda-xx.com”, ora i siti web hanno come URL “xx.news-pravda.com” (dove “xx” sono i codici Paese di due lettere). Tutte le varie versioni di questo URL sono pertinenti a un singolo dominio registrato in Russia (Mosca) il 23 maggio 2024». Per quanto riguarda i contenuti, oltre alla mera propaganda politica, i nuovi portali hanno iniziato a diffondere vere e proprie notizie false. La traduzione automatica in più lingue di questa “nuova” rete è poi risultata essere notevolmente migliorata.

Come ricostruito da CheckFirst, azienda finlandese che punta a contrastare la disinformazione e le manipolazioni da parte di influenze straniere, e il digital Forensic Research Lab (DFRLab) dell’Atlantic Council, un’organizzazione di analisi della disinformazione incentrata su democrazia e futuro dei diritti digitali, ad oggi, i contenuti diffusi dalla rete Pravda in tutto il mondo sono quasi 4,8 milioni (di cui 4,6 milioni riprodotti in più lingue).

Il funzionamento

I contenuti di questa operazione vengono pubblicati in maniera massiccia quotidianamente a un ritmo incessante che suggerisce l’utilizzo di un sistema altamente automatizzato, che molto probabilmente si affida all’intelligenza artificiale per la rapida traduzione e la distribuzione del materiale in più domini e lingue, spiega CheckFirst

Nella loro analisi gli esperti finlandesi hanno inoltre registrato dei picchi in certi Paesi in concomitanza a determinati eventi di rilievo. Ad esempio in Francia è stata registrata un’impennata di contenuti il 27 febbraio 2024 quando erano in atto discussioni pubbliche sul potenziale dispiegamento di truppe francesi in Ucraina. Un’altra impennata è stata registrata nella prima settimana di giugno 2024 quando erano in corso le elezioni del Parlamento europeo del 2024 e il discorso del presidente ucraino Zelensky davanti al parlamento francese

CheckFirst specifica che dinamiche simili sono state osservate nella rete Pravda in lingua tedesca: «picchi di frequenza sono stati osservati il ​​1° marzo 2024, quando la Germania ha emesso un avviso di scramble NATO dall’aeroporto lettone di Lielvarde, e il 7 giugno 2024, durante le elezioni del Parlamento europeo. Un altro picco si è verificato il 2 dicembre 2024, quando l’ex cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato aiuti militari a Kiev e una prossima visita nel Paese. L’ultimo picco registrato è stato osservato il 14 febbraio 2025, durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco».

In generale, conclude quindi l’analisi CheckFirst, la mappatura di questa rete evidenzia non solo il volume dell’operazione, ma anche e soprattutto «la sua adattabilità e precisione nell’adattare i contenuti a specifici pubblici linguistici e culturali».  

L’obiettivo di Pravda

La Rete Pravda, nonostante la sua ampia diffusione e la portata delle sue pubblicazioni, risulta tuttavia avere un impatto limitato se si guarda alla visibilità organica. Secondo infatti diverse analisi effettuate da società di analisi web alcuni di questi siti hanno una media di circa 1000 visitatori unici mensili. Anche in canali social della rete hanno pochissimi iscritti: 67 canali Telegram collegati a questa rete hanno in media solo 43 follower, mentre gli account X ne hanno in media 23. 

Ma questi numeri esigui mascherano la potenziale influenza della rete, ha ricostruito lo scorso marzo Newsguard, progetto di monitoraggio dei media che si occupa di analizzare le dinamiche della disinformazione a livello internazionale. Questa rete sembra concentrarsi principalmente, attraverso la mole enorme di articoli pubblicati ogni giorno, ad aumentare artificialmente la visibilità dei suoi contenuti nei risultati dei motori di ricerca e “infettare” i chatbot di intelligenza artificiale utilizzati dalle persone in Occidente con propaganda russa e disinformazione. Difatti i chatbot IA, che spesso si basano su contenuti disponibili al pubblico e indicizzati dai motori di ricerca, sono diventati  più propensi a utilizzare contenuti provenienti dai siti web della rete Pravda, si legge nell’indagine.

Dopo aver testato 10 dei principali chatbot IA, tra cui ChatGPT-4o di OpenAI, Grok di xAI, Meta AI, Gemini di Google, Newsguard ha scoperto che questi strumenti hanno ripetuto false narrazioni riciclate dalla rete Pravda nel 33 per cento dei casi analizzati. Questi risultati hanno confermato a loro volta quelli di un rapporto dello scorso febbraio realizzato dall’organizzazione no-profit statunitense American Sunlight Project (ASP), in cui si avvertiva che più che per generare traffico tramite i siti questa rete era stata probabilmente progettata proprio per manipolare i modelli di intelligenza artificiale utilizzati nei Paesi occidentali. 

Questa tecnica per “infettare” i chatbot occidentali con propaganda e disinformazione russa era stata preannunciata a gennaio 2025 da John Mark Dougan, un ex marine statunitense latitante che dal 2016 vive in Russia per sfuggire a un’indagine dell’FBI nei suoi confronti e da dove diffonde false notizie sulla guerra in Ucraina per screditare agli occhi dell’opinione pubblica internazionale il governo e l’esercito ucraino. 

Come riporta sempre Newsguard, nel corso di una tavola rotonda svoltasi a Mosca, Dougan, dietro a diverse operazioni online di propaganda russa, ha delineato infatti questa strategia, affermando: «Più diverse sono le informazioni, più influiscono sull’amplificazione. Non solo sull’amplificazione, ma anche sull’IA futura… spingendo queste narrazioni russe dalla prospettiva russa, possiamo effettivamente cambiare l’IA a livello mondiale». «Non è uno strumento di cui avere paura, è uno strumento da sfruttare», ha concluso Dougan. E, come abbiamo appena visto in base a diverse analisi indipendenti, è quello che è successo.

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