
Il nuovo genere musicale della destra americana, che predica la devozione a Dio e il culto di Trump
La worship music evangelica, nata come forma di adorazione intima e spirituale, si sta trasformando in un potente strumento politico del trumpismo
La musica devozionale, in inglese worship music, è un sottogenere della Contemporary Christian Music (CCM) e un pilastro dell’evangelicalismo statunitense. Onnipresente nelle megachurch, nelle radio evangeliche, nei campi e nei gruppi giovanili, è un codice condiviso che definisce l’appartenenza a una denominazione cristiana per milioni di credenti, tendenzialmente bianchi. Gli accordi e le strofe invitano a un abbandono alla volontà divina, una resa verso Dio e il suo piano per l’essere umano.
L’adorazione è tipica della denominazione evangelica e consiste in momenti sacri in cui si dimostra la propria devozione a Dio attraverso il movimento, il canto, la preghiera, la manifestazione esplicita delle emozioni tramite le lacrime, le braccia alzate, gli occhi chiusi e naturalmente la musica in sottofondo oppure cantata a squarciagola. Apparentemente intimi e slegati dalla politica, proprio a causa della loro diffusione e del senso di familiarità che li circonda, i brani devozionali sono diventati negli ultimi anni un veicolo di propaganda per la destra cristiana e repubblicana. Si tratta sia dell’uso in campo politico di brani realizzati per gli ambienti religiosi, che acquisiscono quindi significati nuovi, sia della produzione di canzoni pensate appositamente per veicolare contenuti politici e identitari. L’estetica della devozione e della resa a Dio sono il linguaggio attraverso cui si nutrono messaggi intrisi di nazionalismo, dominio e guerra spirituale, cioè una battaglia continua contro le forze del male che operano nel mondo e che vanno sconfitte tramite la preghiera.
Il gancio è offerto proprio dal carattere apparentemente intimo della musica devozionale, che si propone come personale, capace di risvegliare il rapporto speciale e unico che ogni individuo ha con Dio. Eppure, viene cantata e ascoltata da gruppi di persone, stadi interi intenti ad avere una conversazione al tempo stesso privata e pubblica con il divino.
«Ho iniziato a considerare i concerti della CCM come luoghi in cui il potere viene creato e negoziato», scrive la storica delle religioni Leah Payne nel volume God Gave Rock & Roll to You. «Durante le esibizioni della CCM, gli artisti esercitavano influenza sui partecipanti sollecitando conversioni pubbliche, alimentando l’azione politica e cercando donazioni per cause sociali. In queste esibizioni, le star della CCM di successo e il loro pubblico si esibivano e imponevano rigidi ideali evangelici su genere, sessualità, razza, etnia e classe».
I ruoli di genere, in particolare, sono codificati in modo preciso, come si legge nel volume di Payne: «Le donne che potevano e volevano essere “femminili” secondo gli ideali evangelici eterosessuali, bianchi e della classe media erano adorate. Gli uomini che potevano e volevano essere “virili” secondo le norme evangeliche eterosessuali, bianche e della classe media erano ammirati. Coloro che non potevano – o non volevano – aderire a tali standard venivano spesso emarginati».
La colonna sonora di una nuova lotta politica
Gli inni della chiesa evangelica contemporanea, molti dei quali scritti solo negli ultimi anni, si stanno unendo alla virata verso destra della politica, diventando la colonna sonora di una nuova lotta. Con il secondo mandato di Donald Trump, questo fenomeno si è fatto più consistente. Accanto alla Christian Worship Music (CWC) tradizionale è emersa quella che inizia a essere chiamata Trump Worship Music: inni e canti che fondono culto religioso e culto del leader, presentando la battaglia politica come una crociata sacra, la preghiera come una vera e propria guerra spirituale per conservare l’identità nazionale.
L’uso esplicito di elementi del culto evangelico, come la worship music, tra i partiti di destra ha preso piede negli USA nel 2020, in particolare dopo che lo stato della California vietò le funzioni religiose e i canti al chiuso, per ridurre la diffusione della Covid-19.
Sean Feucht, musicista cristiano ed ex leader della megachurch Bethel con sede a Redding, nel nord della California, organizzò delle adorazioni di massa in tutti gli Stati Uniti. Dei veri e propri concerti per protestare contro le restrizioni sugli assembramenti durante i lockdown chiamati Let Us Worship. Successivamente gli eventi vennero canalizzati nelle città animate dalle proteste per la morte di George Floyd dopo un violento arresto da parte della polizia in opposizione al movimento Black Lives Matter.
A settembre 2025 Feucht e i suoi concerti Let Us Worship sono stati elogiati dal presidente Donald Trump perché «la libertà religiosa è sotto attacco e stiamo combattendo. […] Quello che state facendo non verrà mai dimenticato. Dio non lo dimenticherà mai e noi non lo dimenticheremo mai. […] Dobbiamo difendere la nostra libertà religiosa e dobbiamo pregare». Durante le marce di Jericho che hanno preceduto l’assalto del 6 gennaio 2021 al Campidoglio veniva cantato “How Great Is Our God” scritto nel 2004 da Chris Tomlin. E lo stesso brano risuonava anche nell’aprile 2024 quando Feucht si è presentato ai cancelli della Columbia University per opporsi ai manifestanti filo-palestinesi.
Secondo Payne, i canti di adorazione come “How Great Is Our God” funzionano bene durante le manifestazioni della destra conservatrice anche per via del loro testo: «You’re the name above all names / You are worthy of our praise / And my heart will sing / How great is our God» [Tu sei il nome sopra ogni nome / Sei degno della nostra lode / E il mio cuore canterà / Quanto è grande il nostro Dio]. Le parole messe in musica sono vaghe al punto da far sì che i versi che descrivono Dio possano essere facilmente adattati per indicare Dio in chiave nazionalista o il Dio di un particolare gruppo di persone. Inoltre viene tracciata una netta linea di demarcazione tra bene e male, oscurità e luce, che si presta facilmente a una politica di parte.
Le giornaliste Elizabeth Dias e Ruth Graham raccontano sul New York Times di un raduno repubblicano del 2022 a Phoenix che si è aperto con l’invocazione al «roveto ardente» di Dio, con un riferimento al Libro dell’Esodo (Es 3,2). In seguito i partecipanti, tenendo tra le mani dei ceri accesi, hanno cantato il brano devozionale “Way Maker” della christian rock band texana Leeland. Scrivono: «Non si trattava di una funzione religiosa. Era un culto per un nuovo tipo di congregazione: un movimento politico di destra alimentato da uno scopo divino, i cui seguaci trovano sostegno spirituale nell’azione politica».
Sempre Dias e Graham riportano di una conferenza in Arizona volta a promuovere messaggi antivaccinisti e teorie del complotto elettorale, durante la quale è stato riprodotto a tutto volume il brano “Fresh Wind” della Hillsong Church, una megachurch carismatica cristiana aconfessionale.
Anche ReAwaken America, movimento di estrema destra e nazionalista cristiano fondato nel 2021 da Clay Clark, imprenditore dell’Oklahoma, e da Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump, fa uso della musica devozionale evangelica per diffondere i suoi messaggi politici. La maggior parte degli eventi è organizzata all’interno delle chiese ed è accompagnata da ospiti celebri nel settore della Contemporary Christian Music. Ѐ il caso di Melody Noel Altavilla, cantante e leader della Influence Church di Anaheim, in California, che nel 2022 ha aperto il raduno politico con “Glory, Honor, Power”.
I brani devozionali sono caratterizzati dalla speranza verso l’instaurarsi di un mondo più giusto e ordinato, meno caotico e incerto. Combinando elementi della musica pop (ritornello orecchiabile, armonia semplice e diretta) e rock (sezione ritmica molto presente e costante) e la presenza di cori armonizzati tra loro, generano melodie ben riconoscibili nel contesto occidentale e dall’effetto edificante e incoraggiante. Non negano le fatiche e i dolori della vita ma li sublimano in una prospettiva di bellezza più elevata. Anche per questo è un genere in crescita.
La devozione per Trump
La musica usata nelle adorazioni si nutre quindi di nuove composizioni e figure, alcune intente a rendere Trump l’oggetto di devozione, non più solamente Dio. È il caso di Michael Tait, cantante statunitense celebre per la colonna sonora del film “God’s Not Dead” e al centro di un’accusa per abusi sessuali. Frontman dei Newsboys dal 2009, compare periodicamente come ospite alla Casa Bianca, conducendo delle adorazioni e imponendo le mani sul presidente degli USA durante la preghiera. Nel 2020 Tait partecipò a un raduno degli Evangelicals for Trump al King Jesus International Ministry di Miami, in Florida, e si unì a 7mila partecipanti per trasformare la megachurch in una chiesa MAGA dedicata all’adorazione del loro idolo politico.
Già nel 2016 la band USA Freedom Kids composta da performer giovanissime si era esibita con “Freedom’s Call”, canzone scritta per l’occasione e per omaggiare Trump. Nello stesso anno, alla convention repubblicana di Cleveland, in Ohio, l’artista country Dave Fenley aveva eseguito il brano “Make America Great Again”. Un brano omonimo è stato cantato nel 2016 dal coro della First Baptist Church di Dallas.
Anche il rapper cristiano Carmen Domenic Licciardello, in arte Carman, si è presto schierato tra i repubblicani più conservatori. Il brano “Trump Blues” del 2017 ne è un esempio. Ѐ inoltre notevole la presenza delle musiciste in questo ambito della Contemporary Christian Music. Oltre alla già citata Melody Noel Altavilla, sono richieste e ascoltate Lauren Daigle e Kim Walker-Smith, autrice di “Worth the Fight”, colonna sonora di “The Trump I Know” (2020), film che ritrae il presidente degli USA come sostenitore delle donne. In aggiunta è diventata nota anche Kari Jobe, che ha realizzato un feat. con Andrea Bocelli.
Tra i brani dal carattere politico esplicito più celebri c’è anche “Justice for All” di J6 Prison Choir, una rivisitazione dell’inno nazionale statunitense cantata dagli imputati nei processi per l’assalto del Campidoglio del 2021. Il brano, che si sovrappone al giuramento di fedeltà pronunciato da Trump, è stato registrato tramite la linea telefonica carceraria, il che gli conferisce un sound post-apocalittico e ovattato.
Tra le cantanti cristiane che si esibiscono nelle megachurch e parlano direttamente all’elettorato trumpista, Natasha Owens, celebre per i brani “Trump Won” e “America First”, è indubbiamente quella che riduce maggiormente il limite tra ambito sacro e profano. Nei suoi brani la dimensione religiosa e quella politica sono strettamente intrecciate e costruite attorno alla figura di Trump, che ha ripetutamente espresso il suo sostegno all’artista su X.
Un esempio è il brano “The Chosen One”, che mostra il presidente degli Stati Uniti come un agente della provvidenza divina i cui aspetti problematici si possono giustificare perché «He’s only human / Like you and me / Just a chosen one» [È solo un essere umano / Come te e me / Solo un prescelto]. Sebbene Owens non nomini mai Trump, il video musicale presenta una raccolta di video del presidente degli USA intervallati da clip di repertorio che richiamano un’idea di potere e libertà, come un leone e dei cavalli in corsa.
La giornalista Hannah McKiernan commenta: «Gli artisti di estrema destra stanno coltivando una “Chiesa di Trump” scrivendone l’inno. L’opera di questi americani eleva lo status di Trump da figura politica a marchio, stile di vita e, cosa più inquietante, sistema di credenze». L’adorazione è diventata quindi un’arma che rafforza i cristiani nell’azione politica come atto di guerra spirituale, come l’ha definita Feucht in un sermone pubblicato sul suo canale YouTube.
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