

Questi dati sull’assistenza sanitaria dei parlamentari sono del 2010
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Il 14 marzo 2021 su Facebook è stata pubblicata un’immagine che contiene questo testo: «Non so se sapete ma tutti i deputati hanno un’assistenza privata finanziata da Montecitorio. Cioè noi rimborsiamo le spese sanitarie non solo a 630 onorevoli, ma anche a 1109 loro familiari. E sai quanto hanno speso quest’anno? La cifretta bella di 10 milioni e 117mila euro. Che a testa fa 6000 euro. Posso fare un appello? Lo possiamo eleggere un po’ più sani? Perché dalle cifre devono essere una banda di debilitati cronici. Una serra di moribondi. Un crogiuolo di mezze seghe graciline».
Questa notizia risale al 2011 ed è stata pubblicata senza un chiaro riferimento temporale che permetta al lettore di capire quanto il fatto si è verificato.
Partiamo dai dati citati nel post oggetto della nostra verifica. Non si riferiscono al 2021, ma a undici anni fa. L’11 aprile 2011 la Repubblica aveva pubblicato un articolo dal titolo «Omeopatia, dentista e psicologo tutti i rimborsi per i deputati». Il quotidiano raccontava che per la prima volta «era stato tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati». Nell’articolo si leggeva che nel 2010, deputati e parenti avevano speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro. Questi dati erano stati resi pubblici dal partito dei Radicali, con una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks.
Passiamo al testo del post pubblicato su Facebook in questi giorni. Si tratta in realtà di una parte di un commento ironico scritto dall’attrice e comica Luciana Littizzetto e pubblicato il 23 settembre 2011 su la Stampa, a commento della notizia sui dati resi noti qualche mese prima dalla campagna di trasparenza dei Radicali.
Precisiamo infine come funziona l’assistenza sanitaria dei parlamentari italiani, in base alle informazioni ufficiali. Come si legge sul sito della Camera dei deputati «ciascun deputato versa obbligatoriamente, in un apposito fondo, una quota della propria indennità lorda, pari a 526,66 euro mensili, destinata al sistema di assistenza sanitaria integrativa, che eroga ai propri iscritti, senza oneri aggiuntivi per il bilancio della Camera, rimborsi per prestazioni sanitarie, secondo quanto previsto da un apposito tariffario». L’importo netto mensile dell’indennità parlamentare, prevista dall’articolo 69 della Costituzione, è pari a circa 5.000 euro, una cifra determinata sulla base dell’importo lordo di 10.435,00 euro sul quale vengono effettuate le ritenute previdenziali, assistenziali e fiscali.
Sul sito del Senato si legge che al netto delle ritenute fiscali e dei contributi obbligatori per il trattamento previdenziale, per l’assegno di fine mandato, per l’assistenza sanitaria e per le addizionali all’Irpef, l’indennità mensile risulta essere intorno ai 5 mila euro. Sempre il Senato specifica che «il fondo di solidarietà fra i Senatori eroga un rimborso parziale di determinate spese sanitarie sostenute dagli iscritti, nei limiti fissati dal Regolamento e dal Tariffario. L’iscrizione è obbligatoria per i Senatori in carica, che versano un contributo pari al 4,5 per cento dell’indennità lorda». Inoltre, per iscrivere i propri familiari è previsto il versamento di quote aggiuntive.
Su Facta ci siamo occupati lo scorso anno di un caso simile di disinformazione sull’assistenza sanitaria integrativa dei parlamentari, come si può leggere qui.

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