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C’è un accordo tra i partiti per non usare i deepfake contro gli avversari

Scritto da Pagella Politica e Facta, è stato firmato da tutte le principali forze politiche, tranne la Lega

16 dicembre 2025
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Per il ruolo che abbiamo nel verificare le dichiarazioni dei politici italiani e i contenuti di disinformazione che circolano online, abbiamo poche occasioni per comunicare notizie positive o parlare bene della nostra classe politica.

Proprio per questo possiamo segnalare con soddisfazione che tutte le principali forze parlamentari italiane – tranne la Lega di Matteo Salvini – hanno sottoscritto l’impegno, da noi redatto, sull’uso dell’intelligenza artificiale nella propaganda politica. Giovedì 18 dicembre saremo alla Sala Conferenze Stampa della Camera dei Deputati per presentare l’iniziativa.

Il testo dell’impegno scritto da Pagella Politica e Facta

Nell’impegno sono elencati tre semplici punti: non creare e non diffondere deepfake dei propri avversari politici; se per caso viene diffuso un deepfake, credendolo vero, dare conto dell’errore e non limitarsi a rimuoverlo; informare e sensibilizzare i propri iscritti su questo tema. Con “deepfake” si intende un video, una foto o un audio che sembra reale, ma che in realtà è stato creato o manipolato con l’intelligenza artificiale.

Chiunque pensi che questi principi siano semplici ovvietà ha il nostro ringraziamento: la tenuta della democrazia e del tessuto sociale passa anche dal rifiuto di un futuro in cui diventi normale creare realtà parallele a scopo di propaganda. 

Nel nostro lavoro quotidiano, però, abbiamo visto che questo genere di contenuti sta circolando sempre di più in Italia. Negli ultimi mesi diversi politici e alcune testate d’area hanno condiviso deepfake, credendo in buona fede fossero veri. 

Abbiamo quindi ritenuto che fosse necessario chiedere alle forze politiche uno sforzo di autoregolazione e sensibilizzazione, per evitare che la situazione degeneri ai livelli raggiunti in altri Stati, europei e no.

La situazione può sfuggire di mano

Negli Stati Uniti, per esempio, a novembre il deputato repubblicano Mike Collins ha diffuso un video deepfake del senatore democratico Jon Ossoff, facendogli dire, tra le altre cose, che non gli importa danneggiare gli agricoltori perché lui una fattoria al massimo «l’ha vista solo su Instagram», e che non gli importa bloccare i programmi di sostegno alimentare perché tanto chi ne beneficia non partecipa alle sue raccolte fondi «a New York o in California». 

Lo stesso presidente degli Stati Uniti Donald Trump – che pure è stato spesso vittima di video deepfake – ha condiviso a ottobre un video deepfake che mostrava Chuck Schumer, leader del Partito Deamocratico al Senato, insultare i democratici con frasi volgari, mentre Hakeem Jeffries, leader del Partito Democratico alla Camera, era ritratto con un sombrero e baffi falsi, accompagnato da musica mariachi.

Anche in Europa gli esempi non mancano. In Ungheria, a ottobre Balázs Orbán, consigliere politico del primo ministro Viktor Orbán, ha diffuso un video deepfake in cui Péter Magyar, leader del partito di opposizione Tisza, pronuncia frasi che non ha mai detto, tra cui critiche al sistema pensionistico ungherese, che sarebbe troppo generoso. Balázs Orbán, dopo la scoperta che il video era stato generato con l’intelligenza artificiale, non ha offerto scuse né ritrattazioni, ma anzi ha accusato Péter Magyar di voler «silenziare la verità» e di tentare di «intimidire» chi rivela i presunti piani del suo partito sui contributi pensionistici, ribadendo che il video serve a «esporre i veri intenti» dell’opposizione. Magyar ha presentato denuncia.

La realtà condivisa è la base della democrazia

Al di là delle simpatie individuali e delle opinioni politiche, il rischio legato all’uso dei deepfake nella propaganda politica è evidente. Se per attaccare un avversario politico si crea un video in cui gli si attribuiscono parole che non ha mai pronunciato – anche qualora si ritenga che siano una sintesi delle sue proposte – il confine tra realtà e finzione si assottiglia fino a sparire. Se operazioni simili diventassero abituali, i cittadini si troverebbero nella condizione di non poter più credere a niente e nessuno per informare la propria opinione, e quindi il proprio voto.

La responsabilità non ricade ovviamente solo sulla classe politica, visto che nella maggior parte dei casi i deepfake sono creati e diffusi da privati cittadini, utenti anonimi o pagine e gruppi attivi sui social network. Dunque, una regolamentazione efficace che preservi l’integrità dello spazio informativo è quanto mai necessaria. 

Ma che la classe politica si sia assunta un ruolo di responsabile esempio in questo ambito è un gesto che deve essere salutato con soddisfazione. Mentre in altri Paesi la situazione non fa che peggiorare, spinta verso il basso anche da sconsiderati comportamenti dei partiti, in Italia quest’ultimi hanno scelto una strada diversa e più alta. Per questo li ringraziamo.

I partiti che hanno sottoscritto l’impegno

Fratelli d’Italia

Partito Democratico

Movimento 5 Stelle

Forza Italia

Sinistra Italiana

Europa Verde

Azione

Italia Viva

Più Europa

Noi Moderati

Partito Liberaldemocratico

Sud Chiama Nord

Südtiroler Volkspartei

Union Valdôtaine

 

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