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L’assalto del segretario della Salute USA ai vaccini

Con la sua linea antiscientifica sul tema, Kennedy Jr. sta creando caos e confusione a livello sanitario nel Paese

19 settembre 2025
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L’assegnazione dell’incarico di segretario della Sanità a Robert Kennedy Jr., da tempo noto per le sue posizioni complottiste e antiscientifiche sui vaccini, non è stata una formalità. Durante il voto del Senato, che ha l’obbligo di confermare tutte le nomine governative del Presidente, Kennedy, a domanda diretta, ha affermato di credere «che i vaccini svolgano un ruolo cruciale nella sanità»; un tentativo di disinnescare le critiche che anche parte del Partito repubblicano gli poneva. 

L’attenzione, tra i senatori, era posta soprattutto su Bill Cassidy, medico della Louisiana, fortemente favorevole alle vaccinazioni: confortato dalle dichiarazioni del candidato, ha votato favorevolmente. 

Robert Kennedy ha quindi ottenuto il ruolo con 52 voti favorevoli e 48 contrari: l’unico a votare contro la sua nomina tra le file della destra è stato l’ex leader della maggioranza Mitch McConnell, da bambino sopravvissuto alla poliomielite, che ha ritenuto il candidato «mancante della conoscenza degli elementi basilari del sistema sanitario statunitense». Mesi dopo il voto, le promesse fatte da Kennedy ai senatori sembrano però lettera morta.

L’attacco di Kennedy Jr.

Il segretario della Sanità ha, infatti, cancellato 500 milioni di dollari in fondi per lo studio di vaccini a tecnologia mRNA, adducendo una falsa tesi secondo cui questa tipologia di vaccini non sarebbe sicura ed efficace.  

Chi fa ricerca sul tema si chiede se potrà ottenere fondi dal governo o l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA), l’ente che si occupa di approvare i medicinali, dopo i test: anche per questo, i fondi di investimento, tra cui Adjuvant Capital, che aveva garantito circa 100 milioni di dollari a una start-up che si occupava di vaccini prima del cambio di posizioni a Washington, stanno smettendo di investire sui vaccini. 

Kennedy Jr. ha poi inserito nuovi membri nel comitato consultivo sui vaccini dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), l’Agenzia di salute pubblica statunitense, alcuni dei quali sono critici riguardo agli obblighi vaccinali. 

Durante una recente epidemia di morbillo nel Texas occidentale, diffusasi proprio per un abbassamento dell’immunizzazione dei bambini nei confronti della malattia, Kennedy Jr. ha promosso l’utilizzo della medicina alternativa, tra cui l’assunzione di olio di fegato di merluzzo per guarire. Dei 762 casi di morbillo certificati in Texas da fine gennaio 2025, solo 21 di essi riguardavano bambini che avevano ottenuto la doppia dose di vaccino, e quindi la garanzia di immunizzazione completa. 

Inoltre, ad agosto il segretario della Sanità statunitense ha licenziato la direttrice dei CDC, Susan Monarez, messa a capo del dipartimento dallo stesso Trump un mese prima. Durante un’audizione svoltasi lo scorso 17 settembre al Senato, la ricercatrice ha accusato Kennedy Jr. di averla licenziata perché lei aveva respinto le sue pressioni affinché approvasse le nuove raccomandazioni sui vaccini prima di averne esaminato le prove scientifiche, riporta l’Ansa. Ai senatori statunitensi Monarez ha detto: «Anche sotto pressione, non potevo sostituire le prove con l’ideologia o compromettere la mia integrità. La politica vaccinale deve essere guidata da dati credibili, non da risultati predeterminati».

Non sapendo come comportarsi e quali saranno le nuove linee guida, in alcuni Stati inizia a essere richiesta una prescrizione per poter fare la vaccinazione contro il Covid, o addirittura si è bloccato tutto temporaneamente in attesa di novità, scrive The Atlantic

Secondo Demetre Daskalakis, ex direttore del Centro nazionale per l’immunizzazione e le malattie respiratorie dei CDC, dimessosi per protesta dopo l’estromissione di Monarez da parte di Kennedy, è in corso una battaglia tra scienza e anti-scienza, e un organo come i CDC, che aveva sempre goduto di un consenso unanime, si starebbe trasformando in uno strumento politico. Nove ex direttori dell’ente hanno scritto un editoriale congiunto sul New York Times per denunciare le azioni di Kennedy, che dovrebbero «allarmare tutti i cittadini del Paese». 

Proprio per questo, Ashish Jha, che ha coordinato la risposta della Casa Bianca alla pandemia di Covid-19, ritiene che sia inutile ormai basarsi sulle linee guida federali sulla vaccinazione, che proprio i CDC rendono pubbliche, in quanto sarebbe un’emanazione politica e non più un organo di scienza. 

Per questo alcuni Stati, tra cui quelli a guida democratica della costa Ovest, Washington, Oregon e California, hanno deciso di diramare le proprie raccomandazioni vaccinali in contrasto con l’agenzia di salute pubblica, rompendo un equilibrio che resisteva dagli anni ’60: pur avendo ogni Stato il potere di scegliere quali vaccini imporre alla propria popolazione, tutti si erano sempre rifatti all’organo federale, in modo da non arrivare al paradosso per cui ai bambini dell’Ohio fosse imposto un piano vaccinale diverso rispetto a quelli della California. 

Se gli Stati a guida democratica si allontanano dalle raccomandazioni in modo da assumere un controllo più stretto sulle vaccinazioni, la Florida, a guida repubblicana, ha iniziato a muoversi in senso opposto: nei giorni scorsi hanno fatto molto discutere le dichiarazioni di Joseph Ladapo, il Surgeon General (massima autorità medica, ndr) dello Stato, che ha definito l’obbligo vaccinale «una schiavitù» e un attacco alla libertà di scelta dei genitori per i propri figli, iniziando un percorso per eliminarlo del tutto. 

Una posizione radicale e antiscientifica che ha allarmato molti cittadini: la BBC ha infatti raccolto alcune testimonianze, specialmente di madri con figli immunodepressi, che temono per la salute dei bambini in caso l’obbligo terminasse. Nonostante le dichiarazioni, però, sembra che la Florida debba fare marcia indietro: secondo un sondaggio dell’organizzazione non-profit KFF, infatti, l’80 per cento della popolazione sarebbe contraria alla misura. Anche il presidente Trump si è espresso in senso contrario e ha detto pubblicamente che «i vaccini che funzionano andrebbero usati». 

Il ruolo di Donald Trump

La posizione di Donald Trump sulle vaccinazioni è complessa e difficilmente ascrivibile al campo della scienza o a quello dell’antivaccinismo duro e puro. Il presidente si è sempre vantato del lavoro delle case farmaceutiche per la creazione, approvazione e somministrazione rapida di un vaccino anti-Covid ai tempi della pandemia, anche grazie a fondi federali stanziati durante il suo primo mandato con la cosiddetta “Operazione Warp Speed”. 

Nonostante i continui rimandi al suo ruolo nella fine della pandemia e al sostegno all’obbligo vaccinale in contrasto con le posizioni che stavano emergendo in Florida, ha postato recentemente sulla sua piattaforma di social media Truth la nota falsa teoria del complotto secondo cui i vaccini causerebbero l’autismo. 

Questo perché, negli anni precedenti al suo impegno politico, Trump è stato spesso scettico sul ruolo dei vaccini. Nel 2007 disse che i bambini venivano «bucati» troppo spesso, o «con dosi da cavallo», e che per il figlio Barron stava pensando a un piano vaccinale meno invasivo. Nello stesso anno, ha ospitato a Mar-a-Lago, la sua residenza in Florida, l’associazione Florida for Autism Speaks: in occasione dell’incontro, ha affermato che era in corso un’epidemia di autismo e che secondo lui le vaccinazioni avevano un peso nella cosa, soprattutto quelle valide per più malattie somministrate in una volta sola. 

Nell’inverno del 2009, durante l’epidemia di influenza suina che ha causato 12 mila morti negli Stati Uniti, è intervenuto su Fox News per dichiarare che «terrebbe i bambini a casa da scuola, ma non inietterebbe vaccini, che possono essere molto pericolosi». Ancora nel 2012, ha affermato che «ha visto bambini stare bene e poi d’un tratto male dopo l’iniezione della puntura mostruosa». Nello stesso anno ha twittato che le somministrazioni di vaccini possono causare un aumento nell’autismo. 

Durante uno dei dibattiti per la nomination repubblicana nel 2015 è tornato nuovamente sul tema, affermando di non essersi «mai vaccinato contro l’influenza e quindi di non averla mai presa». Le sue posizioni sono cambiate durante il primo mandato, in cui il Paese ha affrontato prima un’epidemia di morbillo nel 2019 e poi la fase iniziale e più dura della pandemia di Covid: in entrambi i casi Trump ha promosso le vaccinazioni. Nonostante questo, il mondo no-vax che vede in Kennedy il suo leader non è così lontano dalle posizioni che il presidente ha tenuto per circa dieci anni, prima di vincere le elezioni.

Un mondo, quello degli anti-vaccinisti, in crescita, anche se sempre in minoranza: secondo uno studio del Washington Post, infatti, oggi un genitore su sei ha evitato di somministrare nel tempo almeno una singola dose di vaccino ai figli. Se si allarga lo studio ai soli vaccini antinfluenzali e anti-Covid, si sale alla metà dei genitori. Il principale motivo, nei dati analizzati, è la paura di reazioni indesiderate e la percezione che possano essere un pericolo alla salute dei bambini. 

Nonostante questo, i dati evidenziano un appoggio netto dei cittadini ad alcuni obblighi vaccinali: il 75 per cento dei repubblicani e il 91 per cento dei democratici sono infatti favorevoli a obbligare alla vaccinazione contro morbillo e poliomielite, e anche un sondaggio commissionato dal Partito repubblicano per uso interno ha definito «politicamente pericoloso» eliminare gli obblighi vaccinali. 

Una fuga in avanti dell’amministrazione Trump, quindi, dettata più dalle convinzioni personali di Kennedy e non ostacolata da Trump, date anche le simpatie pregresse per il tema, che non sembra però fare breccia nei cittadini: per quanto il mondo no-vax sia molto rumoroso, sembra oggi rappresentare solo una minoranza degli Stati Uniti.

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