

La nuova enciclopedia di Musk è una Wikipedia riscritta dall’estrema destra
Grokipedia riprende testi e layout della nota enciclopedia collaborativa, ma tutto è filtrato dalla visione del mondo di Musk
L’ultima impresa di Elon Musk si chiama Grokipedia, l’enciclopedia «generata e verificata dall’intelligenza artificiale». Il magnate sudafricano l’ha lanciata per spezzare il dominio nel settore delle enciclopedie digitali di Wikipedia, a suo dire «ideologica e sbilanciata». L’operazione è stata presentata come una vera e propria rottura culturale: Grokipedia sarebbe l’enciclopedia del mondo «senza censura», una piattaforma che non si piega alla presunta «propaganda liberal» che Musk attribuisce da anni a Wikipedia, che lui chiama spesso “Wokipedia” o “Wokepedia”, giocando con la parola inglese “woke”, che i conservatori, in particolare nei Paesi anglosassoni, utilizzano per alludere a quella che sarebbe una tendenza negativa dei progressisti ad avere un atteggiamento dogmatico e censorio in merito a parole e idee che vanno contro alcune sensibilità, ad esempio sulle questioni delle minoranze e dei diritti civili.
Musk oggi non è solo l’imprenditore di Tesla e SpaceX, ma una figura apertamente schierata nello spazio mediatico e istituzionale dell’estrema destra statunitense e globale, vicina all’amministrazione Trump (al netto di qualche litigio). Il lancio è arrivato con toni trionfali («versione 0.1 già migliore di Wikipedia, la 1.0 sarà dieci volte meglio», ha scritto Musk su X), ma già nelle prime ore Grokipedia è andata giù per sovraccarico. Tornata online dopo qualche ora, in home mostrava un contatore di circa 885 mila voci, ancora molto lontano dai più di 7 milioni della Wikipedia in inglese.
Com’è fatta la nuova enciclopedia di Trump
L’impostazione grafica è simile a Wikipedia. Pagina bianca, barra di ricerca in alto, titoli delle voci in grande, sezioni suddivise in sottoparagrafi, riferimenti in fondo. Alcune voci tecniche (per esempio quelle di prodotti come il MacBook Air o la PlayStation 5) risultano identiche alle corrispondenti pagine di Wikipedia, anche nella struttura interna e nella formattazione dei paragrafi. In molti casi, in fondo alla voce appare una nota di attribuzione: «contenuto adattato da Wikipedia sotto licenza Creative Commons BY-SA 4.0» (il testo essenziale della licenza prevede che chiunque possa riutilizzare e modificare i contenuti, a condizione di attribuire la fonte e mantenere la stessa licenza nell’opera derivata). Un’alternativa a Wikipedia, insomma, con una parte rilevante dei suoi testi che però arriva proprio da lì, parola per parola, ri-impacchettata e firmata dall’intelligenza artificiale (IA) di Musk. La Wikimedia Foundation, che sostiene Wikipedia, ha reagito ricordando che la sua enciclopedia è libera, collaborativa e senza scopo di lucro, e che «persino Grokipedia ha bisogno di Wikipedia per esistere».
Un primo nodo riguarda la trasparenza. Wikipedia funziona come una comunità: chiunque può proporre modifiche, ogni modifica lascia una traccia pubblica, le discussioni restano agli atti, le versioni precedenti sono consultabili. È un meccanismo lento, a volte conflittuale, ma che rende visibile il percorso con cui un’affermazione diventa parte verificata di una voce enciclopedica. Grokipedia ribalta questo schema. Le sue pagine sono scritte e “revisionate” da Grok, il modello linguistico dell’azienda xAI di Musk (un modello linguistico di grandi dimensioni, o LLM – large language model – è un sistema di intelligenza artificiale addestrato su enormi quantità di testo per generare nuovo testo plausibile in linguaggio naturale). Su Grokipedia ogni voce è mostrata come un testo già confezionato e accanto compare un’etichetta «fact-checked by Grok», con un orario che indica «verificato n minuti fa». L’IA, insomma, ha controllato. La stessa IA che ha scritto la voce. Un modello di questo tipo può avere allucinazioni, cioè inventare fatti inesistenti ma formulati con tono di certezza perché, a livello di funzionamento, un LLM ottimizza la probabilità della prossima parola e non la verità fattuale. Ne è un esempio la voce su Casey Newton (autore della newsletter Platformer), in cui l’IA prende alla lettera una sua battuta ricorrente e lo dichiara «sposato con un’avvocata», pur non essendolo. È come se, in un giornale, la redazione, il correttore di bozze e l’editor dei testi fossero la stessa entità automatica e i testi non fossero frutto di un controverifica di soggetti diversi.
Una Wikipedia per i conservatori
Questa scelta diventa ancor più delicata quando si parla di argomenti politici e identitari. La redazione statunitense di Wired ha analizzato alcune voci di Grokipedia su temi su cui Elon Musk ha un forte posizionamento ideologico, come diritti delle persone trans, storia dell’HIV/AIDS e cultura sessuale. Le formulazioni delle voci, diversamente da quanto accade su Wikipedia, rispecchiano tesi care alla destra americana: ne sono esempio l’idea che la pornografia abbia aggravato l’epidemia di AIDS, una correlazione che non trova supporto nel consenso scientifico, o il suggerimento che l’aumento della visibilità delle persone trans sia alimentata dai social media, un frame molto diffuso negli ambienti conservatori statunitensi. Secondo Wired, inoltre, in alcune voci il linguaggio verso le persone trans è stigmatizzante e le pagine su temi sanitari riportano affermazioni già smentite dalla comunità scientifica.
Il Guardian ha segnalato che la voce sui fatti del 6 gennaio 2021, l’assalto al Congresso degli Stati Uniti dopo le elezioni vinte da Joe Biden attuato da estremisti e sostenitori di Donald Trump, attenua il ruolo politico e retorico del presidente statunitense e rilancia insinuazioni di «irregolarità diffuse» nel voto, accuse risultate del tutto infondate. The Verge ha mostrato che nella voce sul cambiamento climatico, dove Wikipedia parla di consenso scientifico quasi unanime sull’origine umana del riscaldamento globale, Grokipedia riduce quel consenso a qualcosa di enfatizzato da media e Ong. Gli alleati europei di Elon Musk sono trattati con indulgenza: Grokipedia assolve il partito tedesco AfD dall’essere una formazione estrema destra e accredita la presidente del Consiglio Giorgia Meloni come la leader più capace di interpretare gli umori degli elettori. A sostegno di questa affermazione, però, rimanda alla biografia ufficiale sul sito del governo, che non riporta alcuna valutazione di questo tipo.
C’è un secondo nodo, che riguarda direttamente Musk e il modo in cui Grokipedia racconta Musk. Più testate hanno notato che le pagine sull’imprenditore, sulle sue aziende e sui suoi rapporti con il potere politico sono lunghe, celebrative e apologetiche. Wired scrive che Grokipedia «ama Elon Musk» e che in quelle pagine il tono è quasi agiografico: l’imprenditore è descritto come un visionario ostacolato dai media ostili e le sue scelte controverse vengono spesso presentate come fraintendimenti dei giornali o attacchi orchestrati da interessi ostili. Questa linea editoriale rientra nella narrativa pubblica che Musk porta avanti da almeno un paio d’anni, in cui si accredita come figura anti-establishment, martellando l’idea che i media tradizionali mentano, che le piattaforme woke censurino e che lui stia costruendo gli strumenti per “liberare la verità”. In questo senso Grokipedia per il CEO di Tesla e SpaceX funziona anche come legittimazione personale e racconto pseudoufficiale del suo potere.
E Wikipedia?
Il terzo punto critico è quello legale. Grokipedia riusa testi di Wikipedia grazie alla licenza Creative Commons BY-SA 4.0. Questo impone due obblighi principali: attribuire la fonte e condividere allo stesso modo (“ShareAlike”), cioè mantenere la stessa licenza sugli adattamenti. In molte voci, Grokipedia indica in fondo alla pagina «adapted from Wikipedia». Il punto aperto è se il rispetto della licenza sia uniforme quando le pagine mescolano blocchi copiati a blocchi generati da Grok e poi li sigillano con un marchio «fact-checked by Grok». Musk ha detto che Grokipedia è «open source» e che «chiunque potrà usarla gratis per qualsiasi cosa», ma per ora non è emerso un archivio pubblico e verificabile dell’infrastruttura server, dei dataset o delle regole editoriali dietro le modifiche. Qui il rischio è duplice: sul piano del diritto d’autore, se l’obbligo di condividere allo stesso modo viene rispettato davvero; sul piano politico, se open source resta uno slogan e non un impegno reale alla trasparenza.
Oltre che nel settore delle enciclopedie online, Grokipedia si inserisce nel nuovo sistema dell’informazione e della navigazione online. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo visto nascere sempre più strumenti che promettono risposte pronte invece di pagine da leggere. I motori di ricerca stanno iniziando a mostrare riassunti generati automaticamente invece della classica lista di link. I nuovi browser con IA integrata dichiarano di poter “leggere internet al posto tuo” e restituirti una sintesi già ordinata, spesso senza mandarti sulle fonti originali, con l’idea di farti risparmiare tempo. Grokipedia si presenta come enciclopedia, ma non ti invita a saltare di link in link, non ti fa vedere la discussione tra utenti, non ti mostra il conflitto editoriale. Ti porge il risultato finale e ti dice che lo ha controllato lui stesso per te. Un approccio che può normalizzare affermazioni false o fuorvianti su temi dove la comunità scientifica ha posizioni chiare, per esempio salute pubblica, clima, vaccini o diritti delle persone trans. Su questo ecosistema digitale viene meno il meccanismo classico del web aperto: la possibilità di aprire le fonti, leggerle in proprio, confrontarle con altre. È proprio grazie a questo approccio che Wikipedia si è costruita la credibilità di agli occhi del pubblico.
Finora, quando una pagina di Wikipedia veniva accusata di contenere un errore o un pregiudizio, esisteva un luogo pubblico dove discuterne, correggerlo e storicizzare la correzione. Su Grokipedia questo meccanismo non è ancora visibile allo stesso modo: l’utente può segnalare un problema attraverso un modulo, ma non vede la conversazione interna, non sa chi ha preso la decisione finale, non può ricostruire come e perché una frase è stata cambiata. Una zona grigia non da poco per un progetto che nasce per ripulire una presunta propaganda progressista. Su Grokipedia, l’atto di fiducia è spostato su un soggetto singolo, xAI, e sul suo fondatore, Elon Musk, che da anni chiede di fidarsi della sua versione dei fatti contro quella dei media, dei giornali, degli enti di controllo e di Wikipedia. La Wikimedia Foundation ha risposto a questa strategia affermando che «Wikipedia resta scritta da persone, in pubblico, con regole chiare. Chiunque può vedere come ci siamo arrivati». Un processo collettivo e trasparente, pur con i suoi difetti, contro un algoritmo proprietario.
L’impressione, oggi, è che Grokipedia giochi su due piani. Da un lato è uno strumento di comunicazione politica per legittimare le tesi della destra americana e quelle di Musk, ripulite linguisticamente e presentate come fatti controllati dall’intelligenza artificiale. Dall’altro è un test di potere informativo: se passa l’idea che una piattaforma privata e dai meccanismi oscuri al pubblico possa riscrivere la gerarchia di ciò che è vero e presentarlo come neutrale grazie al marchio dell’IA, allora chi controlla quella piattaforma diventa un nuovo gatekeeper del sapere. Un altro tassello in un web che sta già abbandonando i link per il riassunto preconfezionato. Con progetti come Grokipedia, l’arbitro della conoscenza rischia di essere un’unica azienda e, in ultima istanza, una persona sola.



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