
Un partecipante al Remigration summit è stato arrestato con l’accusa di terrorismo
Si tratta dell’olandese Thomas Deveson, attivista di un gruppo di estrema destra che mira alla costituzione di una “Grande Olanda” etnicamente bianca
Lo scorso 17 maggio era presente al Remigration summit di Gallarate – il ritrovo dell’ultradestra europea con al centro il tema della deportazione forzata di persone migranti – e il 14 agosto, al termine di un’indagine dei servizi segreti interni olandesi (AIVD), è stato arrestato a Badhoevedorp, vicino ad Amsterdam, con l’accusa di preparare un attacco terroristico di estrema destra e di possedere illegalmente armi e munizioni.
Si tratta del 24enne olandese Thomas Deveson, noto per appartenere a Geuzenbond, un piccolo gruppo di estrema destra che annovera appena una ventina di membri, ma che conta un seguito ben maggiore online (circa 1.500 follower su Telegram e 3.100 su Instagram). L’organizzazione prende il nome dai Geuzen (“pezzenti”), l’epiteto dispregiativo rivolto, nel 1566, da un consigliere della governatrice degli allora Paesi Bassi spagnoli ai nobili calvinisti che chiedevano tolleranza religiosa e immediatamente divenuto l’orgoglioso soprannome dei ribelli olandesi nella Guerra degli ottant’anni per l’indipendenza (1568-1648).
Alle loro insegne si ispirano i simboli del gruppo, a partire dai colori distintivi – arancione-bianco-blu –, gli stessi del vessillo del principe Guglielmo d’Orange, capo militare della rivolta, ma anche gli stessi della bandiera usata dal partito nazionalsocialista olandese (NSB) negli anni Trenta e dal Sudafrica dell’apartheid. Nonostante la sua lunga storia, la bandiera è ormai considerata tabù e si è trasformata nell’emblema del pan-nazionalismo olandese. L’obiettivo di Geuzenbond è, non a caso, la costituzione di una Grande Olanda, etnicamente bianca, che riunisca i Paesi Bassi e le Fiandre belga e francese secondo i principi del solidarismo, una variante fiamminga del corporativismo fascista.
Dalla sua fondazione, nel 2018, le sue attività sono consistite principalmente in escursioni, attacchinaggio di adesivi, srotolamento di striscioni anti-immigrazione, partecipazione a manifestazioni e conferenze con altre sigle identitarie europee e addestramento al combattimento.

Nel 2023 gli esperti del Global Project Against Hate and Extremism (GPAHE) hanno infatti individuato Geuzenbond fra i circa 150 gruppi affiliati alla rete transnazionale degli “Active Club”, cellule decentralizzate che, attraverso l’allenamento alle arti marziali, temprano uno “spirito guerriero bianco” in vista di un’imminente guerra razziale.
Secondo l’ideologia degli Active Club, ispirata alle teorie del complotto della sostituzione etnica e del genocidio bianco, la civiltà bianca sta affrontando una minaccia esistenziale a causa dell’influenza ebraica e dell’immigrazione, e la sua sopravvivenza dipenderebbe dalla «capacità di resistere in pubblico e sopraffare i nemici, sia online, con la partecipazione a media controculturali, sia fisicamente in forma di violenza», leggiamo in una relazione del Centro sul terrorismo, l’estremismo e l’antiterrorismo (CTEC). A creare il movimento, nel 2020, è stato il neonazista americano Robert Rundo, condannato lo scorso dicembre a due anni di carcere e due di libertà vigilata per sommossa.
Nei Paesi Bassi gli Active Club hanno attirato l’attenzione dell’anti-terrorismo, che, in un rapporto del dicembre 2023, vi dedicava un’intera sezione. I legami di Geuzenbond con gli altri Active Club sono ben documentati, sia dalle connessioni online, soprattutto su Telegram, sia da quelle offline. Nel giugno 2024, ad esempio, una delegazione del Patriot Front, un gruppo neofascista americano, è stata avvistata ad Amsterdam insieme a membri di Geuzenbond, e il suo leader, Thomas Rousseau, ha concesso loro un’intervista esclusiva. Il collettivo di giornalismo investigativo Bellingcat ha inoltre scoperto che, nel maggio 2023, Thomas Deveson ha partecipato alla “Notte europea della lotta”, un evento che ha radunato in un villaggio delle campagne ungheresi alcuni dei gruppi europei più estremisti per la pratica di quindici diversi sport da combattimento.

Dopo essere stato smascherato da Bellingcat, Deveson ha iniziato a rivendicare pubblicamente l’appartenenza a Geuzenbond e a comparire nelle foto senza il volto oscurato, a differenza degli altri membri, rimasti per lo più anonimi. Una visibilità, ne deduce il quotidiano olandese Volkskrant, che è spia del suo ruolo di leader.
Gli indizi che puntano in questa direzione sono molti. Deveson risulta in prima linea in diverse manifestazioni organizzate da Action Radar Europe, la piattaforma dei gruppi identitari concepita dall’estremista di destra austriaco Martin Sellner. Il 26 luglio, a Vienna, gli è stato concesso l’onore di salire sul palco durante una marcia a favore della remigrazione: nelle fotografie l’olandese è nel primo spezzone del corteo, vicino allo stesso Sellner, al punto da essere ritratto, al pari dei tedeschi di Generazione identitaria, in un carosello di immagini propagandistiche di Voxeuropa Herald, l’house organ della piattaforma. Ad aprile, poi, Action Radar Europe ha dato risalto a un sit-in di Geuzenbond nei canali di Amsterdam per pubblicizzare la remigrazione.
Il 24 dicembre 2024 Action Radar Europe ha pubblicato un video in cui Deveson, insieme ad altri tre membri di Geuzenbond, invocava nuovamente la remigrazione dopo l’attentato al mercato natalizio di Magdeburgo. Nell’agosto dello scorso anno, infine, una foto di Deveson mentre attacchinava un manifesto sugli omicidi di Southport, in Inghilterra, è stata inserita dalla rete di Sellner in un collage di iniziative analoghe in tutta Europa. Geuzenbond appare così ben inserito in Action Radar Europe da essere stato rappresentato nel suo evento di lancio, nell’ottobre 2023 a Bruxelles.

Anche al Remigration summit di Gallarate, cui hanno partecipato vari esponenti della Lega, Deveson è tutt’altro che un semplice spettatore: lo si vede all’ingresso del Teatro Condominio insieme a membri del movimento identitario tedesco e del gruppo neonazista svizzero Junge Tat. I contatti di Deveson e di Geuzenbond con gli organizzatori del convegno sulla remigrazione sono in effetti molteplici: a gennaio il gruppo olandese era fra gli astanti di una conferenza sulla remigrazione tenuta da Sellner nei Paesi Bassi; nell’agosto 2024 Deveson ha preso parte in Germania a una riunione operativa di Action Radar Europe insieme a Sellner; nell’ottobre 2023 – ha rivelato Volkskrant – un membro di Geuzenbond, conosciuto con lo pseudonimo di Jan Geuzen, ha parlato a un incontro sulla remigrazione dove erano presenti Sellner e il fiammingo Dries Van Langenhove, tra gli oratori di punta del summit; e nel febbraio 2024 Van Langenhove è stato invitato al terzo congresso della gioventù olandese, organizzato, tra gli altri, da Geuzenbond.
Secondo ricostruzioni di ricercatori indipendenti, questo evento sarebbe proprio avvenuto nella sede operativa di Geuzenbond, un vecchio ristorante ormai in disuso, nella regione del Brabante, dove le autorità olandesi hanno sequestrato armi e munizioni. Nel corso dei mesi, gli abitanti della zona hanno notato un numero impressionante di targhe straniere, soprattutto belghe e austriache, affluire sul posto in occasione di feste e raduni.
In un comunicato del 19 agosto, Geuzenbond ha confermato l’arresto di Deveson liquidando le accuse a menzogne fabbricate ad arte «dallo Stato Profondo e dalla stampa per danneggiare il movimento nazionalista» e le sue posizioni contro l’immigrazione. Anche l’associazione GNSV, una confraternita di studenti di destra presente a Nimega, Leida e Utrecht formalmente autonoma e moderata, ma – secondo i media olandesi – sostanzialmente un’estensione di Geuzenbond, ha rilasciato una dichiarazione di condanna della violenza, annunciando la sospensione di Deveson.
Come sottolineano i ricercatori austriaci di Stopp die Rechten, è la quarta volta che il nome di Martin Sellner viene associato al terrorismo di estrema destra: nel 2018 ebbe una corrispondenza via e-mail con Brenton Tarrant, l’attentatore di Christchurch che nel 2019 uccise 51 persone in una moschea e in un centro islamico in Nuova Zelanda; nel 2024 un 21enne del movimento identitario è stato condannato per adesione a un’organizzazione terroristica, la Divisione Feuerkrieg; e infine uno degli otto membri del gruppo terroristico dei Separatisti Sassoni, che progettavano il collasso dello Stato, la pulizia etnica e la conquista di interi territori della Germania orientale, ha partecipato ad almeno due manifestazioni identitarie a Vienna come portabandiera.

Inoltre, è la seconda volta che un partecipante al Remigration summit viene arrestato dalla data del suo svolgimento a maggio. A luglio la polizia spagnola ha arrestato Christian Lupiañez, leader del gruppo neonazista “Deport Them Now”, per aver fomentato la caccia all’immigrato a Torre Pacheco, nella regione della Murcia. Diversamente da Lupiañez, la cui presenza a Gallarate era fonte di imbarazzo persino per gli organizzatori a causa dell’ostentazione di una croce celtica, Deveson era, tuttavia, a tutti gli effetti parte del loro movimento.
Come Facta aveva già raccontato nel suo resoconto sul summit, segnalando gli interventi di noti neonazisti e i discorsi anticostituzionali degli speaker, il raduno di Gallarate su cui la Lega ha messo il cappello è stato dunque l’esatto contrario di un normale evento sponsorizzato da «un’associazione di ragazzi del territorio […] con altri giovani provenienti da tutta Europa», per citare le parole del sindaco leghista del comune Andrea Cassani, o «un convegno sull’immigrazione», come in seguito banalizzato dal consigliere regionale Alessandro Corbetta. È stato, invece, l’occasione per normalizzare idee e gruppi che rifiutano la democrazia e la legalità e favorirne l’ingresso nel dibattito pubblico.
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